Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  novembre 23 Lunedì calendario

Jacko, asta record per il guanto La corsa ai feticci del pop - Pagato più di 350 mila dollari. Dalle chitarre alla maglia di Sid Vicious - Lo scrittore JG Ballard, autore di Crash che raccontò il lato oscuro della celebrità del nostro tempo, interpretava la fama come un fenomeno strettamente legato alla morte – Elvis, Marilyn, la principessa Dia­na – e la devozione dei fans come una sorta di cerimonia funebre

Jacko, asta record per il guanto La corsa ai feticci del pop - Pagato più di 350 mila dollari. Dalle chitarre alla maglia di Sid Vicious - Lo scrittore JG Ballard, autore di Crash che raccontò il lato oscuro della celebrità del nostro tempo, interpretava la fama come un fenomeno strettamente legato alla morte – Elvis, Marilyn, la principessa Dia­na – e la devozione dei fans come una sorta di cerimonia funebre. E il mercato delle re­liquie dei grandi della musi­ca, i cosiddetti memorabilia, ha appena generato l’ultima follia del feticismo rock: il guanto di paillettes che Mi­chael Jackson indossò la pri­ma volta che ballò la sua ce­lebre «Moonwalk» nel 1983 – la «camminata sulla lu­na » con i piedi che scivolano come in assenza di gravità – è stato venduto all’asta all’ Hard Rock Cafè di New York per 350mila dollari (235.658 euro), portando il totale a 420mila dollari (282.760 eu­ro) con tasse e commissioni, vincitore un imprenditore asiatico, Fossman Ma. La giacca di pelle indossata da Jackson nel tour «Bad» del 1989, è stata venduta a 225mila dollari. Aggiudicati anche altri oggetti legati alla storia della musica, la chitar­ra di David Bowie e memora­bilia di Beatles e Bo Diddley. Ma il guanto del «re del pop» segna il passo finale di una danza durata decenni, implacabile e un po’ folle, non sulla luna ma verso l’equiparazione con le opere d’arte di guanti, magliette (come quella di Sid Vicious dei Sex Pistols, garantita dal­la casa d’aste «con tracce di sudore ancora visibili», deo­dorante ambientale non in­cluso), la cintura indiana borchiata di Jim Morrison e altri capi di vestiario. Perché se fino a poco tem­po fa le cifre più alte veniva­no battute per le chitarre elettriche dei grandi – la ce­lebre «Blackie», nera Strato­caster di Eric Clapton vendu­ta a scopo benefico per 959mila dollari nel 2004 da Christie’s; 575mila per la Stratocaster «Astoria» di Ji­mi Hendrix,1,8 milioni per quella di Woodstock – ma ora non c’è neanche bisogno della musica, bastano le pail­lettes. Almeno, se si fosse tratta­to di capelli, ci sareb­be un legame con l’antica tradizione re­ligiosa: come succe­de alle aste che perio­dicamente battono ciuffi e ciuffetti (15mila dollari l’uno) di Elvis Pre­sley, che dalla celebre rasatu­ra del cranio ai tempi del mi­litare in poi fece delle sue chiome un oggetto da mer­cato nero, debitamente sot­tratto al cestino della spazza­tura da astuti garzoni di bot­tega. Almeno, se si fosse tratta­to di lingerie, sarebbe un ge­nere di feticismo un po’ più di massa: il celebre «bullet bra», reggiseno disegnato da Jean-Paul Gaultier per Ma­donna nel tour «Blond Ambi­tion » del 1990, venne poi battuto all’asta – benefica – per 14mila dollari. A volte, lo scandalo an­nunciato non coinvolge ne­anche un’asta ma semplice­mente una mostra: lo scorso maggio, a New York, la mo­stra dal titolo «John Lennon: the New York City Years» del Rock and Roll Hall of Fa­me Annex, espose gli occhia­lini e la giacca insanguinati che John Lennon portava quando fu assassinato la se­ra dell’ 8 dicembre 1980. E c’era anche un sacchetto di carta marrone, pure chiazza­to di sangue, nel quale la po­lizia aveva messo gli effetti personali del cantante prima di consegnarli a Yoko Ono. Organizzatrice, 29 anni do­po, di quella mostra. Così tra sangue (di Len­non), sudore (di Vicious), la­crime (di chi si interessa più alla loro musica che ai loro fluidi corporei), continua la lunga marcia verso il prossi­mo record. Attenzione sol­tanto a non ripensare a quan­do il rock non era neppure in fasce, e tanta musica po­polare veniva da Hollywo­od. La memoria tornerebbe a quando il feticismo per le aste delle celebrità non era ancora nato, e al cantan­te- ballerino più famoso di un’epoca lontana, il re del musical, Gene Kelly. A lui, sotto un finto temporale ba­stavano una pozzanghera, un sorriso e un lampione – niente paillettes, niente aste – per passare semplicemen­te alla Storia, ballando sotto la pioggia.