MARIA NOVELLA DE LUCA, Repubblica 23/11/2009, 23 novembre 2009
Nel nome del (vero) padre. Sempre più italiani al test di paternità - Sono cacciatori di identità, cercatori di geni, uomini (e donne) alla ricerca di verità
Nel nome del (vero) padre. Sempre più italiani al test di paternità - Sono cacciatori di identità, cercatori di geni, uomini (e donne) alla ricerca di verità. Tanti, tante, sempre di più. Padri che chiedono alla Scienza di sapere se quel figlio, magari amatissimo, è davvero figlio loro, o se in un tempo remoto sono stati traditi. Madri che hanno avuto più di un partner, che sanno ma non sono sicure, e un giorno decidono di affrontare il dubbio e chiarirlo per sempre. Con conseguenze spesso deflagranti per la coppia, mentre i figli di solito restano al riparo. Nel planetario supermarket della genetica la voce "test di paternità" non conosce crisi, né teme recessioni. Anzi, più le tecnologie diventano sofisticate e anonime, con i kit per l´analisi comprati su Internet e i risultati rispediti a casa in tempo di record, più il mercato cresce. E mentre in tutta Europa i legislatori cercano norme più severe per garantire la legalità delle indagini genetiche, il business dei test, spinto da sentimenti e paura, da tradimenti e insicurezze dell´amore, cresce. «In Italia - spiega Francesco Fiorentino, responsabile del "Laboratorio Genoma", qualificato centro di ricerca genetica - ogni anno le richieste di test di paternità aumentano del 20%. E si devono aggiungere le migliaia di esami che sfuggono al circuito dei laboratori conosciuti. I test vengono richiesti prevalentemente dai maschi, ma le donne sono sempre di più. E il dato che emerge è che circa il 15% dei figli analizzati attraverso il test del Dna risulta non essere discendente biologico del padre di cui porta il cognome...». come aprire un porta proibita. sapere di poter utilizzare la scienza per completare o distruggere il puzzle della propria vita di coppia. O magari soltanto per trovare pace. «Ci sono diversi modi per effettuare il test - aggiunge Fiorentino - il prelievo del sangue, il tampone salivare, l´analisi di materiale biologico che si può trovare su un bicchiere, su un capello, su un mozzicone di sigaretta. Ma il test più diffuso, e che non ha valore legale, è quello che si può eseguire in casa, da soli, sfregando un tampone apposito sulle gengive e all´interno delle guance, rispedendo poi i campioni al laboratorio, in buste sigillate con scritto sopra "padre, madre, figlio". il test che anche noi di Genoma eseguiamo con più frequenza». Il costo è di 590 euro, e le risposte vengono recapitate a casa. Ma cosa accade dopo? «Sinceramente - conclude Francesco Fiorentino - ho visto molte coppie ritrovare pace e serenità, anche quando l´esame ha evidenziato un tradimento. Ma soprattutto non ho mai assistito, dopo un test del genere, all´abbandono da parte dei padri di figli evidentemente non biologici». Un fenomeno in espansione vorticosa. Ai numeri ufficiali dei test di paternità si deve aggiungere infatti l´infinita rete low cost di Internet, dove migliaia di laboratori propongono kit anche a 100 euro, con margini di errore spesso altissimi. L´offerta è talmente ampia che ci si perde. Ci sono centri in Italia che spediscono campioni in Germania, strutture a bassissimo prezzo in Ucraina, Romania, Medio Oriente, che assicurano addirittura la risposta in 24 ore... Eppure dietro questa corsa a cercare conferme sulla propria prole e discendenza, c´è molto altro. Più antico e profondo. Tanto che Emanuele Jannini, docente di Sessuologia Medica all´università dell´Aquila, dice che la risposta può essere addirittura evoluzionista, darwiniana. «L´angoscia della paternità, dell´essere cioè veramente genitori di chi si alleva, è presente tanto nel mondo animale che in quello umano. Con la differenza che gli animali maschi sanno bene quando la loro femmina è feconda, perché manda dei segnali, degli odori, dei versi. E dunque la controllano, marcano il terreno, cacciano gli altri pretendenti. La donna, invece, percepisce soltanto lei, intimamente e non sempre con certezza, i propri periodi fertili. Questo per dire, semplicemente, che ci troviamo di fronte a un dubbio antico a cui si cerca di dare risposte moderne. Ma le conseguenze di questi test possono essere deflagranti e inaspettate». Non tanto, conferma Jannini, nei confronti dei figli. «Se è vero infatti che il controllo dei propri geni è qualcosa di connaturato all´essere umano, è anche vero che la paternità è un fatto culturale. Quindi è probabile che nulla cambi nei confronti di un figlio, allevato e amato, anche dopo la scoperta che i suoi geni sono diversi, ma molto può cambiare rispetto alla propria moglie e compagna. Nella mia esperienza ho visto utilizzare questi test, che io spesso sconsiglio, per chiudere un rapporto, anche se alcune coppie mi hanno raccontato di aver finalmente trovato pace di fronte alla verità». Differente il percorso che fanno le donne quando chiedono il test di paternità. «Credo che le mamme cerchino la conferma di ciò che già sanno, e che magari può metterle in grado fare una scelta tra due uomini. Ripeto però, sono situazioni delicatissime. Non sempre un figlio o una figlia possono reagire, senza traumi, alla scoperta di avere un padre diverso da quello di cui portano il cognome». Triangoli, adulteri, tradimenti sepolti che all´improvviso mandano all´aria tutto. La corsa al supermarket della genetica rischia di complicare le relazioni, piuttosto che semplificarle. Come è già avvenuto ad esempio negli Stati Uniti, dove il kit per l´esame del Dna si può comprare in farmacia, e dove al boom iniziale delle vendite è seguito un boom di divorzi. E di processi che spesso hanno ribaltato i risultati offerti da laboratori così poco affidabili da legittimare paternità inesistenti o il contrario. E giudica del tutto negativo questo ricorso massificato alla Scienza per mettere a tacere le proprie incertezze, lo psicoanalista Fulvio Scaparro. «Capisco l´uso del test di paternità in una battaglia legale, anzi lo trovo legittimo. stato utile in molti casi a figli che volevano dimostrare di avere il diritto a che quel genitore, magari in fuga, si occupasse di loro. Altro è aggrapparsi alla scienza per dare una risposta alle proprie ossessioni di paternità». Dietro questo universo hi-tech, dietro l´uso spregiudicato della genetica, si nasconde per Scaparro una figura maschile poco diversa dal passato, legata a modelli arcaici, in un panorama di relazioni di coppia non certo trasparenti, dentro un cambiamento dei ruoli ben al di là da venire. « vero, in molti casi nei confronti dei figli non muta nulla, perché davvero la paternità è un fatto culturale. Per fortuna. Altrimenti pensate che drammi nelle famiglie con tutti questi test... Ma io credo invece che nella coppia le cose cambino. Perché se il rapporto è consolidato, dura nel tempo, che bisogno c´è, magari dopo dieci o quindici anni di convivenza, di fare questa verifica? Alcuni uomini, dopo aver effettuato il test, e aver avuto una risposta positiva, mi hanno raccontato di essersi sentiti rassicurati». Una falsa sicurezza, però. «Quel test ha dato loro la certezza di essere padri legittimi dei loro figli, ma non che la compagna non li abbia traditi prima o dopo. Insomma, non sarà certo un esame genetico a darci la sicurezza di un amore».