Maria Laura Rodotà, Corriere della sera 25/11/2009, 25 novembre 2009
Regina e i clienti tra giovani e precari «Vengono persino per le feste di laurea»- I professionisti sono in calo: «Sai, l’imprenditore o il commercialista che scende magari da Milano, ti prenota per tutta la serata per almeno mille euro, sa cosa vuole, che giochi fare, come devi vestirti
Regina e i clienti tra giovani e precari «Vengono persino per le feste di laurea»- I professionisti sono in calo: «Sai, l’imprenditore o il commercialista che scende magari da Milano, ti prenota per tutta la serata per almeno mille euro, sa cosa vuole, che giochi fare, come devi vestirti. Venivano di più negli anni Novanta, quando le donne non facevano cose come il sadomaso. Ora le fanno». Destra e sinistra sono ormai indistinguibili: «Un tempo quelli di sinistra con te avevano un rapporto più free, quelli di destra erano più perversini. Ora non vedo gran differenze». I ragazzi sono mordi e fuggi: «Niente sembra più imbarazzarli. Nel mio locale organizziamo gli addii al celibato. Arrivano in dieci-quindici e alla fine tutti vogliono fare sesso. Sottocosto ovviamente». Regina è genovese, a queste cose ci bada. Cliente low cost Così nota – e le dispiace – che la maggioranza dei clienti dei trans è gente normale, che punta diciamo al low cost: «Cento euro per un incontro, ma c’è chi si fa pagare cinquanta. C’è il bancario, l’elettricista, il precario che si lamenta del precariato ma per una volta vuole far festa». Pazienza, specie se si sono diversificate le attività. Regina è una ragazza quarantenne di buoni studi; il primo coming out lo fece al liceo mentre la interrogavano su Pasolini. Ha passato due anni «di sofferenze», via la barba, terapie ormonali, benvenuto seno. Ha battuto dal 1992 al 2004, a Viareggio. E continua a star lì, da cinque anni gestisce il Priscilla Caffè di Torre del Lago, capitale tirrenica delle vacanze gay. un pub con tabaccheria, ambiente caldo, clientela mista (fanno anche le feste di laurea, come finiscono finiscono). attiva in varie associazioni, dagli esercenti gay-friendly al MIT, movimento identità transessuale; ogni tanto fa ancora sesso a pagamento («Ho conservato il vecchio numero di cellulare, per i clienti affezionati»). perplessa sul nuovo luogo comune post marrazziano del trans da cui si va per trovare un accudimento femminile che le femmine non sanno più dare, con cui si sta a parlare e a coccolarsi. «In quindici anni di lavoro non ho incontrato più di un centinaio di clienti così, e ne avevo anche dieci al giorno». Certo, alcuni hanno voglia di chiacchierare, «ma preferisco che prima paghino. Non siamo crocerossine, siamo mignotte. E poi insomma, se uno si mette a parlare con me in genere è perché vuol sapere se conosco qualcuna più dotata...». Ohibò. Silenzio trans Ora però, dopo Marrazzo e la povera Brenda, si lavora meno. «Io sarei per parlarne il meno possibile, la gente si spaventa. Tv e giornali fanno vedere immagini di posti squallidi, di trans disperati. E qui ci sono due schieramenti, quelli che detestano le brasiliane per i casini che combinano e quelli che invitano a guardarne il bello e non il marcio. Quando sono arrivate in Italia hanno sconvolto tutti, erano altissime, hanno portato valanghe di bellezza e silicone. Ma non sono state furbe, avrebbero potuto prendere cento e chiedevano trenta, certo erano tante, lavoravano negli stessi spazi. Hanno ampliato il mercato ma hanno abbassato i prezzi». Hanno avuto successo tra i politici, però. Varietà e velocità Ma anche lì: «Non capisco come vadano le cose a Roma, qui si sta più attenti. Sono stata con supernomi dello spettacolo e della politica. Ma in Versilia d’estate in genere arrivano in due. C’è l’apripista, che viene da te, vede come sei, ti parla; poi ti porta dal vip, che tu fai finta di non riconoscere. In genere sono quelli con richieste più specifiche, di giocare, devi avere le attrezzature. Per molti andare con una trans è un modo di evadere, di creare una situazione, una messa in scena. In questi casi il sesso dura dieci-quindici minuti. Per guadagnarti le tue cinque ore devi tenere il cliente sulla corda fino alla fine, offrirgli da bere, mettere su il filmino porno, eccitarlo e poi placarlo. Però ora ce ne sono meno, la maggioranza sono clienti che vogliono fare sesso e in cinque minuti hanno finito. Certi ragazzi arrivano così pieni di fantasie erotiche sulle trans che finiscono subito. Quando lavoravo in macchina e in appartamento incontravo i personaggi più incredibili. Quello con il sacchetto della spazzatura sempre in mano, diceva alla moglie che andava al cassonetto. Quelli che arrivavano col cane, erano usciti per portarlo a spasso. Quelli che mi dicevano ’è la prima volta’ ma era la settima volta che venivano». Trans e fidanzate Qualcuno avrebbe potuto risparmiarsi spazzatura e cane. Pagando di più, s’intende. Tra i clienti non-low cost di Regina ce ne sono alcuni che arrivano con la moglie o la fidanzata. «Si vede di tutto. Mi è capitata una che mi ha detto ’preferisco che certe cose venga a farle insieme a me’ e mentre ero in camera col marito si è letta il giornale. Altre partecipano. Non sempre è una buona idea: si creano gelosie, quando io e il marito facciamo sesso qualcuna si mette a piangere, altre guardano male». Poi capita che Regina incontri qualche cliente o qualche coppia al ristorante. «In genere sono terrorizzati. Ma figuriamoci, io sono discreta, anche nel mio locale rispondo solo al secondo saluto. E poi molti vengono a trovarmi, e si vantano anche, ’sono stato con Regina’. A fine serata poi ci sono i ragazzotti perditempo che aspettano l’orario di chiusura. Chiedono ’ora vai via?’. Io gli rispondo ’sì, e me ne vado’». Ma insomma, Regina, perché tutti questi uomini vogliono andare con le trans? «La ragione è una, siamo donne con...». La risposta non è del tutto riferibile, ma si capisce.