Paolo Valentino, Corriere della sera 24/11/2009, 24 novembre 2009
Caccia all’invito per la prima cena alla Casa Bianca- WASHINGTON – Sarà probabilmente il documento più letto e analizzato dei primi dieci mesi dell’Amministrazione
Caccia all’invito per la prima cena alla Casa Bianca- WASHINGTON – Sarà probabilmente il documento più letto e analizzato dei primi dieci mesi dell’Amministrazione. E quando oggi la Casa Bianca lo renderà noto, saranno in molti a disperarsi nella capitale americana. Perché ritrovarsi fra i 400 fortunati della «guest list» è molto più di una questione di vanità. il «biglietto per il paradiso» nella mistica di Washington, la sola prova valida di appartenenza all’esclusiva prima cerchia del potere, quella che ha accesso vero e non millantato al tabernacolo della presidenza. La cena di Stato offerta questa sera da Barack e Michelle Obama in onore del premier indiano Manmohan Singh e di sua moglie Gursharan Kaur, è la prima dal loro arrivo alla Casa Bianca. E come da tradizione, da mesi agita e tiene col fiato sospeso il circo politico- mondano della città, ansioso di scoprire chi è salito e chi è sceso nell’unica classifica che conta sul Potomac. «Ci sono state pressioni senza fine per avere un invito. Succede sempre con la prima. Ma il glamour degli Obama ha reso questo evento un incandescente oggetto del desiderio», spiega Dee Dee Myers, che fu portavoce di Bill Clinton. Certo molta attenzione sarà rivolta anche a quale designer abbia deciso di affidarsi la first lady per la sua mise e al menu, che verrà subito messo a confronto con quello offerto allo stesso Singh da George e Laura Bush nel 2005: allora vennero serviti gaspacho di asparagi, filetto d’ippoglosso al burro di zenzero e carote, riso basmati ai pistacchi e bacche, verdure primavera, insalata di cuori di sedano e lattuga, tris di gelati al mango, cioccolato e noci. Il vero busillis è però la lista di chi ha ricevuto il prestigioso cartoncino color crema, con impresso in oro il sigillo presidenziale. Sicure sono le presenze del vice-presidente Joe Biden e di sua moglie Jil. O dei principali collaboratori di Obama, da David Axelrod, a Rahm Emanuel, a Valerie Jarrett, che proprio sabato sera ha ospitato il presidente e Michelle nel suo appartamento al Watergate per festeggiare il compleanno. Ci saranno anche molti esponenti della comunità indiano-americana, a cominciare dal governatore repubblicano della Louisiana, Bob Jindal, o dall’esperto di medicina e stella della CNN, il Dr. Sanjay Gupta, che Obama avrebbe voluto nella sua Amministrazione come consigliere per la Sanità. Immancabile il gruppo dei «family and friends » da Chicago, guidato da Martin Nesbit, Eric Whitaker e dall’ereditiera Penny Pritzker, che fu la mente finanziaria della campagna elettorale. Ma sono nomi scontati. Visto che gli Obama ha fatto le cose in grande, attrezzando un mega-tendone sul South Lawn, capace di accogliere il doppio dei commensali della East Room, la lista si è allungata fino a 400 persone e ciò ha alimentato le attese. Il record comunque è dei Clinton, che nel 2000 per un altro premier indiano, Atal Vaipayee, radunarono ben 700 invitati. Come ha fatto Desiree Rogers, inappuntabile segretaria sociale della Casa Bianca, a selezionare gli eletti fra i quasi 2 mila nomi che le sono stati sottoposti? La leggenda vuole che si preparino tre liste: chi deve, chi dovrebbe e chi vuole essere invitato. La lotta alla morte naturalmente è fra gli ultimi. A chi è fuori, non resta che piangere.