Sara Bennewitz, la Repubblica 24/11/2009, 24 novembre 2009
I venti di ripresa fanno volare le Borse- Ma è allarme sul rischio debito dei paesi più ricchi. Nuovo record dell´oro Il New York Post ipotizza la sostituzione di Geithner con Dimon di Jp Morgan MILANO - Il quadro macroeconomico in Europa e negli Usa mostra segnali di miglioramento e così i mercati azionari sono tornati a salire mentre le materie prime hanno aggiornato i nuovi massimi
I venti di ripresa fanno volare le Borse- Ma è allarme sul rischio debito dei paesi più ricchi. Nuovo record dell´oro Il New York Post ipotizza la sostituzione di Geithner con Dimon di Jp Morgan MILANO - Il quadro macroeconomico in Europa e negli Usa mostra segnali di miglioramento e così i mercati azionari sono tornati a salire mentre le materie prime hanno aggiornato i nuovi massimi. Tuttavia nel Nuovo e nel Vecchio continente iniziano a crescere i dubbi sulla solidità di questa ripresa – in parte drogata dagli aiuti pubblici – e che ha fatto lievitare il debito dei paesi industrializzati a livelli difficili da sostenere, soprattutto in vista di un futuro rialzo dei tassi. Nell´attesa ieri le Borse hanno festeggiato l´indice composito della produzione nell´Eurozona, salito a novembre per il quarto mese consecutivo a 53,7 punti, un massimo che non rivedeva da ben 24 mesi, e i dati delle vendite di case esistenti Usa, che in ottobre sono aumentate del 10,1%. Tutti motivi che hanno portato Parigi (più 2,2%), Francoforte (più 2,3%) Milano (più 1,98% a 22.956,44 punti) e Londra (più 1,9%) a guadagnare quasi due punti percentuali. A New York l´oro ha invece aggiornato il nuovo massimo a 1.174 dollari l´oncia mentre il biglietto verde è scivolato nuovamente nei confronti dell´euro che ieri valeva 1,5 dollari. Il debito degli Stati Uniti, salito a 12 mila miliardi di dollari anche per colpa della crisi, secondo il New York Times inizia a destare non poche perplessità. Il governo Usa stima adesso che nel 2019 gli interessi sul debito americano lieviteranno di 500 miliardi di dollari, una somma pari alle spese dell´amministrazione Obama per scuola, energia, sicurezza e guerra in Iraq e Afghanistan. In questo contesto un rialzo dei tassi d´interesse da parte della Fed comporterebbe un vero e proprio salasso per i contribuenti Usa. Inoltre la Fed ha già fatto sapere che il prossimo marzo smetterà di riacquistare debito a lungo termine, una manovra che rischia di far risalire il costo del denaro a lunga scadenza. Fatto sta che il crescente malcontento sulle questioni economiche e fiscali, secondo il New York Post, potrebbe portare a un cambio della guardia al Tesoro Usa, dove Timothy Geithner potrebbe essere sostituito da Jamie Dimon, numero uno di Jp Morgan. Il problema dell´elevato debito pubblico, in ogni caso, non affligge solo gli Stati Uniti, ma anche le maggiori economie europee. Spagna e Inghilterra sono tra i paesi occidentali più colpiti dalla crisi e che più si sono indebitati per finanziare il rilancio economico. L´Italia ha speso di meno negli interventi di sostegno ma soffre il peso dei debiti accumulati negli anni passati. Secondo uno studio di Deutsche Bank il rapporto tra debito e Pil italiano nel 2010 arriverà al 127,3% (dal 117,2 di fine 2006), quello inglese salirà all´89,3% (dal 46% del 2006) e quello Usa al 97,5% (era il 61,7% nel 2006). Livelli che destano perplessità sulla capacità degli stati di rimborsare i loro bond e che secondo il Financial Times avrebbero fatto lievitare i volumi dei credit default swap (Cds), gli strumenti che assicurano un investitore dal rischio di fallimento di un bond. In un anno il volume dei Cds sull´Italia è salito del 43% a 216 miliardi di dollari, quelli sull´Inghilterra sono raddoppiati a 24 miliardi e quelli Usa sono quasi triplicati.