Varie, 26 novembre 2009
TROVARE LAVORO CON I SOCIAL NETWORK PER VOCE ARANCIO
Social network utile
I social network più conosciuti in Italia: Facebook (61,6%), Youtube (60,9%), Messenger (50,5%), Skype (37,6%) e Myspace (31,8%).
Il 42,4% degli italiani che usano Facebook leggono di meno da quando si sono iscritti al social network, il 40% ha smesso di visitare altri siti Internet, l’11% rinuncia ad andare al cinema, il 9,1% a guardare film in dvd, il 5,3% a fare shopping, il 5,6% non ascolta più la radio. Il 21,7% dichiara di sacrificare lo studio o il lavoro per connettersi, l’11,5% esce di meno. Ci si iscrive soprattutto per mantenere i contatti con gli amici (70,5%), per ritrovare le vecchie conoscenze (57,8%), per svago (34,8%) e per cercare nuove amicizie (19,4%).
I social network vengono usati soprattutto per divertimento, eppure potrebbero essere molto utili nella ricerca del lavoro. Silvia Zanella, autrice di testi dedicati alla ricerca di lavoro ed esperta di social network professionali: «Queste piattaforme sono da considerare come un vero e proprio ambiente di socializzazione professionale online, un mondo dentro il quale muoversi con efficacia e accortezza, sviluppando rapporti in tutto il web con possibili futuri datori di lavoro. Per costituire un network strategico, si possono richiedere connessioni a manager, decisori aziendali, potenziali datori di lavoro o business partner, aumentando le possibilità di entrare in contatto con le persone giuste al momento giusto».
Una ricerca di Harris Interactive dice che il 45% delle aziende naviga su questi siti per cercare informazioni sui propri candidati. Tra le restanti aziende prese in esame, l’11% si dichiara pronto a farne uso in un futuro. Facebook risulta il più gettonato (29%), seguito da LinkedIn (26%) e MySpace (21%). Il 55% dei datori di lavoro ammette d’aver scartato candidati a causa di informazioni trovate sui social network. Tra gli elementi che influenzano la scelta, foto o informazioni sconvenienti (53%), riferimenti all’uso di droghe o alcol (44%), il racconto di cattive esperienze di lavoro (35%), commenti discriminatori (26%).
Un esempio di come sia possibile trovare un impiego connettendosi ai social network è fornito dall’accordo firmato da Facebook e Careerbuilder, portale dedicato al mondo del lavoro. Grazie alle informazioni fornite dagli utenti sui loro profili, Careerbuilder potrà raggiungere i candidati presenti sul network che hanno un profilo in linea con una determinata offerta di lavoro (per il momento il servizio è in via di sperimentazione negli Stati Uniti). Corrado Tirassa, country manager di Careerbuilder per Italia e Spagna: «In Italia il passaparola è ancora il principale canale per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Oltre il 45% delle offerte avvengono con questo strumento, mentre il 30% attraverso l’online. Una piattaforma come quella usata da Facebook va vista innanzitutto come il trasferimento su internet del passaparola per trovare lavoro».
Alcuni social network sono nati proprio con l’intento di facilitare il contatto tra domanda e offerta di lavoro. Per queste piattaforme l’aspetto ludico è secondario. Il più noto è LinkedIn, il cui motto è «Relationships matter», le relazioni contano. Ha 45 milioni di iscritti in tutto il mondo, di cui 11 milioni in Europa. In Italia i suoi utenti sono raddoppiati tra il 2008 e il 2009 e oggi sono circa 700mila. LinkedIn può mettere in contatto professionisti di 200 paesi e più di 170 settori di business. L’80% degli iscritti è laureato (età media: 41 anni), opera tra i settori dell’information technology, dei servizi finanziari, del marketing, dell’energia e della consulenza di direzione. Il 60% è tra i dirigenti dell’azienda in cui lavora.
Jeff Weiner, amministratore delegato di LinkedIn: « un network di professionisti che non vuole sapere cosa fanno gli altri nella loro vita privata, che non vogliono vedere foto delle vacanze o dei bambini. Vogliono essere collegati con altri professionisti del loro campo, e sanno che noi offriamo esattamente questo. Serve per il lavoro, non per l’amicizia».
Come funziona Linkedin. Una volta iscritti, si redige una presentazione di noi stessi e si comincia a creare una rete di contatti. Facendo delle ricerche tra gli utenti si può vedere a che ”distanza” di contatto sono le persone o le aziende che ci interessano: qualcuno che fa parte della nostra rete è un contatto di primo livello, un amico di un amico è un contatto di secondo livello, e così via. Si può chiedere a un contatto di scrivere delle referenze, cioè i motivi per cui ci ritengono validi nella professione o per svolgere un compito, e di essere presentati a una determinata persona. Le funzioni base di LinkedIn sono gratuite, ma pagando circa 30 dollari al mese si può usufruire di funzioni più avanzate.
Altri social network simili a LinkedIn: Xing (8 milioni di utenti, in espansione dopo l’acquisizione di Neurona ed eConozco), Viadeo (circa 8 milioni di utenti), Ecademy, Vault, Ryze.
Se si vuole trovare lavoro con l’aiuto del social network naturalmente bisogna fare molta attenzione alle informazioni che si pubblicano:
1) creare una rete di relazioni ampia ma selezionata.
2) aggiornare frequentemente il proprio profilo.
3) chiedere ”recommendation” (cioè lettere di colleghi, superiori o conoscenti che promuovono le proprie caratteristiche professionali), facendo sempre attenzione ai rischi per la propria reputazione virtuale e alle violazioni della privacy.
4) Selezionare bene le foto e gli eventuali filmati che si pubblicano, così come i gruppi cui ci si iscrive.
Il ministro Mariastella Gelmini su Facebook riceve un sacco di dichiarazioni d’amore.
Ciriaco De Mita entusiasta di Facebook: «Ho tante amiche che mi contattano, qualcuna mi chiede ”ma è davvero lei o è uno scherzo?”. E io rispondo a tutte».
Antonello Piroso non s’è mai iscritto a Facebook: «E poi, quando ho saputo di attempati e insigni colleghi che lo usavano per ”rimorchiare”…».
I creativi si mettono in vetrina su MySpace (130 milioni di utenti). Francesco Barbarani, country manager per l’Italia racconta: «Ci sono band emergenti che lo hanno usato per farsi conoscere o per trovare un componente, fotografi che lo hanno usato per presentare i loro book, designer che vi si sono appoggiati per una tazza nuova o stilisti che vi hanno lanciato una t-shirt». C’è anche il caso di Hip Hop tv che ha lanciato su MySpace la selezione dei dj a cui di mese in mese ha affidato uno dei programmi di punta, ”Urban Charts”. «Abbiamo ricevuto oltre mille candidature – spiegano dalla televisione – e ogni mese ne abbiamo selezionato uno».
Nel Nord America, 260mila piccole imprese usano i social network per promuovere il loro business.
Luca Conti è l’autore del libro Fare business con Facebook (Hoepli) in cui spiega come le aziende possano fare marketing e promuoversi sui social network. Spiega Conti: «Facebook è un fenomeno consolidato, entrato nella quotidianità di milioni di persone, tutti i giorni. L’opportunità di fare business con Facebook è ancora messa in atto solo ad un centesimo o poco più della sua potenzialità. Per come Facebook è stato creato, ogni singola attività commerciale, dal negozio al bar, potrebbe trarne giovamento».
Alcuni consigli di Luca Conti per un’azienda che vuole promuoversi su Facebook.
1) aprire un profilo pubblico, che a differenza del profilo personale, può essere letto anche dai non iscritti al social network. Se l’azienda è anche su mercati non italiani, è bene aprire un altro profilo pubblico, in altra lingua.
2) scegliere una bella immagine per il profilo.
3) indicare chiaramente il link del proprio sito.
4) non scrivere informazioni commerciali dirette («Non deve essere un canale per dire ”vieni sul mio sito, compra il mio prodotto”»), ma indicare le iniziative.
5) rispondere ai messaggi e ai commenti.
Anche i blog possono diventare un vero e proprio lavoro. Il rapporto State of the Blogosphere di Technorati indica che, se per la maggior parte degli utenti (72%) il blog è un semplice hobby, c’è un 28% per il quale è diventato un’attività professionale, con tanto di guadagni. In genere si tratta di un impiego part-time, che permette di arrotondare lo stipendio (il guadagno medio annuale è di 15mila dollari). Chi invece svolge a tempo pieno l’attività di blogger (13% degli intervistati) per condividere le proprie competenze o per promuovere l’azienda in cui lavora guadagna anche 122 mila dollari l’anno.
I ricavi dai blog derivano soprattutto dalle pubblicità. Senza sperare di diventare ricchi, i sistemi più utilizzati per mettere inserzioni pubblicitarie sul proprio blog sono: Google Adsense (gli annunci sono adattati al contenuto della pagina, si guadagna i base al numero di visite o click), Heyos (funziona come il precedente), LinkLift (si vendono link pubblicitari sul proprio sito), Teliad (funziona come il precedente), TradeDoubler (che offre banner da inserire nella pagina).