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 2009  novembre 24 Martedì calendario

Il cibo secondo l´Islam è un affare per l´Europa- In forte espansione i consumi dei prodotti halal Nei prossimi 10 anni il mercato crescerà del 20 % Non solo alimentari ma anche farmaci e cosmetici: è un business con potenzialità enormi L´Italia è in ritardo ma cerca di recuperare: l´anno prossimo un salone dedicato Ci sono le creme per il corpo prive di alcool al 100 %

Il cibo secondo l´Islam è un affare per l´Europa- In forte espansione i consumi dei prodotti halal Nei prossimi 10 anni il mercato crescerà del 20 % Non solo alimentari ma anche farmaci e cosmetici: è un business con potenzialità enormi L´Italia è in ritardo ma cerca di recuperare: l´anno prossimo un salone dedicato Ci sono le creme per il corpo prive di alcool al 100 %. I fast food che garantiscono l´assenza di carne di maiale. E poi le pizze, le linee di abbigliamento e i profumi. Il tutto per un giro d´affari che negli ultimi anni è stato in costante crescita e che nel 2010 farà segnare un ulteriore aumento del 5 %. Il giardino felice dell´economia mondiale non si identifica con un paese o con un settore. Piuttosto, con una religione: quella musulmana. Un business mondiale da 634,6 miliardi di dollari nel 2009 - 661,6 nei prossimi 12 mesi - un potenziale che spazia dalla farmaceutica agli alimentari e un concetto su tutto: halal, prodotto secondo i dettami dell´Islam. Il mercato dei prodotti pensati per un pubblico musulmano è da qualche giorno ufficialmente sbarcato in Europa. Lo ha fatto riunendo all´Aja nel primo World Halal Forum Europe più di 400 delegati da 33 paesi. Dal convegno è emerso che anche se nel Vecchio continente risiede solo il 3,2 % della popolazione musulmana del mondo, la regione consuma il 10,2 % del totale della produzione "islamicamente corretta" mondiale. E che i 51,2 milioni di musulmani che vivevano in Europa nel 2005 saranno diventati 54,7 nel 2010. Con loro è destinato a crescere il giro d´affari: da 66,6 miliardi di euro del 2009, si passerà nel 2010 a 69,3. Nella prossima decade, sostengono gli esperti di KasehDia - società responsabile del più importante appuntamento mondiale del settore, in Malesia - la crescita sarà del 20-25 %. Non stupisce dunque che sul mercato da tempo si siano buttate le grandi multinazionali: accanto a piccole iniziative di successo - i cosmetici Halo in Inghilterra, i tanti prodotti di macelleria in Germania o il salame di carne di pecora in Italia - a farla da padroni nell´halal europeo siano giganti come Tesco, Carrefour o Nestlè, leader mondiale nella produzione di questi prodotti: «Nei Paesi a maggioranza musulmana i consumatori scelgono sempre più cibo confezionato: la certificazione halal è quindi vitale per assicurare loro tranquillità», dice a Repubblica Frits van Dijk, vice presidente di Nestlè. «E in Europa e in Occidente, dove la popolazione musulmana è in crescita, c´è ora molta attenzione». Quello della certificazione è il problema centrale dell´industria halal: chi deve garantire, ad esempio, che una certa carne non sia passata su una linea di produzione che ha trattato maiale? Presto la Conferenza dei paesi islamici dovrebbe stabilire standard unico di certificazione: nel frattempo regna l´incertezza. «Non siamo protetti», ci conferma Yusuf Calkara, del centro di certificazione europeo halal di Amburgo, «tutti possono mettere un logo e guadagnarci su. Ma per i musulmani è importante sapere cosa c´è davvero dietro al logo. Per questo occorre stabilire criteri severi per la certificazione». Un concetto sottolineato da molti dei partecipanti al convegno dell´Aja, prima fra tutti Anna Maria Tiozzo, esperta di marketing halal e pronta a scommettere sulle potenzialità del settore in Italia: «Siamo partiti in ritardo per una questione di numeri (2 milioni sono i musulmani nel nostro Paese, molto meno di quelli che vivono in Francia o Germania ndr), ma anche per poca attenzione a ciò che avveniva nel mercato globale», spiega. «Vi sono pochi centri di certificazione che finora si sono interessati solo al mercato interno, con il risultato che la certificazione italiana non viene riconosciuta dagli altri Paesi per mancanza di accordi ed accreditamenti». Eppure, l´esperta è convinta che anche da noi qualcosa si muova. Tanto che per il prossimo anno sta organizzando un appuntamento sull´halal made in Italy.