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 2009  novembre 24 Martedì calendario

ULTIME ORE NEL BUNKER: «NON SCAPPERO’ MAI»


GOEBBELS: «I Sovietici sono davvero dei robot motorizzati. Un pericolo mortale! ... Se perdiamo il porto occidentale, ci rimangono ancora i singoli magazzini con le scorte nei tunnel della metropolitana. Il porto occidentale era l’ultima grande riserva. Negli ultimi giorni abbiamo recuperato materiale dal porto occidentale sotto il fuoco di artiglieria. Ma ci sono 24 tonnellate di cereali in quei magazzini».

HITLER: «Dando l’assalto ad una città di 4,5 milioni di abitanti, i Russi si sono assunti una responsabilità colossale. Quanti feriti ci sono ogni giorno?»

GOEBBELS: «Abbiamo 9.000 feriti negli ospedali, il che significa grosso modo 1.500 feriti al giorno. ... Se a Berlino arrivano i soccorsi, i rifornimenti non ci creeranno grosse difficoltà. Perché i Russi non saranno in grado di portare via tali quantità in pochi giorni. A Berlino abbiamo provviste sufficienti per dieci settimane. I Russi non possono divorare in quattro giorni ciò che normalmente tre milioni di persone mangiano in dieci settimane».

HITLER: «Se mai riuscirò a ricostruire gli edifici governativi, potrei dotarli di adeguate misure di sicurezza».

GOEBBELS: «Immagino che ciascuno di noi abbia dovuto trovare delle soluzioni per la propria vita».

MOHNKE: «Non abbiamo conseguito tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissi nel 1933, mio Führer!»

HITLER: «Be’, recentemente ho pensato: ”Sarebbe stato meglio se avessi aspettato ancora un anno, un anno e mezzo”».

GOEBBELS: «Nel 1932 il Suo obiettivo era unicamente quello di andare al potere in qualità di presidente del Reich».

HITLER: «Così dissi allora. I tempi non sono ancora maturi - perché ero convinto che con una rivoluzione totale di tale portata, tutto il resto si sarebbe completamente guastato. Quando lì c’è ancora qualcuno, c’è sempre qualcun altro sullo sfondo - Hugenberg o Schleicher, per esempio. Se avessi aspettato ancora, ci sarebbe stata la morte del presidente del Reich, Hindenburg. Sarebbe morto sei mesi prima a causa dello scompiglio che avrei creato nell’opposizione. Se c’era qualcuno chiamato alla presidenza del Reich tedesco, quello ero io... A quel punto sarei intervenuto io senza incontrare alcuno ostacolo. Se certi conti non si regolano subito, si diventa compassionevoli, e i conti non si regolano più».

GOEBBELS: «Andò così perché Lei dovette giungere a compromessi con alcune persone. Se, per esempio, avesse ottenuto il potere in qualità di presidente del Reich, non avrebbe mai nominato l’ammiraglio Levetzow presidente della polizia di Berlino. Che allora tantissimi elementi provenissero dall’estero, può collegarsi al fatto che avevamo simili idioti a capo della polizia».

HITLER: «Dovevo farmi strada passando da un compromesso all’altro. Ciò fu sino alla morte di Hindenburg. Ero già intenzionato a sfidare senza pietà gente come il colonnello generale Hammerstein, Schleicher e tutti quelli che stavano intorno a quella feccia. Ma nel giro di un anno e mezzo, poco a poco la mia risoluzione si indebolì. Era venuto il momento del grosso lavoro di organizzazione. Altrimenti allora sarebbero stati eliminati in migliaia. Nel frattempo furono assimilati».

GOEBBELS: «So bene come nel marzo (del 1933, ndr) tanti di questi ”caduti di marzo” entrarono nel partito. All’epoca ci fu un putiferio a proposito. Quando ci rifiutammo di accogliere quegli elementi, ci chiesero se per caso non volevamo la riconciliazione. Sarebbe stato meglio chiudere il partito e dire: adesso non entra più nessuno».

HITLER: «Sarebbe stato possibile se fossi andato al potere con un esplicito atto di volontà popolare o con un colpo di stato. La bontà si rimpiange dopo».

GOEBBELS: «Al tempo, anche i Gauleiter austriaci dissero che la rivoluzione aveva un difetto cosmetico. Sarebbe stato meglio se Vienna fosse riuscita a resistere (nel 1938, in occasione dell’annessione dell’Austria al Reich, ndr) e noi avremmo potuto distruggere tutto».

MOHNKE: «Questi sono due esempi: 1933 e 1938. E se ora tutto va bene, non ci lasceremo sfuggire di nuovo l’occasione».

HITLER: «Anche questa è la ragione per cui rimarrò qui, perché in tal modo avrò il diritto morale di combattere questa fiacchezza. Altrimenti il diritto morale non l’avrei. Non posso continuare a minacciare gli altri se io sono il primo a fuggire dalla capitale del Reich nel momento critico. Bisogna introdurre codici d’onore in tutte le forze armate. Un principio fondamentale che è sempre stato seguito nella Marina deve essere introdotto nel partito e deve valere per ogni individuo: nella città ho avuto il diritto di dare ordini; ora devo obbedire anche agli ordini del fato. Anche se potrei salvarmi, non lo farò. Anche un capitano affonda con la sua nave».

VOSS: «Qui, nella Cancelleria del Reich, è come sul ponte di una nave. Una cosa vale per ciascuno di noi: nemmeno noi vogliamo andarcene. importante essere una comunità rispettabile. Coloro che stanno con noi devono essere persone rispettabili».

HITLER: « possibile educare la gente a un simile atteggiamento. Non è vero, come si dice, che i Giapponesi sono migliori soldati di noi. Sono soltanto meglio educati. Se oggi sentiamo che gli Americani hanno catturato un totale di sette ufficiali giapponesi rimasti gravemente feriti, e che subito dopo la cattura tutti e sette hanno fatto hara-kiri, è evidente come, per mezzo di una sistematica educazione, sia possibile creare tale sorta di eroismo».