Emanuele Scarci, Il Sole-24 Ore 23/11/2009;, 23 novembre 2009
FRIGORIFERI IN FUGA DALL’ITALIA
Addio, o quasi, al frigorifero Made in Italy: in nove anni ne abbiamo persi più di 4 milioni. La produzione è scesa dal picco degli otto milioni del 2000 ai 3,6 dell’anno scorso. Un tracollo. Con questo trend tra qualche annodovremo importarli dalla Polonia e dalla Repubblica Ceca. Oggi dagli stabilimenti esteri di impresecon base in Italia escono 3,9 milioni di pezzi, il 52% del totale. Siè superata, insomma, la soglia psicologica della metà.
Per fortuna il peso degli altri prodotti "importanti" delocalizzati è minore: l’anno scorso, su 13 categorie, le industrie italiane hanno sfornato 52 milioni di pezzi, ma di questi 16,5 milioni sono usciti dalle loro linee di produzione nei Paesi a basso costo del lavoro.
In soldoni, un terzo della produzione viene realizzata all’estero. In Italia si produce il 100% di piani cottura e forni, il 92% di lavatrici, l’81% di cappe aspiranti e il 64% di lavastoviglie, ma appena il 52% di caldaie e il 44% di scaldabagni elettrici. Mentre la quasi totalità dei condizionatori murali ha preso, da tempo, la via dell’Asia come, del resto, hanno fatto i piccoli elettrodomestici.
«La multilocalizzazione produttiva – osserva Piero Moscatelli, presidente di Ceced Italia, l’associazione dei produttori di elettrodomestici – risponde non solo a esigenze di razionalizzazione dei costi ma anche alla volontà di servire i nuovi mercati, per esempio l’Est, e risultare competitivi». Come dire: il costo del lavoro per unità di prodotto di un operaio polacco è meno della metà di quello italiano e non si possono conquistare i mercati dell’Est producendo con costi italiani.
La crisi ha colpito duramente l’industria nazionale del settore (seconda per peso soltanto all’auto) che ha accusato, in un triennio, una perdita del 30% dell’export.E un ampio ricorso alla Cig. «La Cig – sostiene Massimo Rosini, chief technical officer di Indesit – si è resa necessaria in una situazione di forte rallentamento della domanda. Il peggio sembra essere alle spalle ma è prematuro fare previsioni sull’utilizzo di questo strumento per il prossimo anno ». Mentre Luigi Bidoia di Prometeia osserva che «la produzione è tornata ai livelli di metà anni Novanta e su questo calo pesa la tendenza, ormai irreversibile, alla delocalizzazione produttiva ». Ma gli industriali continuano a investire sull’innovazione: secondo Ceced, 5 miliardi negli ultimi dieci anni. «Prima della crisi – aggiunge Moscatelli – il Mol era attorno al 2-3% ma oggi è quasi scomparso. I produttori in Italia non possono più continuare a reggere da soli gli investimenti in innovazione perché lo sviluppo di prodotti super-efficienti costa sempre di più».
Intanto la morsa della crisi concede una tregua: secondo le rilevazioni di Gfk Panelmarket, nel terzo trimestre i grandi elettrodomestici hanno registrato un calo del 6,5% a 981 milioni, che scende al 6,4%, a 2,84 miliardi, nei primi 9 mesi.«Ci sono ”interviene Dario Putignano, business director di GfK retail Italia ”importanti segnali di ripresa rispetto all’estate.
Non è ancora la normalizzazione ma il peggio è passato. Di positivo c’è che i prezzi hanno tenuto grazie al profondo rinnovo delle gamme di prodotti». Una ripresa che, se sarà confermata, si realizzerà senza la spinta degli incentivi legati alle ristrutturazioni edilizie: un autentico flop. Funzionano invece quelli in vigore (fino al 2010) per frigoriferi e congelatori ad alta efficienza: nell’ultimo biennio sono stati sostituiti 1,3 milioni di frigoriferi e congelatori obsoleti, il 4,5% del parco installato. Un’esperienza replicabile per gli altri prodotti? «I tecnici del ministero dello Sviluppo economico - conclude Moscatelli – l’hanno avallata: costerebbe pochissimo all’erario. Ora però spetta al ministro Tremonti recepirla e inserire un emendamento nella Finanziaria ».