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 2009  novembre 25 Mercoledì calendario

EMMA DANTE: «TINTE FORTI MA SENZA ECCESSI»


Per la prima volta da quando, nel 1992, Riccardo Muti istituì la ”lezione” scaligera pre-inaugurazione all’Università (i vari Atenei milanesi l’hanno ospitata, negli anni, alternativamente), ieri pomeriggio alla Cattolica non è stato solo il direttore d’orchestra il protagonista dell’appuntamento. Anche Emma Dante, la regista palermitana a tinte forti che si prepara a regalare alla Scala, il prossimo 7 dicembre, una Carmen sorprendente (o quantomeno fuori dagli schemi), era presente all’incontro, nell’aula magna stipata di studenti.
La Dante, forse preoccupata dalla ridda di notizie sulle soluzioni estreme che avrebbe adottato per la messinscena (carri funebri, stupri, abiti suoreschi, un Escamillo con tre mani), ha cercato di attutire il clamore e motivare le proprie scelte, definendole persino non provocatorie. Resta il fatto che il mezzosoprano Anita Rachvelishvili (dall’Accademia della Scala direttamente sul palco come Carmen) ha raccontato che, nei panni della gitana, verrebbe violentata da Don José poco prima di fare la prevista finaccia. «Non provocazioni, ma simboli» insiste però la regista, che, al debutto nell’opera lirica, si è già meritata da Le Monde la definizione di «donna vulcano». «Penso che in Italia non si conoscano molto bene i registi ha commentato nei giorni scorsi il sovrintendente scaligero, Stéphane Lissner . Io ho visto due o tre spettacoli di Emma, in Italia e a Parigi: lei ”parla” del Sud, del suo Paese, di Palermo. La sua sarà una Carmen ”popolare”, ma non folkloristica. Barenboim ed io, in ogni caso, la troviamo anche molto ”musicale”».
La zingara di Emma dovrebbe comunque essere una sorta di ”martire” dentro una società chiusa: «Racconto le vicende di una comunità del Sud che vive di regole e dove la figura del parroco è dominante. Una comunità dove metto la stessa religiosità, fatta di processioni e litanie, che ho vissuto nella mia infanzia in Sicilia». E Barenboim: «Sarà una Carmen con colori e atmosfere del Sud, ma dove il Sud è da intendere non come luogo geografico, ma piuttosto come luogo dell’anima».
Il capolavoro di Bizet verrà rappresentato nella forma primigenia, vale a dire quella con i dialoghi recitati (di solito si adottano invece i recitativi musicati da Guiraud). La versione prescelta fu preparata dal compositore per l’Opéra Comique di Parigi nel 1875.