Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  novembre 21 Sabato calendario

Francesco Alberoni scriveva giorni fa (il 20 ottobre) che «Persi gli ideali a cosa si rivolge la spinta uma­na? Solo al potere e al dena­ro»

Francesco Alberoni scriveva giorni fa (il 20 ottobre) che «Persi gli ideali a cosa si rivolge la spinta uma­na? Solo al potere e al dena­ro». Sì: ma è utile approfon­dire. In primo luogo, non dob­biamo confondere ideali con ideologie. Sono cose di­verse e anche nemiche. Inte­si come obiettivi di valore gli ideali acquistano centra­lità, nella politica, con l’Illu­minismo, non prima. La pa­rola «ideologia» viene poi coniata da Destutt de Tracy nel 1796, e dunque in sul fi­nire dell’Illuminismo, per di­re «scienza delle idee»; un significato letterale che non ha attecchito e che è stato stravolto dal marxismo, per il quale l’ideologia diventa killeraggio, e cioè un pensie­ro che non-è-più-pensato, un ex pensiero dogmatico e fanatizzato che appunto am­mazza il pensiero e le idee. Una seconda precisazio­ne verte sul rapporto tra ide­ali e democrazia. Che è un rapporto strettissimo ma soltanto moderno, recente. Aristotele distingueva tra governo dell’uno, dei pochi e dei molti, e poi tra il gover­nare nell’interesse proprio o nell’interesse comune. E per Aristotele la democrazia era il governo dei molti, o dei poveri, nel proprio inte­resse, e quindi un cattivo go­verno. Ma, attenzione, l’inte­resse comune che caratteriz­zava i buoni regimi non era, per lui, posto da ideali e tan­tomeno dall’ideale della li­bertà individuale del cittadi­no. Hobbes lo precisava lapi­dariamente: «Ateniesi e Ro­mani erano liberi, e cioè le loro città erano libere». La grossa differenza è che il mondo antico su su fi­no al Rinascimento non si proiettava verso il futuro ma si poneva come un au­mento, una crescita, delle origini. Alla stessa stregua non era «giovanilista»: l’au­torità, la auctoritas , spetta­va alla saggezza degli anzia­ni. Questa visione del mon­do venne rovesciata dal Ro­manticismo «scoprendo la storia» come una dinamica innovativa che porterà man mano a configurare la de­mocrazia liberale come l’ot­timo governo sospinto e rea­lizzato dai suoi ideali. Il re­troterra di questo sviluppo era che per la prima volta nella storia gli «esclusi» dal­la politica venivano effettiva­mente inclusi dal suffragio universale. Ma se questa in­clusione «perde gli ideali», e con essa il senso del «do­vere etico», allora il buon governo democratico va alla deriva. Si è detto che la politica è la guerra con altri mezzi. Oramai sarei più incline a di­re che la politica è il ladroci­nio, la pappatoria, con altri mezzi. Omnia Romae cum pretio , tutto a Roma si può comprare, scriveva Giovena­le. Invece oggi? Ci stupiamo che anche la sinistra venga travolta in questa frana. Ma perché? Le sue credenziali intellettuali risalgono all’im­mediato dopoguerra, a quando il Pci ereditò il gros­so della cultura idealistica (Crociana o Gentiliana che fosse) che allora dominava in Italia. Marx «rovesciò» la filosofia idealistica di He­gel. Un secolo dopo i nostri idealisti rovesciarono, a lo­ro volta, Croce e Gentile e si ritrovarono, senza alcuno sforzo, marxisti. Ma il Pci del Migliore era, di suo, spietato cinismo di potere nei vertici, e un partito di ideologia (non di ideale) nel suo apparato. E una vol­ta usciti di scena gli idealisti marxisti, a loro sono suben­trati, come nucleo dirigente del Pci, gli addestrati alle Frattocchie; addestrati, ap­punto, al killeraggio ideolo­gico, e per ciò stesso larga­mente incapaci di ripensar­si e di pensare ex novo . Il che lascia il Pd (oggi di Ber­sani) come un gruppo di po­tere – con nobili eccezioni, si intende – altrettanto ci­nico e baro dei gruppi di po­tere al potere.