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 2009  novembre 25 Mercoledì calendario

TRE ASSASSINI PER I DINOSAURI IL GIALLO DELLA FINE SI COMPLICA


Chi ha ucciso i dinosauri? Credevamo che il giallo fosse risolto con un asteroide assassino inchiodato alle sue responsabilità e, invece, la trama si sta ingarbugliando.
Molti anni fa il paleontologo Stephen Jay Gould scriveva uno dei suoi libri più belli - «L’estinzione. Cattivi geni o cattiva sorte?» - per illustrare molti casi di animali (inclusi i dinosauri) che non hanno lasciato la scena del mondo perché in qualche modo se lo meritassero in termini evolutivi, ma soltanto perché sono stati bersagliati da una sfiga pazzesca: cioè non si sono imbattuti in specie più competitive, ma sono stati spazzati via dall’irruzione di circostanze fortuite, dopodiché il loro vuoto è stato riempito da altri (che non avevano merito alcuno, nel caso specifico i mammiferi). Ma nemmeno Gould avrebbe potuto immaginare la concatenazione perversa di tre scalogne che si sono accanite contro i dinosauri 65 milioni di anni fa: pare che a colpirli siano stati non uno, ma addirittura due asteroidi, precipitati sulla Terra insieme o con breve intervallo, e in contemporanea con lo scatenarsi della più intensa e catastrofica attività vulcanica che si sia vista negli ultimi tre miliardi di anni.
Le nuove prove che rimettono tutto in discussione sono state scovate da un geologo della Texas Tech University di nome Sankar Chatterjee. Da diversi anni si è consolidata l’opinione che i dinosauri si siano estinti per la caduta di un asteroide, un corpo celeste di circa 10 chilometri di diametro precipitato 65 milioni di anni fa sul Messico, lasciando dietro di sé due cose arrivate fino a noi: 1) l’enorme cratere di Chicxulub (largo 180 chilometri) e 2) uno strato di iridio radioattivo, che è riconoscibile in tutte le stratificazioni rocciose del mondo più vecchie di 65 milioni di anni; questa traccia geologica è così marcata da fare della «cesura del Cretaceo» la più netta, precisa e identificabile fra tutte quelle che segnano - in modo più o meno arbitrario - il passaggio da un’era geologica all’altra.
A uccidere i dinosauri sarebbe stata però non solo e non tanto questa dose di iridio, ma l’enorme quantità di polvere scaraventata nell’atmosfera da un impatto esplosivo pari a 100 milioni di megaton (cioè 8 miliardi di bombe atomiche di Hiroshima): a causa del botto una colossale nube di fuliggine avvolse la Terra e rimase in sospensione per molti anni, compromettendo quasi del tutto la fotosintesi e la crescita della piante e facendo morire di fame la maggior parte degli animali, a cominciare dai più grandi (che hanno un fisico più esigente). Sopravvissero solo alcuni dei più piccoli, fra cui i mammiferi - che a quell’epoca erano tutti di taglia minuscola - accontentandosi del poco nutrimento scovato in qualche nicchia.
Sankar Chatterjee, che fa base in Texas ma è di origine indiana, propone di correggere in maniera decisiva questo quadro drammatico. Ha individuato a ridosso della costa occidentale dell’India un cratere vecchio di 65 milioni di anni, cioè della stessa età del messicano Chicxulub, ma molto più grande, largo 500 chilometri. Secondo i calcoli di Chatterjee, questo cratere è stato scavato da un mega-asteroide del diametro di 40 chilometri. L’impatto esplosivo sarebbe stato 100 volte più grande di quello (già inimmaginabile) prodotto dal corpo celeste caduto sul Messico, cioè pari a 10 miliardi di megaton. Chatterjee ha battezzato questo botto Shiva, dal nome del dio indiano della distruzione/creazione, e ritiene che proprio «Shiva» abbia dato il massimo contributo al pluriennale inverno polveroso, con poco sole, molto freddo e scarsa crescita di piante, che ha eliminato i dinosauri e tutti gli altri grandi animali.
Ma com’è successo che due asteroidi siano caduti contemporaneamente? stato un caso o i due eventi sono collegati? Chatterjee immagina diversi scenari alternativi. Nel primo un grosso corpo solido celeste viene attratto dal campo gravitazionale terrestre, si surriscalda nell’atmosfera e si spacca in due, come fece tempo fa una cometa precipitata sul pianeta Giove. In questa sua ricostruzione un blocco avrebbe colpito l’oceano presso la costa indiana e un altro il Messico, mentre alcuni altri blocchi minori sarebbero caduti sul Mare del Nord, sull’Ucraina (dove sono stati trovati piccoli crateri vecchi 65 milioni di anni) e probabilmente in qualche altro luogo che non sappiamo.
Quest’ipotesi sarebbe comoda, perché spiegherebbe la contemporaneità dei due eventi in Messico e in India; ma Chatterjee si complica la vita, perché (dati alla mano) ritiene più probabile uno scenario un po’ più astruso. A suo avviso i due grandi impatti ci appaiono contemporanei solo perché la prospettiva dei 65 milioni di anni appiattisce la nostra visuale, ma in realtà potrebbero essere stati separati da diversi anni, fino a 300 mila anni, e anche così faremmo fatica a distinguerli. Lo strato di iridio, che si trova in tutte le rocce del mondo più vecchie di 65 milioni di anni, sembra uno strato unico, ma in certe località, come il sito di Anjar in India, appare sdoppiato, rivelando che (in realtà) gli eventi fatidici sarebbero stati distanziati nel tempo.
In questo caso, i dinosauri per puro caso sarebbero stati bombardati due volte, in maniera indipendente, dai due asteroidi più grandi che abbiano colpito la Terra da parecchi miliardi di anni in qua. Ma la scalogna dei dinosauri è stata anche più grande, perché Chatterjee ritiene che l’enorme attività vulcanica che ricoprì di lava il Deccan indiano in quella stessa epoca abbia dato, con le sue mega-emissioni di cenere in atmosfera, un notevole contributo al lungo inverno che uccise i super-rettili. Terza circostanza sfortunatissima a danno dei dinosauri. A conferma che la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo.