Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  novembre 23 Lunedì calendario

IL TAGLIO DELLA SPESA? COMINCIA IL 16 DEL MESE

«Al 21 del mese i nostri soldi erano già finiti» cantava Lucio Battisti nel 1972. Trentasette anni dopo e in piena crisi economica il consumatore non aspetta di trovarsi con le tasche semi-vuote per iniziare a contenere gli acquisti dei beni di prima necessità. L’incubo della quarta settimana non è svanito, anzi. A cambiare è stato invece l’italiano medio, diventato più previdente e consapevole. Il giorno "X" scatta il 16 del mese e la frenata degli acquisti arriva già dalla terza settimana. Lo rivelano i dati forniti da Gfk Eurisko.
La parola d’ordine diventa "pianificazione": rispetto a tre anni fa il consumatore è pronto a rimodulare il carrello della spesa al supermercato, con uno scontrino medio che diminuisce con il passare delle settimane. Una vera e propria polarizzazione degli acquisti, dove i due estremi sono la prima e la quarta settimana. Nei primi sette giorni, quando lo stipendio ha rimpinguato le casse familiari, si pensa agli stock: detersivi, prodotti per l’igiene personale, pasta, riso e olio. Nella seconda e terza settimana si integra riducendo sempre di più la spesa, nell’ultima si compra lo stesso necessario, i freschi e i freschissimi. Tanto che la forbice tra i primi e gli ultimi giorni si allarga di ben 30 euro.
Diversa era la situazione solo tre anni fa, quando gli acquisti erano più equamente distribuiti tra le settimane, con una differenza tra i primi e gli ultimi giorni del mese di soli 13 euro. «Il consumatore - sottolinea Giorgio Redolfi, general manager Gfk Eurisko divisione Panel Services - è diventato più evoluto: le fluttuazioni dei prezzi del passato lo hanno abituato a cercare le occasioni in canali più convenienti come i discount, nel private label o nelle attività promozionali. Tanto che oggi diventa più attento a fare i conti con il proprio budget di spesa, facendo di necessità virtù». Questo spiega la spesa media sui beni di prima necessità che secondo la società di ricerche di mercato è rimasta stabile.
Per A. Claudio Bosio, vicepresidente di Gfk Eurisko, questa nuova tendenza segna la nascita del «consumatore neoconcreto, che non è disposto a fare rinunce, ma modifica la propria strategia di spesa». Sulla stessa lunghezza d’onda è Sabino Gravina, direttore marketing e strategie Italia del Gruppo Salumificio Fratelli Beretta ed esperto di consumi. «La crisi ha colpito profondamente la classe media, che però vuole difendere il proprio status: è più attenta e più preparata sui prezzi rispetto al passato, non vuole rinunciare alla qualità, ma sa che può risparmiare e coglie le occasioni più interessanti».
Sullo sfondo una situazione economica che non manca di destare preoccupazione. Gli ultimi dati Istat rivelano che tra il luglio 2008 e il giugno 2009 il potere di acquisto delle famiglie è diminuito dell’1% rispetto al periodo aprile 2008-marzo 2009. Mentre il quadro complessivo dei consumi aggiornato ad agosto mostra un calo del 2,9% rispetto a un anno prima. A questo si aggiunge il clima di fiducia dei consumatori che secondo l’Isae a ottobre è tornato a scendere da 113,6 a 111,7 riportandosi su valori dello scorso agosto.
Tira le somme Benedetto Coccia, coordinatore scientifico dell’area sociale umanistica dell’Istituto di Studi Politici San Pio V di Roma, che ha dedicato al tema una recente pubblicazione: "La quarta settimana. I consumi e il risparmio degli italiani che non arrivano alla fine del mese". «Negli anni Settanta la crisi monetaria internazionale e la conseguente svalutazione del dollaro unite alla crisi petrolifera determinarono una crisi inflazionistica che portò a modificare l’atteggiamento delle famiglie nei confronti degli acquisti di beni e servizi. Con il risultato di una rinnovata austerità, di una minore ricerca del soddisfacimento dei bisogni secondari e degli aspetti qualitativi del consumo». Oggi una nuova "evoluzione della specie", come spiega il presidente del Consumers’ Forum, Sergio Veroli, tratteggiando un nuovo identikit, quello del «consumatore virtuoso: più attento a non sprecare, al rapporto prezzo/qualità, all’ambiente e all’essenziale».