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 2009  novembre 26 Giovedì calendario

COMPRARE LA COCAINA? FACILE COME FARE LA SPESA


La signora elegante con il Range Rover grigio, tettuccio apribile, impiega tre secondi: accosta, allunga il braccio e riparte. L’uomo con il piumino beige a mezze maniche, invece, non sa dove andare a sbattere. Sembra in stato confusionale. Ha appena pagato la dose, ma tergiversa. Cammina prima in direzione Valentino, poi torna verso via Nizza, si gratta la guancia, neppure capisce che sarebbe opportuno accelerare il passo, togliersi di lì. Non sa come uscire di scena.
Sono immagini potenti, quelle registrate dai carabinieri del comando Provinciale di Torino in via Berthollet. Un messe e mezzo di indagini per arrestare venti pusher centrafricani. Il blitz è scattato martedì sera. I filmati serviranno ancora, soprattutto, per dimostrare la sistematicità dello spaccio. L’organizzazione e le singole responsabilità. Ma inevitabilmente raccontano anche l’altro pezzo della storia: quella dei dannati della cocaina. Davvero un popolo trasversale. Forse è la scoperta dell’acqua calda, ma brucia. Brucia vedere la normalità di una giornata di spaccio a San Salvario.
Ecco un ragazzino con la maglietta a maniche corte, lo zainetto di scuola. Sono le tre di pomeriggio. Breve contrattazione sul marciapiede. Poi la pallina, con la dose termosaldata, salta dalla bocca dello spacciatore alla sua mano. Ritorna spesso questo passaggio: bocca-mani. La saliva di uno sconosciuto non è motivo di diffidenza. Donne, uomini eleganti, pensionati, nessuno si tira indietro. Avere quella dose abbatte il disgusto.
Il 10 novembre arriva in via Berthollet una ragazza molto bella. Ha una borsa di moda, jeans attillati. Si vede che è in confidenza con i pusher. Scherzano un po’, beve un sorso dalla sua lattina di Red-Bull, poi paga e se ne va. Dopo di lei, un signore che avrà più di sessant’anni. Distinto, capelli bianchi. Impermeabile con la cerniera. l’unico che sembra preoccupato per quello che sta facendo. Infatti infila immediatamente la dose in tasca e si mette a correre, guardandosi le spalle, fino all’angolo dell’isolato successivo.
Fra pusher e dannati c’è un rapporto stretto. Alcuni supplicano uno sconto. Altri si danno un cinque. C’è persino un signore che abbraccia il suo spacciatore di fiducia. Ogni tanto, una dose cade sull’asfalto, fra i tombini e le ruote delle auto parcheggiate. Basta raccoglierla, torna subito preziosa. Un gruppo di amici fa colletta per arrivare ai soldi necessari. Contano i soldi platealmente. Passa un minuto abbondante, prima di concludere l’affare.
Anche alcuni spacciatori sono vestiti bene. Indossano scarpe da ginnastica costose. Molti hanno lo zaino, forse per sembrare di passaggio. Intanto la vita scorre normalmente. Signore con le buste della spesa attraversano le trattative, senza interromperle. Senza neppure imbarazzare con la loro presenza. Passano coppie di fidanzati. Cani. Altri dannati in cerca, perché il mercato è sempre aperto Intanto il sistema si occupa di tutto.
Alle 22 e 11 del 23 ottobre i via Berthollet arriva un ragazzo di corsa. una vedetta. Non si ferma neppure. Urla la parola d’ordine, immediatamente scappano in sette. Alle 22,14 passa un’auto dei carabinieri, l’isolato dello spaccio è deserto. Sembra il posto più tranquillo del mondo.