FABIO POZZO, la Stampa 23/11/2009, 23 novembre 2009
«L’America’s Cup deve smettere di essere una folle sfida di denari e tornare all’antico» - L’Avvocato arrivava con l’elicottero durante gli allenamenti in Sardegna
«L’America’s Cup deve smettere di essere una folle sfida di denari e tornare all’antico» - L’Avvocato arrivava con l’elicottero durante gli allenamenti in Sardegna. Si tuffava direttamente dal cielo. Jeans, calze e foulard rossi, torso nudo. Saliva a bordo, prendeva il timone, correva per un’ora, due e poi rivolava via. Ricordo che spesso l’accompagnava un avvocato, che si toglieva la cravatta e si gettava in mare anche lui. Vestito». Mauro Pelaschier ha sempre quella faccia da velista appiccicata addosso, stessa barba, solo che è bianca. trascorso un quarto di secolo da quell’estate dell’83. L’estate di Azzurra. C’è una strana atmosfera di déjà vu, qui sul Quai Amiral Infernet, il molo del porto di Nizza dove s’è appena chiuso il Louis Vuitton Trophy, l’assaggio di Coppa America intavolato dalla maison francese (pronta a tornare, se la prossima America’s Cup andrà agli americani di Oracle) dopo il divorzio con Ernesto Bertarelli, il patron di Alinghi. Sembra di essere saliti su una macchina del tempo. Una macchina che ha i colori di Azzurra. Sì, proprio quella. Anche il logo è lo stesso, modificato giusto d’un dettaglio, perché nulla si replica. Ma ci vuole una lente, per accorgersene. Soprattutto adesso, nella bolgia dei festeggiamenti per la vittoria del team italiano, che ha schiacciato in finale Team New Zealand (2-0). Anche Riccardo Bonadeo c’era, la prima volta. Era l’amministratore delegato del Consorzio di 17 aziende che aveva finanziato il debutto tricolore nella Coppa. Oggi è il commodoro dello stesso salotto della vela di Porto Cervo che ci mise i colori. Lo yacht club del principe Karim Aga Khan. Festeggiano, entrambi. «Tornare con Azzurra dopo 26 anni e pensare di vincere era un sogno. Da questo momento lavoreremo per dimostrare che non siamo una meteora, ma un gruppo compatto con grande spirito», esulta il regista del ritorno. «Sono felice. Mi sento molto vicino al team. Adesso, su queste basi, si va avanti per costruire un’altra bella pagina dello sport», è raggiante il principe, sul veliero dal quale ha seguito i match-race insieme con la figlia, la principessa Zahra. Macchina indietro tutta. «Torno con Cino Ricci dal tragico Fastnet del ”79, portando a casa la pelle. Ci chiediamo: e adesso, che possiamo fare di più? La Coppa America, che altro? Ci lavoriamo, arriviamo a Gianni Agnelli. Ci aveva già pensato negli anni Sessanta, l’Avvocato, a portare l’Italia al trofeo dei trofei. Gli americani gli avevano risposto che gli affari si facevano con tutti, ma la Coppa no. Credo ci rimase male. Così, quando gli parliamo del nostro progetto, si lascia convincere. Ci fa soltanto una raccomandazione: ”Non facciamo la figura dei cioccolatai...”», racconta Bonadeo. «L’Avvocato è stato determinante per la nascita di Azzurra», continua il commodoro. «Andavo nel suo ufficio a Torino e lui staccava il telefono. Riappendeva la cornetta solo quando gli chiedevo: ”Avvocato, avrei bisogno di contattare...”. Facevo un nome, lui chiamava e le porte si aprivano. stato Agnelli a indicarci l’Aga Khan. Il principe ha subito accolto la nostra proposta». Il seguito, è noto. Cino Ricci sale sulla tolda, inventa dal nulla un equipaggio di Coppa America ed è un successo clamoroso. Macchina avanti. «Volevamo rilanciare il club a livello internazionale. nata così l’idea di togliere dalla naftalina Azzurra. In primis abbiamo pensato alla Volvo Ocean Race. Poi, è arrivato il Louis Vuitton Trophy di Nizza. Perché non partecipare?», riavvolge il nastro dei ricordi più recenti Bonadeo. «Ci serviva, però, un team sportivo. Incontro Maspero a Porto Cervo, a ottobre. Ci vediamo nella Sala Azzurra del club, ci guardiamo negli occhi e ci capiamo subito. Nasce il Consorzio, al 50% e partiamo». Giovanni Maspero, imprenditore che ha centrato il suo sogno americano sul lago di Como, porta in dote il team Joe Fly, con il timoniere Checco Bruni, il tattico Tommaso Chieffi (timoniere di Italia a Fremantle ”87, rivale di Azzurra II) e il team manager Alessandra Sensini («Mi trovo bene in questo ruolo. Ma tra poco riprendo la preparazione per Londra 2012»). Motori ancora indietro. E il nome Azzurra? «Lo ha coniato Luca Montezemolo», ricorda Bonadeo. «Questi di oggi sono velisti molto più competenti, più preparati rispetto a quanto lo eravamo noi. Siamo stati pionieri. Nessuno del team dell’83 aveva mai fatto un match-race prima di allora, ne avrebbe mai avuto occasione di farlo senza Azzurra. Abbiamo creato un movimento, in acqua e a terra. E vorrei tanto che oggi fosse portato avanti», dice Pelaschier. Macchina avanti tutta, ora. Azzurra, quasi sicuramente, prenderà parte ai prossimi appuntamenti del Louis Vuitton Trophy (è stata fondata la federazione Wsta, presidente Paul Cayard): Auckland, Maddalena, San Francisco o New York (piuttosto che Newport), Dubai, Hong Kong. Ci vogliono risorse (800 mila euro per la tappa francese, si dice). «Contatteremo i soci del Consorzio di allora», anticipa Bonadeo. E poi? «Nel Dna del team c’è la Coppa America». Purché l’America’s Cup «ritrovi lo spirito di un tempo, una formula ragionevole, budget ridotti» mette i paletti il commodoro. «L’Aga Khan non parteciperebbe a una folle sfida di denari». Già, il principe. Sta a lui l’ultima parola. Ci dice: «L’avvocato Agnelli sarebbe orgoglioso che Azzurra continuasse a essere un grande nome dello sport italiano». E la Volvo Ocean Race? Capitolo chiuso? «No, anche se logica vorrebbe Azzurra in Coppa America. Oltretutto, la data della partenza del giro del mondo è molto vicina», afferma Bonadeo, che sgombra anche il campo da presunti «attriti» verso il progetto per la Vor lanciato da Giovanni Soldini, John Elkann e lo Yacht Club Italiano. «Ma figuriamoci. La loro idea di creare un movimento per la vela oceanica in Italia è fantastica. Li sosterremo». Al timone della macchina del tempo adesso c’è una figura a torso nudo, jeans, foulard e calze rossi. Niente bolina, per carità.