MARIA TERESA COMETTO, CorriereEconomia 23/11/2009, 23 novembre 2009
Nel barile più carta che oro nero - I derivati finanziari valgono 7 volte la domanda reale: prezzi guidati dai raider, non dalla materia prima - Se la Grande Mela è la capitale del trading sul petrolio, trattato al New York Mercantile Exchange (Nymex), la City è il paradiso degli speculatori, tanto da dare il nome London Loophole a una delle scappatoie usate per eludere i controlli della Commodity Futures Trading Commission (Cftc), la commissione Usa di vigilanza sui contratti derivati che riguardano le materie prime
Nel barile più carta che oro nero - I derivati finanziari valgono 7 volte la domanda reale: prezzi guidati dai raider, non dalla materia prima - Se la Grande Mela è la capitale del trading sul petrolio, trattato al New York Mercantile Exchange (Nymex), la City è il paradiso degli speculatori, tanto da dare il nome London Loophole a una delle scappatoie usate per eludere i controlli della Commodity Futures Trading Commission (Cftc), la commissione Usa di vigilanza sui contratti derivati che riguardano le materie prime. Quanto e come chiudere queste scappatoie è uno dei temi più scottanti oggi in discussione al parlamento di Washington. Le bozze di legge elaborate dalla Camera e dalla Casa Bianca di Barack Obama per ora sono sembrate insoddisfacenti ai più. Leggi amiche Molti politici, trader, lobbisti impegnati in questa battaglia sono legati da un comune filo rosso: l’appartenenza, attuale o passata, a Goldman Sachs, la banca d’affari di Wall Street regina della speculazione sulle commodity e in particolare sul petrolio. In Goldman Sachs ha lavorato per quasi 20 anni Gary Gensler, messo da Obama a capo della Cftc: dal 1997 al 2000 era stato con Robert Rubin – anche lui ex GS – al ministero del Tesoro sotto Clinton, promuovendo fra l’altro il Commodity Futures Modernization Act (Cfma). Proprio quest’ultima legge, firmata nel dicembre 2000, ha dato il via al boom della speculazione sul petrolio secondo parecchi critici fra cui Kenneth Medlock e Amy Myers Jaffe, due studiosi del Baker Institute for Public Policy alla Rice University di Houston, Texas. Nella loro ricerca appena pubblicata mostrano, dati alla mano, come il peso degli speculatori sia schizzato all’insù con quella legge, che ha «aperto la strada a una regolamentazione più lasca di nuovi prodotti di gestione dei rischi sul petrolio », dai contratti swap ai fondi d’investimento indicizzati ed Etf (Exchange traded fund) specializzati su questa commodity. La stessa Cfma «ha reso più facile per gli operatori finanziari aggirare i limiti alla speculazione » previsti negli Usa, permettendo di fare trading sui circuiti alternativi Otc (Over the counter, non regolamentati) e di Londra. Così i futures sul petrolio nelle mani degli speculatori sono passati dal 20% di tutto il mercato nel 2002 al 50% di oggi, mentre l’intero volume dei futures è esploso: nel ’90 corrispondeva a 150 milioni di barili al giorno, il 130% più della domanda reale della materia prima; oggi è pari a 600 milioni di barili al giorno, sette volte la domanda reale. A questo livello, sostengono Medlock e Myers Jaffe, sono le aspettative di chi scommette su ulteriori rialzi del petrolio a guidare il mercato, fino a spingerlo ai 147 dollari al barile del 2008. «Solo quando i prezzi alti causano il calo della domanda e la crescita dell’offerta, facendo aumentare le scorte, la realtà del mercato fisico si riafferma» spiegano gli studiosi. Oggi Gensler ammette gli errori del Cfma e nel suo nuovo ruolo di presidente della commissione di vigilanza vuole redimersi cercando di chiudere le scappatoie. Anche il presidente e ceo di Goldman Sachs Lloyd Craig Blankfein si è detto pentito la settimana scorsa per aver «partecipato a cose che erano chiaramente sbagliate» e ha chiesto scusa, ma intanto la sua banca continua a macinare profitti con il trading: 3 miliardi di dollari nel secondo trimestre 2009 realizzati con la divisione Fixed Income, Currency and Commodities. Lobby A difendere i propri interessi, Blankfein ha poi assunto come lobbista a Washington Michael Paese, ex funzionario della Commissione finanze della Camera presieduta da Barney Frank, il deputato democratico autore di una delle bozze di leggi troppo amiche di Wall Street secondo il Times . Intanto a Londra brilla la stella di Isabelle Ealet, la responsabile globale delle Commodities per Goldman Sachs, 32ª nella classifica Fortune delle donne più potenti al mondo: ex trader di petrolio per la compagnia francese Total, lavora in Gs dal ’91 e oggi comanda oltre 200 professionisti attivi su varie piazze, da New York a Houston, dalla City a Tokio. I suoi analisti erano stati i primi a scommettere sul petrolio a 100 dollari il barile nel 2005 quando costava solo 40 dollari; ora lo vedono a 95 dollari entro il 2010.