Luca Veronese, Il Sole-24 Ore 26/11/2009;, 26 novembre 2009
UNA CHAMPIONS DA 50 MILIONI
Dentro o fuori. Una stagione tra i grandi del calcio europeo o la Champions vista in televisione. Onori e gloria fino a maggio, o serate di sofferenza sognando di essere là, in campo a giocarsela. Superare la fase a gironi della Champions League o tornarsene a casa.
Si era messa male per i campioni in carica del Barcellona, ma i
blaugrana superando l’Inter si sono rimessi in corsa.
Oltre all’Inter devono ancora sudare anche Juventus e Milan. Più tranquillo il Real. Il Manchester dovrebbe farcela. Già sicuri del passaggio del turno Chelsea e Porto. Tra i pezzi grossi, sono invece già fuori gli inglesi del Liverpool. Un gol, una svista dell’arbitro (Henry, do you remember?), una serata sfortunata. In Champions siamo già alla resa dei conti. Dentro o fuori. Ai giocatori tremano le gambe.Per gli allenatori l’eliminazione è un incubo: alcuni come José Mourinho dell’Inter sono stati scelti (e pagati a peso d’oro) con un obiettivo prioritario: vincere la Champions.
Fa differenza, anche per i club e i loro dirigenti: onori e gloria, le "grandi orecchie" in bacheca, certo. Ma anche 50 milioni di euro che solo chi riesce a passare il turno può mettere in cassa. Perché è vero che «il fascino della Champions non ha eguali», come ripete Adriano Galliani, tanto che i giocatori del Milan sono costretti, per trovare la carica, a sentire i cori e gli inni di coppa anche prima dei match di campionato. Così come non può sfuggire in casa Inter la straordinaria bellezza di una competizione che i nerazzurri non vincono dal 1965. Ma non ci possono essere sempre un Silvio Berlusconi o un Massimo Moratti a pagare per tutti (anzi l’imprenditore- premier-proprietario del Milan ha appena inaugurato una gestione al risparmio). E a tutti, in chiusura di bilancio, 50 milioni di ricavi fanno comodo. Non solo in Italia, ma anche per club come Manchester United e Barcellona, per restare agli ultimi due team campioni, hanno situazioni finanziarie molto difficili con debiti accumulati per 780 e 440 milioni di euro.
L’euforia e l’orgoglio della Fiorentina che dopo dieci anni, martedì battendo il Lione, si riaffaccia alle fasi finali della Champions, si trasformerà presto anche nella consapevolezza - per la famiglia Della Valle come per l’allenatore Cesare Prandelli - di aver ottenuto la possibilità di programmare il prossimo anno sportivo con tranquillità. Senza essere costretti a vendere i big della squadra. Anzi. Alla Juventus sono alla ricerca di una nuova stagione di successi: rivalsa e voglia di altari dopo la polvere di Calciopoli. Ed è il presidente Jean-Claude Blanc a spiegare che «il solo ritorno in Champions League, ha fatto entrare nelle casse bianconere 25,2 milioni di euro. La qualificazione ci ha permesso di arrivare al pareggio e con il passaggio dei primi turni si è arrivati all’utile».
L’Uefa può contare nella sua massima competizione per club su ricavi vicini agli 850 milioni di euro, in gran parte derivanti dai diritti televisivi e da accordi commerciali. I club - una volta sottratti i costi organizzativi e i contributi al calcio continentale - si dividono la torta.
Ogni società riceve un bonus di partenza di tre milioni di euro, più 2,4 milioni per le sei partite, ai quali si aggiungono 600mila euro per ogni partita vinta e 300mila per i pareggi nella fase a gironi. Ma è dagli ottavi di finale in poi che di turno in turno aumentanoi premi. Fino ad arrivare a quasi 50 milioni di euro: tra incentivi dell’Uefa, vendite di biglietti, ed extra sui diritti tv. La vittoria finale - secondo uno studio commissionato dallo sponsor Mastercard- porterebbe inoltre un incremento di circa dieci milioni al valore complessivo della squadra. Si calcola che il successo ottenuto a Roma dal Barça nella scorsa edizione abbia portato nelle casse dei catalani circa 110 milioni di euro. Quasi la metà solo nel girone di eliminazione.