Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  novembre 23 Lunedì calendario

BRENDA

(Wendell Mendes Paes) Belem do Parà (Brasile) 28 novembre 1977, Roma 20 novembre 2009 (asfissiata nel suo miniappartamento di via Due Ponti da un piccolo incendio). Trans. Divenne famosa poche settimane prima di morire con lo scoppio dello scandalo che portò alle dimissioni del presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo • «[...] La conoscevano tutti ”la Brendona’. ”Quella con due tette così”, disse Natalì, la ”favorita” di Piero Marrazzo, prima ai cronisti e quindi ai carabinieri, indicandola come la trans che le aveva conteso il Governatore e che prima di tutti lo aveva ”ricattato”. ”Con un video erotico girato insieme a un’altra trans”, aggiunse. Simile a quello che i carabinieri della stazione Trionfale avevano rubato la mattina del 3 luglio in via Gradoli. Ma più lungo, articolato. E finito chissà dove. Provò a nascondersi, Brenda, ma senza fortuna. La sera del 24 ottobre, il falansterio mangiato da ruggine e incuria di via due Ponti 180, dove lei viveva come un topo in un seminterrato soppalcato di scarsi dieci metri quadri, si consegnò ai suoi assedianti, sbirri e giornalisti, mostrando la sua preda. Una trans che si presentò come ”China” e che per le cronache diventerà, senza esserlo mai stata, la convivente di Brenda, la indicò ai fotografi e alle telecamere, invitando a mollare finalmente la presa. Brenda, fasciata in una maglietta bianco panna, si mostrò per quel che era. Un donnone da un metro e 90, il corpo esile e le braccia lunghe e muscolose, con mani grandi quasi quanto il suo seno da cartoni Manga che le era costato una fortuna. Parlava un ottimo italiano e aprì il suo ”appartamento” dove, disse, almeno una volta era venuta a trovarla ”Piero”. E che sarebbe diventato la sua tomba. In un angolo, due fuochi e un lavandino che perdeva. Al centro un divano letto coperto da un foulard leopardato. Un piccolo armadio a due ante. Un soppalco dove infilarsi rannicchiati. Quella sera, Brenda ammise che quel secondo video dell’ex governatore del Lazio effettivamente esisteva. Che lo aveva girato [...] con una tale ”Michelle”, trans che lei sapeva ormai a Parigi. Ma che la sua copia, lei, l’aveva distrutta. Subito dopo l’arresto dei carabinieri del Trionfale. Subito dopo che la faccia di Piero aveva preso a occupare lo schermo tv per lo scandalo che lo aveva travolto.Il 30 ottobre, i carabinieri del Ros provarono a farle ripetere quella storia. Ma non ci fu verso. Brenda non ne voleva sapere. ”Non conosco Marrazzo - si legge nel verbale redatto quel giorno negli uffici dell’Anticrimine dell’Arma - vero, vivevo con una tale ”Michelle’, ma lei è partita e Natalì ci accusa di cose non vere. Non ho mai subito né rapine, né minacce dai carabinieri. Metto a disposizione il mio cellulare, specificando che se avessi avuto qualcosa da nascondere lo avrei già distrutto”. Non era una tipa semplice, Brenda. E i carabinieri lo avevano imparato subito. Fumava a catena e beveva in modo smodato, compulsivo. Fino a tre, quattro bottiglie di whisky scozzese ”Ballantine’s” al giorno, allungandolo quando capitava con ”Red Bull” o sciogliendo nel bicchiere gocce di ”Minias” (potente sonnifero e ansiolitico). La pressione per Marrazzo la attacca, se possibile, ancora di più alla bottiglia. Ma la convince, l’1 novembre, a raccontare al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo quello che ha taciuto ai carabinieri. ” vero - ammette a verbale - l’ex governatore è stato un mio cliente. Ho girato io il video che ci ritraeva insieme a Michelle. Ma l’ho distrutto. Durante i nostri incontri, facevamo uso di cocaina e la droga me la forniva Gianguarino Cafasso (il pappone che con i carabinieri organizza la trappola del 3 luglio in via Gradoli, che proverà a vendere il video del Governatore e verrà trovato morto per overdose in un albergo sulla via Salaria a metà settembre). Esistono anche delle foto con Marrazzo. Le scattammo in una casa con piscina”. L’ex governatore, interrogato neppure ventiquattro ore dopo, confermerà quelle circostanze. [...] E per Brenda [...] evidentemente, comincia la fine. diventata un problema. Per tutti e anche con se stessa. Da quel giorno, i carabinieri non la cercano più. Ma per tutti Brenda è ormai la ”trans che parla”. La ”fuori di testa” che verosimilmente custodisce segreti capaci di gettare nel fango altri nomi che contano. Se qualcuno si sente minacciato, il suo nome è ormai un’ossessione. Lei, in realtà, tace. Non alimenta ”l’indovina chi” della sua clientela. Ha bisogno di soldi e si rimette sul marciapiede come sempre. Anche se, nella notte tra l’8 e il 9 novembre, dei romeni la aggrediscono rubandole il cellulare. La reazione è di furore e follia. Aggredisce la pattuglia dei carabinieri che le presta soccorso e prende a battere la testa sul marciapiede. Le sue amiche raccontano che torna a farsi di ”Minias” per dormire. [...]» (Carlo Bonini, ”la Repubblica” 21/11/2009).