Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  novembre 26 Giovedì calendario

DUBAI IN CRISI CONGELA I DEBITI

Gli interni lussuosi e sedili in pelle, i treni rossi della metropolitana ancora freschi di vernice sfrecciano sulla sopraelevata che taglia Dubai come una cicatrice. Sua altezza lo seicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum li aveva inaugurati in pompa magna il 9 settembre alle 9 del mattino: 09-09-09, una data che doveva suonare beneaugurale per il piccolo emirato del Golfo Persico. Ma così non è stato. I treni continuano a sfrecciare, magnifici nella loro opulenza, ma nel cielo di Dubai, nonostante timidi segnali di ripresa, si respira aria di default. Seduta su una gigantesca montagna di debiti – quelli ufficialmente conosciuti ammontano a 80 miliardi di dollari ”Dubai ora chiede aiuto.
Il primo tassello a cadere è stato ieri Dubai World, l’onnipotente holding statale che controlla colossi del real estate, della logistica, della finanza e dell’energia, in pratica gran parte delle società dell’emirato. Dubai World ha chiesto ai creditori il congelamento dei suoi debiti, e di quelli della controllata Nakheel, almeno fino al 30 maggio 2010. Sei mesi di moratoria per rinegoziare scadenze e posizioni per una cifra che rende da sola la gravità della situazione: 59 miliardi di dollari, pari a oltre il 70% dell’intero debito di Dubai. Immediato il declassamento della galassia Dubai World da parte delle agenzie di rating: per Standard& Poor’s «una ristrutturazione del genere può essere considerata un default».
A far rompere gli indugi è stata presumibilmente la scadenza di un bond islamico da 3,5 miliardi di dollari che Nakheel dovrebbe rimborsare il 14 dicembre. Una data troppo ravvicinata per la casse, evidentemente vuote, della holding di Stato. A corto di liquidità, il governo di Dubai ha anche annunciato l’emissione di una ulteriore tranche di bond per 5 miliardi di dollari che saranno sottoscritti da due banche controllate dal governo di Abu Dhabi.
Lo scorso febbraio gli Emirati arabi uniti avevano predisposto un piano di salvataggio da 20 miliardi di dollari per evitare il rischio di default di Dubai.
La richiesta di moratoria di Dubai World è stata accompagnata dalla nomina di un Chief restructuring officer nella holding. Si tratta di Aidan Birkett, managing director della Deloitte, uno specialista del settore che in 25 anni di attività ha ristrutturato debiti per oltre 100 miliardi di dollari.
Era dallo scorso settembre che sul mercato si rincorrevano voci sulle difficoltà di Dubai World, il fiore all’occhiello della politica di diversificazione dal petrolio voluta dall’emiro di Dubai. Ma ieri, quando il governo ha diffuso la nota nella quale si ammetteva la gravità della situazione, i mercati hanno immediatamente reagito facendo balzare il costo dei credit default swap del debito sovrano di Dubai (l’assicurazione dal rischio di insolvenza) a 447 punti base, 111 in più rispetto al giorno precedente, un livello superiore a quello dell’Islanda. E ora lo sceicco Al Maktoum è preoccupato che Dubai venga percepita come "l’Argentina del Medio Oriente", un paese a rischio di default.
Nakheel, Limitless e Dp World sono le più importanti società Dubai World. Nakheel,l’anello debole della conglomerata, sta costruendo le avveniristiche isole a forma di palma sulla costa della città- stato, ma per realizzare l’iniziativa si è indebitata pesantemente. Oltre al bond da 3,5 miliardi di dollari in scadenza, ce n’è un altro da 980 milioni che scade a maggio dell’anno prossimo.Limitless,che lo scorso anno era stata a un passo dall’acquisto da Risanamento dell’ex area Falck a Sesto San Giovanni, ha a sua volta un debito di 1,2 miliardi in scadenza il 31 marzo dell’anno prossimo.
«Su Dubai World il sole non tramonta mai», recita lo slogan della holding, ma da ieri il sole siè ufficialmente offuscato. Perché nell’emirato, intanto, gli uffici si svuotano, i prezzi delle case sono crollati del 50% rispetto ai picchi di due anni fa e rotolano (metaforicamente) le prime teste dei manager che hanno fatto della piccola città la mecca della finanza e del turismo.
Pochi giorni fa Sua altezza Al Maktoum ha defenestrato alcuni dei suoi più importanti collaboratori: il responsabile dell’International financial center, la zona franca finanziaria che negli ultimi anni ha attirato le maggiori banche d’investimento del mondo, e tre dei membri del consiglio di amministrazione dell’Investment Corporation of Dubai, la principale holding dell’emirato, in pratica il braccio finanziario del governo.La bolla,da ieri,è ufficialmente scoppiata.