Anna Guaita, il Messaggero 24/11/2009, 24 novembre 2009
ADOTTATO CERCA IL PADRE E SCOPRE DI ESSERE FIGLIO DEL SERIAL KILLER CHARLES MANSON
NEW YORK - «Non vorrei volergli bene. Ma non vorrei neanche odiarlo». E’ facile comprendere il turbine di sentimenti che agitano Matthew Roberts quando pensa a suo padre. Adottato in fasce, il 41enne Roberts ha sempre desiderato scoprire chi fossero i genitori naturali, e quando ha raggiunto la maggiore età si è messo alla ricerca. Ha trovato facilmente la madre, ma poi questa ha impiegato un lungo tempo per confessargli chi era il vero padre. E quando gliel’ha detto, il povero Matthew è rimasto stravolto: l’uomo che gli aveva dato la vita era il serial killer Charles Manson, lo stesso mostro che nell’estate del 1969 ammazzò nove persone a Los Angeles, inclusa l’attrice Sharon Tate, moglie del regista Roman Polanski.
Ma non basta. La ragione per cui la madre ha impiegato anni per confessargli il nome del padre incupisce ancor di più questo quadro già così nero: la signora ha infatti rivelato che la gravidanza era stata la conseguenza di uno stupro.
Matthew Roberts fu adottato nel 1968 da una coppia già avanti negli anni e di idee conservatrici. In un’intervista a un quotidiano britannico, ha sostenuto di essersi sempre sentito ”diverso”. Ricorda che una volta era facile all’ira, ma che ha imparato a essere più calmo, è diventato vegetariano e ha abbracciato le idee non violente di Gandhi. Quando ha trovato la madre, Terry, nel Wisconsin, questa gli ha detto che il nome che gli aveva dato era Lawrence Alexander. Ma solo qualche anno più tardi gli ha rivelato che il padre era Manson.
Di recente, Matthew è entrato in contatto anche con lui. Solo per lettera però: non ha ancora trovato la forza di chiamarlo al telefono. Ma già le lettere sono un’esperienza drammatica: il killer scrive frasi irrazionali, e firma con una svastica, la stessa che ha incisa sulla fronte. Nei suoi messaggi ammette però di ricordare la madre, e sentenzia «La verità è la verità, e talvolta fa male». E in un’altra confessa: «Hai lo stesso padre che ho avuto io: un vagabondo che mi abbandonò».