STEFANO RIGHI, CorriereEconomia 23/11/2009, 23 novembre 2009
Molto trading, aspettando utili - I risultati dei 9 mesi sono stati ancora sostenuti dai tassi bassi
Molto trading, aspettando utili - I risultati dei 9 mesi sono stati ancora sostenuti dai tassi bassi. Sofferenze: +3,2 miliardi a settembre - Nove mesi in trincea. E non è ancora finita. L’anno orribile delle banche italiane sta per concludersi, ma i risultati che nei giorni scorsi sono andati in archivio fotografando l’attività degli istituti di credito per i primi tre quarti del 2009 lasciano chiaramente intendere (vedi la tabella a fianco, riferita alle prime cinque banche retail italiane), che la fine della crisi non è vicina. Anzi. Le difficoltà si stanno trasferendo dalla finanza all’economia reale e non è difficile prevedere severi riflessi occupazionali nei prossimi mesi, come pure una catena assai poco virtuosa di cause ed effetti che, partendo dalle restrizioni nel credito, contaminerà i cicli produttivi delle aziende. Sofferenze La conferma è autorevole. La scorsa settimana, proprio pochi giorni dopo che le maggiori banche italiane avevano comunicato i numeri degli andamenti trimestrali, l’Associazione bancaria italiana ha evidenziato alcuni dati di sistema: in particolare, la crescita delle sofferenze lorde per un importo di 3,2 miliardi di euro, maturate nel mese di settembre rispetto ad agosto. l’effetto della temuta riapertura (o non riapertura) dei cancelli all’indomani della pausa estiva. Al di là delle considerazioni che riguardano i singoli istituti, appare oggi ragionevole pensare che gli accantonamenti per il trimestre in corso, che verranno formalizzati a febbraio 2010, saranno almeno sui livelli (elevati) del terzo trimestre. Senza prevedere il futuro, ma guardando piuttosto alle pratiche degli anni scorsi, è il quarto trimestre, l’ultimo dell’anno, quello in cui si concentrano il maggior numero di operazioni di pulizia. Sarà così anche stavolta, forse con un paio di eccezioni: il Banco Popolare molto ha già fatto da quando la guida è nelle mani di Pier Francesco Saviotti; Unicredit, invece, ha probabilmente approfittato dell’operazione di aumento di capitale, deliberata dall’assemblea di lunedì 16 novembre, per anticipare la stagionalità. Ottimismo Nell’analisi dei conti trimestrali, non mancano gli aspetti positivi, pur in un contesto che si mantiene generalmente debole e che si sostanzia nel margine di interesse, che rappresenta per le banche il ricavo core , la voce da cui provengono più della metà delle entrate. Ad aumentare il senso di momentanea precarietà vi è il ruolo del trading , che (opportunamente) ha avuto nel terzo trimestre un peso minore rispetto al periodo precedente. L’ottimismo è generato dal fatto che gli istituti di credito hanno messo mano ai costi, limitandone l’impatto, anche se questo capitolo non è chiuso ed è ragionevole attendersi riflessi occupazionali. questa una partita molto delicata: nessuno dei grandi istituti italiani può imitare la Bcc di Roma – che per rendere meglio sopportabile la crisi ha stabilito il principio di trasmissione del posto all’interno della stessa famiglia ”, qui i numeri sono diversi, come le problematiche. Unicredit, ad esempio, ha ancora in essere gli accordi derivanti dalla fusione con Capitalia. Ubi ha annunciato che ai tagli del personale preferisce quelli ai costi amministrativi. Le altre studiano soluzioni che abbiano il minore impatto sociale. Tutte hanno poi lavorato temendo il peggio e aumentando il livello degli accantonamenti su crediti. « stato un trimestre interlocutorio – dicono analisti finanziari da Londra, chiedendo l’anonimato – in attesa del prossimo che dovrebbe evidenziare meglio la realtà all’interno delle banche. Ci attendiamo operazioni di pulizia dei conti, ma non un significativo aumento del margine di interesse, con l’aggiunta che gran parte dell’apporto che poteva essere garantito dal trading è già stato registrato». Il trading Il meccanismo è semplice. Con i tassi crollati a livelli impensabili, le banche possono finanziarsi facilmente dalla Banca centrale all’1 per cento, il livello del tasso ufficiale di sconto e comperare con quel denaro titoli governativi che garantiscono una rendita del 2 per cento. Il differenziale ( 1 per cento) moltiplicato per sig nificative quantità di denaro, ha contribuito a garantire conti trimestrali migliori delle attese per diverse banche. Ma quanto potrà durare? Opportunamente c’è già chi ha fatto scendere il livello dell’esposizione, perché quando verrà definita una exit strategy e un bel giorno Jean- Claude Trichet, capo della Banca centrale europea, annuncerà che è opportuno alzare i tassi di riferimento per il finanziamento al sistema bancario, ecco che quei titoli che oggi hanno fatto la parziale fortuna di qualche bilancio diventeranno come il cerino che si sta spegnendo tra le dita. Ma allora molti dei problemi di oggi avranno trovato una soluzione.