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 2009  novembre 21 Sabato calendario

EGITTO-ALGERIA: SCONTRO CONTINUO

Una pausa per la preghiera del venerdì, tutti uniti rivolti in ginocchio verso la Mecca. Poi via di nuovo, in strada con i bastoni a gridare contro i fratelli di fede, musulmani certo, ma avversari sul campo. In Africa, nella guerra del calcio - quella che da una settimana vede di fronte Algeria ed Egitto - ci sono stati ieri altri scontri, altri feriti, altre scaramucce diplomatiche.
L’Algeria andrà al mondiale che si giocherà in Sudafrica l’anno prossimo. Mercoledì ha vinto 1-0 lo spareggio contro l’Egitto in campo neutro in Sudan, a Karthoum. Una partita diventata necessaria per le qualificazioni dopo che al Cairo, quattro giorni prima, di sabato, gli egiziani con un 2-0 a tempo scaduto avevano raggiunto la stessa Algeria in testa alla classifica del girone. Ed è stata la partita del Cairo a segnare l’inizio della guerra del calcio africano. I tifosi egiziani in corteo nella loro capitale decidono di fare gli onori di casa scagliando pietre contro il pullman della nazionale appena sconfitta. Innescando la rappresaglia degli algerini contro tutto quello che è legato alla terra delle piramidi e dei faraoni: ad Algeri lunedì notte è stato devastato il quartier generale della compagnia telefonica Djezzy, filiale dell’egiziana Orascom. In pochi giorni centinaia di egiziani sono stati costretti a fuggire dall’Algeria.
A Karthoum stranamente non è successo nulla di grave: 15mila poliziotti attorno allo stadio sono riusciti a contenere le migliaia di tifosi delle due fazioni arrivati in Sudan con i voli dell’areonautica e il sostegno patriottico delle autorità statali, competenti e non. La guerraè continuata comunque, a distanza, anche a giochi ormai fatti per il mondiale.
Giovedì, l’Egitto ha risposto richiamando per consultazioni l’ambasciatore in Algeria. E ha espresso «estremo risentimento » all’ambasciatore algerino al Cairo. Ieri il governo algerino ha convocato l’ambasciatore egiziano per lamentare l’escalation della vicenda.
E sempre ieri, prima e dopo la preghiera, migliaia di tifosi egiziani hanno contrattaccato invadendo le strade di Zamalek, il quartiere del Cairo dove ha sede l’ambasciata algerina. Sono volate pietre e bottiglie infiammabili, tra vetrine distrutte e auto ribaltate: 35 feriti tra agenti e dimostranti. Alaa Mubarak, uno dei due figli del presidente, ci ha messo del suo dicendo che «l’Egitto ha sopportato abbastanza» e che i legami di fratellanza araba «vanno rispettati solo se anche gli altri lo fanno ». A niente sono valsi i richiami della Lega Araba e del grande imam dell’Egitto Qaradawi.
La guerra fino a ieri non ha fatto morti, solo per fortuna. Mentre l’esultanza e la gioia della vittoria hanno causato, ad Algeri, 18 morti nei festeggiamenti oltre ai 145 decessi dovuti a infarto.