Filippo Facci, Libero 25/11/2009, 25 novembre 2009
DUE PESI E DUE INCIUCI
Però mettiamoci d’accordo, io non posso trascorrere la vita a segnalare le castronerie di Travaglio. Non segnalatemele più, grazie. Sabato se l’è ripresa con Renato Schifani e ha scritto: «Indimenticabile la scena di due primavere fa, quando fu candidato alla presidenza del Senato e il Pd, non trovando uno statista del suo calibro da contrapporgli, si astenne sul suo nome (mentre Di Pietro votava Borrelli) e lo applaudì appena eletto». Ah. Però. A dire il vero si astennero anche Antonio Di Pietro e l’Italia dei valori: votarono scheda bianca esattamente come il Pd. Per verifica si veda la rassegna stampa dell’epoca: anche se Il Fatto non c’era, sai com’è il Regime. Allora si veda il resoconto stenografico del Senato (n. 001 del 29 aprile 2008) dov si apprende che Schifani prese 178 voti favorevoli e le schede bianche furono 117, e tutta quadra. Le schede nulle - come sarebbero state giudicate, nel caso, quelle con scritto «Borrelli» - furono solo tre. Traduzione: Travaglio vede inciuci dappertutto tranne quando a farli è il suo nume manettaro. Di Pietro votò poi col centrodestra - o il centrodestra votò per lui - anche l’autostrada Bre.Be.Mi., per il federalismo fiscale, per la società Stretto di Messina, per la società Autostrade e per un sacco di cosucce di quand’era ministro delle Infrastrutture. Salvo, dieci minuti dopo, additare qualche inciucio altrui.