Daniele Zappalà, l’Avvenire 25/11/2009, 25 novembre 2009
L’Onu: un miliardo e mezzo di persone al buio- Una famiglia su due usa combustibili solidi per riscaldarsi Un mondo in cui una famiglia su due si scalda e cucina bruciando carbone, legname, sterpaglia
L’Onu: un miliardo e mezzo di persone al buio- Una famiglia su due usa combustibili solidi per riscaldarsi Un mondo in cui una famiglia su due si scalda e cucina bruciando carbone, legname, sterpaglia. E dove una su quattro, non conoscendo la luce artificiale, deve attendere l’alba prima di cercar rimedi al malore di un figlio occorso nella notte. Non è uno scenario della metà del secolo scorso, ma quanto accade ancora nel ”mondo globalizzato”. La situazione, appena denunciata in un rapporto dell’Onu, è persino difficile da immaginare: circa 3 miliardi di persone che vivono solo coi combustibili più rudimentali e oltre 1 miliardo e mezzo ancora del tutto sprovviste di corrente elettrica. Solo 17 Paesi in via di sviluppo su 140, inoltre, hanno previsto piani precisi per accedere a combustibili più moderni ed efficaci. Mentre per l’elettricità, è il caso di 68 Stati. A firmare lo studio sono il Programma dell’Onu per lo sviluppo (Undp), l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea). A pochi giorni dall’attesa Conferenza di Copenaghen sul clima, si tratta di cifre che stonano a prima vista con le preoccupazioni di una diplomazia internazionale concentrata su come ridurre le emissioni globali dei gas inquinanti. Ad ammetterlo è lo stesso Olav Kjorven, il responsabile di Undp per le politiche di sviluppo: «Le popolazioni di quasi metà dell’umanità sono completamente scollegate dal dibattito su come condurre il progresso umano con minori emissioni e un’energia più verde». L’accesso negato alla luce elettrica è la piega forse più emblematica del problema. Ma la questione del sottosviluppo energetico è più tentacolare, dato che riguarda la diffusione di tutte le fonti moderne d’energia. Secondo il rapporto, se si analizzano gli effetti ambientali delle combustioni nei Paesi poveri, l’apparente contraddizione con gli obiettivi di Copenaghen cade subito. Dato che i combustibili più rudimentali sono anche i più inquinanti. In altri termini, battersi per l’accesso all’elettricità può avere effetti estremamente benefici anche per la qualità dell’atmosfera planetaria. Ma il cuore del problema non sta qui, come mostra la partecipazione dell’Oms al rapporto. Ben prima di poter essere interpretato come ”problema ambientale”, l’accesso negato alle fonti d’energia moderna resta innanzitutto una piaga che colpisce la dignità e la salute fisica di sterminate popolazioni, perlopiù africane ed asiatiche. Per questo, sottolinea Undp, occorre ribaltare oggi certi termini del problema: «Dobbiamo assicurare che i bisogni d’energia di queste popolazioni siano al centro dei nuovi accordi climatici», ha chiarito Kjorven. Il contrario prolungherebbe e aggraverebbe una serie di ecatombi silenziose e spesso dimenticate. A livello sanitario, ad esempio, si contano almeno 2 milioni di decessi l’anno direttamente legati agli incendi domestici o all’esposizione al fumo in spazi confinati. Nel 99% dei casi, ciò accade nei Paesi in via di sviluppo e le vittime sono spesso donne. Ma le esalazioni delle combustioni si rivelano spesso fatali anche per i bambini, causando ad esempio, nel caso degli ”under 5”, oltre la metà dei decessi dell’Africa subsahariana per certe affezioni respiratorie. L’accesso all’energia rappresenta una delle più pesanti ipoteche sul futuro soprattutto nel continente africano, dove circa 600 milioni di persone non hanno accesso alla corrente elettrica. Nel subcontinente indiano, è il caso di un altro mezzo miliardo di abitanti. Per sperare di raggiungere entro il 2015 i famosi obiettivi del millennio, occorrerebbe portare l’elettricità a 1,2 miliardi di persone e i moderni combustibili a quasi 2 miliardi. Ma gli investimenti di molti Stati restano ancora scarsi o persino inesistenti.