Gianandrea Gaiani, Libero 25/11/2009, 25 novembre 2009
KABUL VUOLE LICENZIARE I TEDESCHI «NON SONO PIU’ VERI SOLDATI»
Da artefici della ”guerra lampo” a imboscati. La parabola discendente della fama e dell’efficienza bellica dell’esercito tedesco ha raggiunto il suo punto più basso in Afghanistan dove il contingente di Berlino gode di scarsa stima da parte degli alleati e viene ridicolizzato dagli afgani che dovrebbe proteggere. Dopo le indiscrezioni circa la mancanza di disciplina e l’abuso di alcool nelle basi afgane e le critiche degli anglo-americani per le blande regole d’ingaggio, la spallata finale alla già traballante credibilità delle truppe di Berlino è stata sferrata da Mohammed Omar, governatore della provincia di Kunduz, nell’Afghanistan settentrionale posto sotto il comando Nato del generale Jörg Vollmer. Secondo Omar le truppe tedesche sono troppo «timide e lente a scendere in campo per difendere la sicurezza». In un’intervista al settimanale Der Spiegel il governatore ha lamentato che «i comandanti tedeschi cambiano ogni tre-sei mesi: alcuni hanno grande esperienza, altri sono molto esitanti. Quando chiediamo assistenza in uno scontro a fuoco, le forze tedesche spesso devono chiedere l’autorizzazione al loro quartier generale e arrivano troppo tardi». La turnazione dei reparti schierati in Afghanistan è però la stessa utilizzata da quasi tutti gli alleati inclusi italiani e britannici (solo gli americani avvicendano i reparti dopo un anno di servizio) mentre a penalizzare le capacità operative delle truppe tedesche contribuiscono i pesanti limiti posti dal governo.
Eppure la Germania ha annunciato proprio ieri un aumento degli aiuti in Afghanistan del valore di 52 milioni di euro per il 2009, facendo salire a 144 milioni di euro la cifra totale dei fondi per il paese centro-asiatico. Ma evidentemente questo agli afgani non basta. Berlino schiera 4.300 militari in Afghanistan e dal 2002 ha registrato 34 caduti, 20 uccisi dai talebani e 14 morti in incidenti. Fino a pochi mesi or sono i soldati potevano aprire il fuoco solo per difendersi e non erano autorizzati ad attaccare i miliziani, neppure le forze speciali che nel 2008 si fecero sfuggire un importante capo talebano perché le regole d’ingaggio nazionali impedivano di sparare per primi. Prima delle elezioni afgane sono state apportate solo piccole modifiche ai caveat consentendo alle truppe di affiancare i reparti afgani ma solo a scopo difensivo. Resta vietato dare la caccia ai miliziani e impiegare armi sui jet Tornado, autorizzati solo a missioni di ricognizione. Il 18 novembre il governo tedesco ha rinnovato per un altro anno il mandato del contingente schierato in Afghanistan (il terzo dopo Usa e Gran Bretagna) bocciando però l’incremento delle forze fino a 7.000 unità e la modifica delle regole d’ingaggio.
I tedeschi sono basati nella più tranquilla regione settentrionale anche se proprio a causa dello scarso controllo del territorio esercitato da truppe tedesche schierate in gran parte dentro le basi ha favorito l’estate scorsa una forte penetrazione talebana nella provincia di Kunduz. Omar aveva già criticato l’eccesso di prudenza dei tedeschi accusati di non uscire dai blindati durante i pattugliamenti e in settembre dichiarò senza mezze misure che «dovrebbero andarsene ed essere rimpiazzati dagli americani». Truppe statunitensi hanno infatti affiancato le forze speciali di Kabul in una campagna che ha portato all’uccisione di 200 talebani e alla quale le truppe di Berlino non hanno partecipato. «Se i tedeschi non vogliono fare il loro lavoro, sarebbe meglio che lasciassero la nostra provincia», ha ribadito a Der Spiegel il governatore, assegnando al contingente germanico il poco ambito record di unico tra i 43 schierati dalla Nato in Afghanistan ad essere stato invitato a fare fagotto per manifesta incapacità.