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 2009  novembre 26 Giovedì calendario

IL DILEMMA DEL NUCLEARE (QUATTRO PEZZI)


DENSITA’ ABITATIVA E TERREMOTI, RISCHIO ELEVATO (Giovanni Valentini)
Mettiamo pure da parte le questioni ideologiche: a cominciare dal pregiudizio che il nucleare, nato come energia di distruzione e di morte, non potrebbe mai diventare un´energia pulita, vitale, fonte di sviluppo e di benessere. Concentriamo piuttosto il discorso, in termini più pragmatici, sul rapporto tra costi e benefici. Allo stato degli atti, la produzione di energia nucleare risulta ancora troppo cara e rischiosa: e nel nostro Paese è rischiosa soprattutto sul piano ambientale, nell´impatto con il territorio e con la salute della popolazione. Avete presente la cartina dell´Italia, esibita dagli organismi ufficiali all´indomani del terremoto dell´Aquila, con la penisola quasi interamente coperta da macchie gialle, arancioni e rosse? Ecco, il nostro è scientificamente uno dei paesi a maggiore rischio sismico di tutto il Mediterraneo. Questa caratteristica deriva dalla sua posizione sulla Terra, nella zona di convergenza fra la zolla africana e quella euroasiatica.
Qui le forti spinte compressive provocano l´accavallamento dei blocchi di roccia. Tant´è che in 2500 anni è stato interessato da più di 30.000 terremoti di media e forte intensità. Poi c´è l´alta densità abitativa, determinata da una forte antropizzazione del territorio e cioè dalla presenza diffusa dell´uomo e delle sue abitazioni: 194 abitanti per chilometro quadrato contro una media europea di poco superiore ai 69. In una penisola lunga e stretta come la nostra, un incidente nucleare o una fuga radioattiva potrebbe provocare conseguenze molto più gravi che altrove. E comunque, senz´altro più gravi per noi di un incidente che avvenisse al di là delle Alpi: per esempio, nella vicina Francia che peraltro nel mese di ottobre, per la prima volta dopo l´inverno 1982-83, è diventata importatore netto di energia elettrica in seguito ai numerosi stop alle centrali nucleari e dove all´inizio di novembre sono stati chiusi 18 reattori su 58.
Sono proprio questi due fattori ambientali, rischio sismico e densità abitativa, che rendono pericolosa l´installazione di centrali nucleari sul nostro territorio. vero che, rispetto ai tempi di Chernobyl, la tecnologia si è evoluta e i nuovi impianti sono stati costruiti in modo da resistere ai terremoti. Ma anche qui la sicurezza non è garantita al cento per cento, se è vero che la centrale più grande del mondo - quella giapponese di Kashiwazi-Kariwa, vicino Tokyo - nonostante sia stata progettata secondo le più moderne tecniche antisismiche, dopo l´ultima scossa ha subìto tante e tali lesioni che è stata chiusa ed è ferma da due anni.
Sono rischi che non riguardano solo l´ipotesi di un incidente nucleare o una fuga radioattiva, bensì la stessa conservazione e gestione delle scorie. Una maledizione biblica che, attraverso l´inquinamento delle falde freatiche nel sottosuolo, può protrarsi per millenni e di fronte alla quale il mondo scientifico non è stato in grado di fornire una soluzione rassicurante e definitiva. Al di là del cosiddetto "effetto Nimby", acronimo che sta per not in my back yard (non nel mio giardino) e riassume la contrarietà delle popolazioni locali alle centrali nucleari nel proprio territorio, in Italia l´ultima proposta di collocare un sito per lo smaltimento delle scorie a Scanzano jonico, in Basilicata, ha suscitato la sollevazione degli abitanti e dell´amministrazione cittadina.
Quanto alla tesi che lo sviluppo del nucleare consentirebbe al nostro Paese di ridurre la dipendenza energetica dal petrolio e quindi dall´estero, forse vale la pena ricordare che l´Italia non dispone di "oro nero" come non ha giacimenti di uranio. In compenso, per far funzionare le turbine delle centrali atomiche, occorre consumare un´enorme quantità d´acqua e noi ne abbiamo molto meno della Francia, dove il 40 per cento viene assorbito dal nucleare. Infine, il paesaggio. In un Paese nel quale perfino le energie rinnovabili incontrano qualche ostilità, a causa dell´impatto ambientale delle pale eoliche o dei pannelli fotovoltaici, è singolare che la sagoma inquietante e minacciosa delle centrali nucleari non provochi reazioni analoghe. Non abbiamo acqua, petrolio o uranio. Ma almeno teniamoci stretto il nostro patrimonio di risorse naturali, di beni artistici e culturali, se non altro per difendere la prima industria nazionale: quella del turismo.

COSTI E BENEFICI I CONTI NON TORNANO (Maurizio Ricci)
Un affare, il nucleare? Forse. Ma solo a precise condizioni, tutte da verificare e non necessariamente favorevoli all´utente che paga la bolletta. Insomma, una scommessa: molto costosa e abbastanza arrischiata. Lo dicono studiosi ed esperti autorevoli, peraltro convinti dell´utilità del nucleare: gli scienziati del Mit, il Massachussetts Institute of Technology, gli analisti di Moody´s e di Citigroup, quel mondo finanziario che dovrà raccogliere i capitali per l´impresa e decidere a quale tasso di interesse. Dov´è il problema? Il nodo del nucleare è il costo di costruzione di una centrale. La forza dell´elettricità dall´atomo è, infatti, l´incidenza trascurabile del combustibile (intorno al 5 per cento) sul costo finale del kilowattora prodotto. Al contrario delle centrali a gas il nucleare è al riparo dalle oscillazioni del prezzo del petrolio. Ma è anche la sua debolezza: perché il costo dell´elettricità dei reattori è espressione vincolata e diretta del loro costo di costruzione.
E questi costi stanno esplodendo. Il Mit valuta che siano cresciuti, dal 2003, del 15 per cento l´anno. Questo significa che le proiezioni che vengono fatte oggi su quanto potrà costare il kilowattora nucleare sono scritte sull´acqua. In Normandia, dove si sta costruendo una centrale identica a quella che l´Enel pensa di installare in Italia, si prevede un costo finale di 54 euro per Megawattora (cioè per mille kilowatt prodotti). Ma questo, sulla base di un costo di costruzione stimato, a fine 2008, a 4 miliardi di euro. Nel frattempo, in meno di un anno, il costo effettivo è salito a 4,2, poi 4,5 miliardi di euro. La centrale è già in ritardo di un anno sulla tabella di marcia e il tempo che passa, prima di cominciare a restituire i soldi agli investitori, è un parametro cruciale del costo finale. Quanto costeranno le future centrali? Gli analisti di Citigroup stimano che una centrale che si comincia a costruire oggi possa costare, se tempi e budget venissero rispettati, almeno 5 miliardi di euro. Questo significa un prezzo finale (profitto dell´1 per cento compreso) del Megawattora non di 54, ma almeno 65 euro. Secondo Citigroup, non è un costo competitivo: negli ultimi 115 mesi, in Inghilterra, il prezzo di mercato dell´elettricità è stato solo per 20 mesi uguale o superiore. In Italia, dove il costo dell´energia è maggiore, il prezzo di mercato (all´ingrosso) è stato pari o superiore a 65 euro, per 38 degli ultimi 65 mesi. Inferiore per 27 mesi. In altre parole, nel 40 per cento dei casi, negli ultimi cinque anni, l´elettricità nucleare sarebbe stata fuori mercato.
Sul prezzo futuro, ad esempio, del gas si possono naturalmente fare solo congetture. Ma è chiaro, dice Citigroup, che il rischio per un´azienda è troppo alto. Lo sa benissimo anche l´Enel, i cui dirigenti escludono di poter affrontare questa volatilità del mercato: hanno bisogno di garantire ai futuri investitori un flusso certo e stabile di incassi. La soluzione cui pensano (la stessa caldeggiata da Citigroup) è che la rete pubblica acquisti fin d´ora, ad un prezzo prefissato, parte o tutta la produzione nucleare, assicurandosi una fornitura costante di energia. Questo, però, significa scaricare sul pubblico, cioè sul consumatore, l´onere della scommessa, dando per scontato che nei prossimi 20-30 anni (la prima centrale italiana dovrebbe partire nel 2020 e funzionare almeno fino al 2060) il prezzo del gas continuerà a salire e che le tecnologie del carbone o delle rinnovabili non producano prezzi più competitivi. Non è una scommessa, in linea di principio, inedita o eccezionale: già oggi, i contratti di fornitura del gas prevedono prezzi prefissati, per molti anni. Ma, qui, l´entità della scommessa è molto, molto più ampia. A 5 miliardi di euro a centrale, il programma Enel (4 centrali) ha un costo complessivo di 20 miliardi di euro. Se, come vuole il governo, se ne facessero otto, siamo a 40 miliardi. Cui bisogna aggiungere il costo di potenziamento della rete e quello di allestimento di un deposito permanente delle scorie radioattive: in Francia, solo per costruire il deposito, si prevede una spesa di 15 miliardi di euro. Il totale del programma nucleare è, dunque, di circa 60 miliardi di euro, quanto l´intero deficit statale del 2008. «L´Italia - dice l´amministratore delegato dell´Enel, Fulvio Conti - non ha mai affrontato un simile impegno per le infrastrutture»?


NOI, VERDI CHE CREDIAMO NELL’ATOMO (Patrick Moore)
Ai tempi in cui partecipai alla fondazione di Greenpeace, credevo che energia nucleare fosse sinonimo di olocausto nucleare. Circa 40 anni dopo, le mie opinioni sono cambiate e anche il resto del movimento ambientalista dovrebbe aggiornare le proprie posizioni, perché il nucleare è l´unica fonte di energia in grado di sostituire efficacemente i combustibili fossili e soddisfare la domanda mondiale di energia senza produrre gas serra. Molti paesi stanno riconoscendo questo fatto e stiamo assistendo all´inizio di una rinascita del nucleare a livello mondiale. Per ridurre la propria dipendenza dai combustibili fossili e dall´energia importata, il governo italiano ha annunciato che comincerà a costruire nuove centrali nucleari, con l´obiettivo di avere il 25 per cento dell´energia del paese fornita dal nucleare entro il 2030. Questa è una scelta buona per l´Italia e per il mondo. Prendiamo in esame il principale produttore mondiale di gas serra: il carbone.
Benché fornisca elettricità a basso costo, la combustione del carbone a livello mondiale produce circa 9 miliardi di tonnellate di CO2 l´anno. Gli impianti alimentati a carbone provocano piogge acide, smog, malattie respiratorie e sono tra i più importanti responsabili delle emissioni di gas serra. Dall´altra parte, le centrali nucleari attive globalmente evitano il rilascio di circa tre miliardi di tonnellate di CO2 l´anno, l´equivalente delle esalazioni prodotte da più di 428 milioni di auto, più della metà delle macchine in circolazione nel mondo oggi. La Francia e la Svezia sono tra i paesi industrializzati a minore emissione di carbonio perché hanno fatto significativi investimenti nel nucleare, che fornisce l´80 per cento dell´elettricità in Francia e circa il 50 per cento di quella svedese.
Non sono solo tra gli ambientalisti ad aver cambiato idea. James Lovelock, padre della teoria di Gaia e uno dei maggiori studiosi dei fenomeni atmosferici, Stewart Brand, fondatore di Whole Earth Catalogue ed esperto di ecologia olistica, lo scomparso arcivescovo anglicano Hugh Montefiore, fondatore di Friends of the Earth, e Stephen Tindale, ex-direttore esecutivo della sezione britannica di Greenpeace, sono sostenitori del nucleare.
Consideriamo attentamente gli argomenti contro il nucleare. 1) L´energia nucleare è costosa. In realtà: è una delle fonti di energia meno care. Uno studio comparativo pubblicato nel gennaio 2008 dal Brattle Group per lo stato del Connecticut stimava che l´energia nucleare (a $4.038 per kilowatt) può avere il più alto costo di capitale, ma produce l´elettricità meno costosa. 2) Le centrali non sono sicure. In realtà: Chernobyl è stato l´unico caso di reattore nucleare civile che abbia provocato vittime tra gli abitanti. E fu un incidente annunciato. Quel vecchio modello di reattore non aveva vasi di contenimento, era mal progettato. Il forum su Chernobyl delle Nazioni Unite segnalò nel 2006 che solo 56 morti potevano essere attribuite direttamente all´incidente, nulla a confronto con i più di 5.000 morti l´anno nel mondo per incidenti nelle miniere di carbone. 3) Le scorie saranno pericolose per migliaia di anni. In realtà: tra 40 anni, il combustibile usato avrà meno di un millesimo della radioattività che aveva quando fu rimosso da reattore. E non è corretto definirle scorie, perché il 95 per cento dell´energia potenziale è ancora contenuto nel combustibile usato dopo il primo ciclo. Ora è possibile usare quell´energia e ridurre la quantità di scorie da smaltire. 4) I reattori sono vulnerabili agli attacchi terroristici. In realtà: il vaso di contenimento di cemento armato spesso due metri protegge il contenuto. E anche se un jumbo-jet dovesse infrangersi contro un reattore, questo non esploderebbe. Ci sono molte strutture più vulnerabili, tra cui impianti di gas naturale liquefatto. 5) Il combustibile nucleare può essere deviato per costruire armi nucleari. In realtà: questo non è un argomento che ne giustifichi la messa al bando. Una combinazione di energia nucleare, idroelettrica, biomassa e geotermica è un modo sicuro e amico dell´ambiente per soddisfare i bisogni di energia del mondo.
(traduzione Luis E. Moriones)
Patrick Moore uno dei fondatori di Greenpeace, dirige
la Greenspirit Strategies Ltd. a Vancouver


PAESI AVANZATI, SOLO L’ITALIA E’ RIMASTA FUORI (Umberto Veronesi)-
Il problema dell´energia ha due volti: produrne quanta è necessaria allo sviluppo del pianeta, tenendo presente che secondo le ultime stime il fabbisogno mondiale aumenterà di oltre il 50 per cento entro il 2030; farlo proteggendo l´uomo e l´ambiente. Io penso che l´energia nucleare appaia oggi come la fonte migliore per soddisfare entrambe i requisiti. Se infatti mettiamo da parte le posizioni preconcette, ideologiche o emotive, e consideriamo la realtà, ci appaiono tre scenari. Il primo è continuare a utilizzare l´energia proveniente da combustibile fossile, che sappiamo è relativamente sostenibile, ha ancora una produzione ricca, un´organizzazione distributiva collaudata, ma è inquinante, dannoso per la salute e pericoloso dal punto di vista geopolitico. Le sue sorgenti sono concentrate in un piccolo numero di paesi che possono fare dell´energia strumento di ricatto economico e politico. Inoltre, tra qualche centinaio di anni, petrolio e carbone sono destinati a esaurirsi.
Il secondo scenario è l´utilizzo delle fonti rinnovabili, come quella solare, che ha grandi potenzialità nei paesi esposti al sole, come il nostro, e va sfruttata in modo più deciso perché è pulita, inesauribile e abbondante. Tuttavia ancora non abbiamo le tecnologie che ne rendano accessibili i costi di trasformazione, e resta molto da investire in ricerca tecnologica per il pieno sfruttamento.
Il terzo è utilizzare fonti non inquinanti, come l´energia eolica, la geotermica, le biomasse, l´idroelettrica e il nucleare, che non comportano pericoli per la salute ma hanno altre criticità. L´idroelettrica è già sfruttata quasi al massimo del potenziale. L´eolica è una soluzione parziale, ottenibile solo nei paesi molto esposti ai venti, come il Nord Europa. La geotermica, che è inesauribile, ha processi di estrazione lunghi e costosi. Le biomasse, cioè la coltivazione delle piante per produrre energia, sono interessanti e promettenti. Ma vanno utilizzate con raziocinio, perché dobbiamo fare i conti con i terreni sottratti all´agricoltura e di conseguenza all´alimentazione.
Infine, per il nucleare, il grande ostacolo è il rischio di incidenti alle centrali, che, va detto subito, è oggi ridotto al minimo. Il grande movimento antinucleare, nato vent´anni fa per la paura dei disastri delle centrali nucleari, oggi non avrebbe più ragione di esistere, perché il rischio di incidente per le nuove centrali si è molto abbassato, grazie alle nuove tecnologie. Non dobbiamo stancarci di ripetere che Chernobyl fu dovuto a un errore umano, che oggi non potrebbe più occorrere perché i processi sono altamente automatizzati. Attualmente nel mondo esistono 436 centrali nucleari in 31 paesi. Negli Stati Uniti ci sono 104 reattori nucleari e, in Europa, l´Italia è l´unico paese avanzato a non averne nessuno. Possiamo davvero pensare che tutti gli altri governi mettano a rischio i loro cittadini? Vicino a noi, nella piccola Svizzera, icona della sicurezza e della qualità della vita, ci sono 5 reattori nucleari, in Spagna 8, in Germania 17, in Francia 59. E se guardiamo più lontano, verso i nuovi paesi emergenti, scopriamo che anche l´India recentemente si è orientata al nucleare. Inoltre la ricerca sulla fissione nucleare di oggi apre la strada alla fusione nucleare che sarà la soluzione energetica per l´umanità del futuro.
Legati al nucleare rimangonodue problemi: lo smaltimento delle scorie radioattive e lo smantellamento delle centrali quando diventano obsolete. Sono però punti sui quali la ricerca scientifica può essere di grande aiuto. Già oggi disponiamo di soluzioni a costi accettabili. Le scorie vengono trattate per renderle inerti e quanto rimane viene sotterrato. In Francia, a Le Hague, c´è un deposito di scorie su cui la gente passeggia: sono ben custodite e le radiazioni non ci raggiungeranno mai. La fonte ottimale (in termini di produzione, efficienza, sostenibilità per l´ambiente e per l´uomo) ancora non l´abbiamo trovata. Sembra comunque che l´opzione nucleare sia da considerare concretamente perché è una fonte di energia potente, per la quale le tecnologie di sfruttamento sono note e condivise. Ed è pulita: è la fonte più utilizzata dalla natura stessa; il sole è un´immensa centrale nucleare.
Umberto Veronesi - Medico e scienziato, promotore della
Fondazione per il progresso delle scienze