repubblica.it, 25/11/2009, 25 novembre 2009
Crisi, 17enne lascia la scuola Il padre non ha più un lavoro - TRENTO - Era uno studente modello, ma le circostanze lo hanno costretto a lasciare la scuola: il padre ha perso il lavoro e in famiglia servono soldi
Crisi, 17enne lascia la scuola Il padre non ha più un lavoro - TRENTO - Era uno studente modello, ma le circostanze lo hanno costretto a lasciare la scuola: il padre ha perso il lavoro e in famiglia servono soldi. Succede a Rovereto, in Trentino, dove la preside dell’istituto superiore frequentato dal ragazzo ha deciso di rendere pubblica la storia. A 17 anni, il diritto allo studio ai tempi della crisi deve i fare i conti con la dura realtà dei grandi. Nel tardo pomeriggio è arrivato il commento del ministero della Pubblica Istruzione. Secondo quanto si è appreso, il dicastero di viale Trastevere sta facendo delle verifiche sulla vicenda e sta cercando di contattare la famiglia del giovane. Il ministro Gelmini ha dichiarato di essere disponibile ad incontrare il ragazzo, nell’obiettivo di trovare una soluzione per aiutarlo e consentirgli di proseguire gli studi. Flavia Andreatta, preside del Fontana, ha raccontato al quotidiano locale "Trentino" di come sia stata colpita dalle parole dell’adolescente. Un giorno il ragazzo è andato da lei, dicendole: "Devo cercare qualcosa per sostenere la mia famiglia. Non ci sono alternative". Categorico, con la maturità di chi si sente già responsabile per sè e per gli altri. La dirigente scolastica ha poi spiegato di aver tentato, insieme ai genitori del ragazzo, di convincerlo a restare tra i banchi, ma invano. "La mamma ha ancora un impiego e avrebbero fatto dei sacrifici, pur di vederlo studiare, però il ragazzo si è sentito un po’ l’uomo di famiglia, con la responsabilità di contribuire al bilancio", ha spiegato la preside. "Un vero peccato - ha aggiunto - perchè era bravo, con la media del 7. So che adesso ha trovato dei lavori interinali". Le difficoltà, a sentire la dirigente scolastica, non sono un caso isolato. Riguardano molte famiglie, "sia di extracomunitari che di italiani - ha proseguito - soprattutto se ci sono più figli e tra i genitori qualcuno è in cassa integrazione o ha perso il lavoro". Per non parlare, poi, dei viaggi d’istruzione e delle attività extra, che ormai sono spesso considerate un lusso. "C’è chi arriva a fare un mutuo per pagare un viaggio d’istruzione, che magari costa qualche centinaio di euro. Per questo noi stiamo molto attenti a proporre iniziative, perché devono essere alla portata di tutti". Sulla storia dell’ex-studente di Rovereto si è espressa anche Marta Dalmaso, assessore all’Istruzione della Provincia autonoma di Trento. "Un fatto di questo tipo è molto grave, inaccettabile". Secondo l’assessore, non sono stati segnalati altri casi analoghi, anche se l’abbandono del percorso di studi per sostenere l’economia familiare è sicuramente un problema attuale. "Mi occuperò personalmente di approfondire la vicenda - ha proseguito Dalmaso, che ha poi lodato il 17enne per la "sensibilità verso i genitori e il sacrificio personale". (25 novembre 2009) Tutti gli articoli di cronaca * Toni Visentini, Corriere della Sera 28/11/09 «Papà è licenziato» E lo studente modello lascia i libri e lavora - La scuola abbandonata per mettersi a lavorare, perché il padre è stato licenziato. Lo ha fatto un ragazzo di 17 anni di Rovereto, in Trentino, mesi fa. Dei lavoretti ora li ha trovati, interinali. A riferire della vicenda è stata in questi giorni la preside dell’Istituto tecnico frequentato dall’adolescente, Flavia Andreatta, che ha raccontato di avere provato invano, coi genitori, a convincerlo a restare tra i banchi. «La mamma – ha detto la dirigente scolastica’ ha un impiego e con il padre avrebbe fatto sacrifici pur di vederlo studiare. Il ragazzo, però, si è sentito l’uomo di famiglia. Un vero peccato, perché era bravo, con la media del 7». Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, si sta interessando alla vicenda e ha detto di essere disposta a contattare la famiglia del ragazzo, incontrare lo studente e trovare una soluzione per aiutarlo. Preoccupata anche Marta Dalmaso, assessore all’Istruzione della Provincia autonoma di Trento: « inaccettabile. L’abbandono del corso di studi per sostenere l’economia familiare è grave, anche se fa onore al ragazzo la sensibilità verso i genitori e il sacrificio personale ». Ora del caso si interesseranno anche gli assessori alle Politiche sociali, Ugo Rossi, e all’Industria e artigianato, Alessandro Olivi. Il presidente della Provincia, Lorenzo Dellai, è intervenuto in serata: «In Trentino nessuno abbandona la scuola per motivi economici. Per la crisi abbiamo messo in campo, e rinforzato nel 2009, forme di sostegno al reddito delle famiglie, a fronte di problemi di natura occupazionale. La scuola ha fatto ogni sforzo per modificare la decisione del ragazzo. Ma di fronte alle decisioni personali non si può proseguire». Poi è toccato al sindaco, Guglielmo Valduga, che ha riferito di «non essere stato informato» ma di essere disponibile ad attivare gli strumenti dell’amministrazione per far proseguire gli studi al ragazzo, se la sua scelta è motivata dalla necessità di aiutare i familiari. In Comune sono già arrivate alcune email di cittadini che chiedono «cosa fare, in termini operativi, per dare un aiuto». La preside Andreatta ha aggiunto che difficoltà economiche di questo genere non sono casi isolati. «Riguardano molte famiglie, sia di extracomunitari sia di italiani, soprattutto se ci sono più figli e tra i genitori qualcuno in è cassa integrazione o ha perso il lavoro. C’è chi fa un mutuo per pagare viaggi d’istruzione da qualche centinaio di euro. Noi stiamo attenti a proporre iniziative che siano alla portata di tutti». * Andrea Selva, la Repubblica 26/11/09 "Licenziato mio padre, lascio la scuola" - Rovereto, l´addio di uno studente modello. La preside: aiutiamolo - Il padre operaio perde il lavoro e il figlio diciassettenne lascia la scuola per mantenere la famiglia. Pare una storia d´altri tempi e invece è cronaca: è successo a Rovereto, in provincia di Trento, dove da quest´anno c´è un aspirante geometra in meno e un lavoratore precario in più, perché solo questo - una serie di lavoretti a tempo - è riuscito a trovare il giovane dopo aver detto addio agli studi. Sempre meglio del genitore che, disoccupato di mezza età, si è ritrovato senza speranze. Di questa storia forse non si sarebbe saputo nulla se all´ultima riunione del Rotary club, dove si parlava di cinque borse di studio per studenti in difficoltà, non fosse intervenuta la preside a gelare il sangue ai presenti: «Ma lo sapete che ci sono ragazzi che abbandonano gli studi per dare una mano alla famiglia?» ha detto Flavia Andreatta, dirigente dell´istituto tecnico Fontana. Eccola qui la storia del ragazzo che un giorno bussa all´ufficio della preside e dice: «Mio padre ha perso il lavoro, devo darmi da fare per sostenere la famiglia, non ci sono alternative: lascio la scuola». I voti non c´entrano perché lo studente ha la media del 7 (uno studente modello, un vero peccato, sospira la preside), con i compagni ha un buon rapporto, a scuola ci va volentieri ma a casa ormai lavora solo la madre e non si riesce ad arrivare a fine mese: «Ci devo pensare io» dice il ragazzo senza che gli insegnanti, i genitori disposti a sacrificarsi, nessuno, riesca a fargli cambiare idea. «E´ un giovane molto responsabile, forse troppo per la sua età» raccontano i docenti che spiegano come abbia rifiutato anche le serali: «Gli sembrava che venendo in classe di sera non avrebbe avuto abbastanza energie da dedicare alla famiglia». Storia estrema di crisi economica - probabilmente non l´unica - ma è solo l´indice di un fenomeno più ampio. Si scopre così - sempre dai racconti dei presidi - di famiglie che chiedono i soldi in banca per pagare la gita scolastica o il viaggio studio all´estero dei figli: come si fa a tenerli a casa quando i compagni vanno in Inghilterra? Per casi come questi ci sono i contributi delle scuole, ma non sono sufficienti. Il giovane trentino ha detto basta e fa impressione che sia successo in una provincia ricca come il Trentino, sebbene colpita dalla crisi dell´industria che proprio nell´area di Rovereto ha messo in ginocchio molte famiglie. Per l´assessore all´istruzione della provincia di Trento, Marta Dalmaso, è un caso inaccettabile e anche il ministro Mariastella Gelmini ha promesso il suo interessamento per risolvere la vicenda mentre all´istituto di Rovereto - dopo la diffusione della notizia - . piovevano al telefono le offerte a favore dell´ex studente. Sarà lui a decidere se cambiare idea dopo tanta solidarietà improvvisa. una storia alla rovescia per la sociologa dell´educazione Francesca Sartori, della facoltà di sociologia di Trento: «Siamo ormai abituati alle famiglie che tirano la cinghia per far studiare i figli, non alla situazione contraria», spiega. «Certo la decisione di questo ragazzo lascia molti dubbi: senza un diploma lo aspetterà una vita lavorativa marginale a meno che non abbia la forza e la fortuna di ritagliarsi un ruolo autonomo. La soluzione? Bisogna sostenere gli studenti in difficoltà, risolvendo i problemi di abbandono scolastico che oggi in Italia sono particolarmente gravi».