Antonella Baccaro, Corriere della Sera 21/11/2009, 21 novembre 2009
ROMA – L’Italia imbianca e la prima neve non c’entra niente. Il Paese sta invecchiando, portandosi con sé tutti i turbamenti e le incertezze dell’età più matura
ROMA – L’Italia imbianca e la prima neve non c’entra niente. Il Paese sta invecchiando, portandosi con sé tutti i turbamenti e le incertezze dell’età più matura. Lo racconta in mezzo a migliaia di numeri l’Annuario dell’Istat 2009 che registra un dato appariscente: in trent’anni gli under 15 si sono ridotti di un terzo. I ragazzini insomma, cedono il passo agli anziani: nel Nord e nel centro del Paese gli ultrasessantacinquenni hanno raggiunto e sorpassato il 21% del totale. Racconta l’Istat che, a fine 2008, la popolazione italiana ha superato quota 60 milioni di abitanti, con un incremento ancora una volta dovuto all’apporto degli stranieri che rappresentano ormai il 6,5% della popolazione. Il dato da focalizzare è il progressivo invecchiamento: siamo la seconda nazione europea, dopo la Germania, e nel mondo, dopo il Giappone, in cui si manifesta questo processo. In tutte le regioni italiane ormai il numero degli anziani supera quello dei vecchi, tranne in Campania. Per capirci, nel 1979 aveva fino a 14 anni il 22,6% della popolazione, a fine 2008, soltanto il 14% (15,4% nel Mezzogiorno): i diciottenni sono solo l’1,009% degli italiani. Per contro gli ultrasessantacinquenni sono passati in un trentennio dal 13,1% al 20% (17,7% al Sud), di questi il 5,5% ha superato gli 80 anni. Le cause principali sono due, spiega Antonio Golini, ordinario di Demografia all’Università La Sapienza di Roma: «Prima di tutto in Italia il tasso di fecondità è, quanto quello tedesco, uno dei più scarsi d’Europa ». Nel rapporto Istat si fa rilevare che il numero medio di figli per donna nel 2008 è stato dell’1,41 contro il 2,01 irlandese. Sebbene il trend sia quello di una crescita costante dal 1995 in poi, comunque alla fine in Italia il saldo tra morti e nati resta negativo. Una curiosità: i figli si fanno sempre più tardi, e forse anche per questo se ne fanno di meno. proprio italiano il primato dell’età più elevata della donna al parto: 31,1 anni contro una media dell’Ue a 27 di 29,5. D’altra parte nel nostro Paese la vita media degli uomini cresce (78,6 anni) e quella delle donne resta molto elevata (84). Nel panorama internazionale solo la Svezia, per i maschi, e la Francia e la Spagna, per le femmine, hanno condizioni di sopravvivenza migliori. «La nostra peculiarità – afferma Golini – è quella di un Paese che ha acquisito un controllo sulla morte precoce ma anche sulle nascite indesiderate. Dunque, non è un dato da valutare negativamente ». «Quella che era conosciuta come ’terza età’ si è spostata ben oltre i settant’anni – spiega Claudio Salmaso, amministratore delegato del network internazionale «Cinquanta e più people» che organizza iniziative per persone che abbiano superato il mezzo secolo ”: si tratta di gente vitale. Non si parla più di dentiere e pannoloni». Sì, ma il nostro Paese è pronto a affrontare i problemi dell’invecchiamento? Per dirne una, quelli legati alla salute: non è un caso che ben un terzo degli italiani, secondo l’Istat, dia un giudizio negativo del proprio stato, mentre il 38,8% dichiari di essere affetto da almeno una delle principali patologie croniche, a partire da artrite e artrosi. Risultato: dopo i 55 anni oltre la metà della popolazione fa uso di farmaci. «Che una popolazione invecchi non è certo a costo zero – prosegue Golini ”: richiede un riadattamento della società e dell’economia: in Italia tra i 55 e i 65 anni lavora solo il 33% della popolazione. intollerabilmente poco rispetto al 70% della Svezia». Nel nostro Paese l’età media di pensionamento sono i 60 anni e, tenuto conto di quanto si è allungata la vita, pagare le pensioni diventa sempre più oneroso. «Basti pensare – argomenta il demografo – che la durata di vita di una pensione è ben più lunga della durata di vita del pensionato: se un sessantenne in pensione arriva agli 80 anni, la sua pensione è durata 20. Ma se sua moglie 77enne la raccoglie con la reversibilità, può durare ancora 10-15 anni». Uno dei problemi è l’assistenza: con le donne che lavorano sempre più fuori casa è difficile che ci sia ancora una solidarietà intergenerazionale. «Ecco perché deve svilupparsi una solidarietà intragenerazionale – continua Golini ”: un sessantenne in pensione può aiutare un anziano non più autosufficiente » . Ma non ci sono soli problemi da risolvere: «Gli anziani oggi hanno tante esigenze nuove – racconta Salmaso ”: fare sport, stare bene in salute, viaggiare, incontrarsi. Tutto questo sta creando un nuovo target per chi fa marketing». Certo alcuni Paesi sono più avanti di noi in alcuni campi: in Italia, ad esempio, si fa ancora fatica a avvalersi delle tecnologie: solo il 9,9% degli ultra 65enni usa Internet, e la percentuale scende al 2,4 tra gli ultra 75enni. Ma la vita non è tutta davanti a un pc: «Quest’anno organizziamo le Olimpiadi internazionali – dice entusiasta Salmaso – ovviamente nel miglior spirito di De Coubertin...». Antonella Baccaro