Stefano Bartezzaghi la Repubblica 21/11/2009, 21 novembre 2009
A scrivere senza toccare la carta ci siamo abituati subito. Con l´arrivo dei programmi di scrittura elettronica l´umanità ha scoperto di essere prontissima ad abbandonare, e di colpo, il gesto di infilare il foglio in un rullo di macchina da scrivere
A scrivere senza toccare la carta ci siamo abituati subito. Con l´arrivo dei programmi di scrittura elettronica l´umanità ha scoperto di essere prontissima ad abbandonare, e di colpo, il gesto di infilare il foglio in un rullo di macchina da scrivere. Leggere senza mettere le mani su una pagina, invece, ispira enormi riluttanze. Si recalcitra, come cavalli davanti a un ostacolo che ispira poco. Eppure, dicono, è proprio in quella direzione che si sta andando. I lettori, questo variegato ma ostinato sottoinsieme dell´umanità medesima, ritengono che il libro sia insostituibile, che la lettura sia un´operazione solo apparentemente passiva e richieda l´interazione con un oggetto fatto di carta. Da secoli ascoltano con un orecchio solo le lamentazioni domestiche per la polvere, l´ingombro, le ditate inchiostrate sui candidi lini di tovaglie e lenzuola. Ora, però, queste loro radicatissime convinzioni sono messe a confronto con una concreta, e molto graziosa, alternativa all´invenzione di Gutenberg: l´e-book. Se ne parla da almeno un decennio, ma solo negli ultimi mesi sembra essere terminata la fase, un po´ mogia, dei prototipi. I nuovi prodotti elettronici per la lettura di libri e giornali, come il Kindle, sono indubbiamente meglio progettati dei loro antecedenti. Con il suo nome da merendina confezionata e il suo aspetto altrettanto sbarazzino, da gadget alla moda, il Kindle si ripromette di cambiare le nostre abitudini di lettura: scaricheremo i testi da Internet in ogni momento ce ne venga voglia, li potremo leggere ovunque e in ogni condizione, con la naturalezza con cui abbiamo acquisito le abitudini legate al telefonino (ecco, magari non guidando l´automobile). TUTTA questa naturalezza, però, tarda ancora a manifestarsi. Sarà per un diverso bilanciamento di pro e contro? La scrittura al computer si è imposta, a suo tempo, con velocità da primato. Ancora negli anni Novanta i giornali distribuivano a giornalisti e collaboratori risme di fogli predisposti, con margini già segnati, per la stesura dattiloscritta degli articoli nel numero di righe previste. In quattro e quattr´otto è scomparso il concetto stesso di «cartella»; la funzione di «copia-e-incolla» ha drammaticamente facilitato il plagio volontario e quello involontario; il testo è diventato disponibile a un numero qualsiasi di revisioni che lo lasciano però pulito; si può lavorare anche senza stampante e senza carta; nelle stilografiche l´inchiostro, dal poco uso, si secca; si compone la frase mentre la si scrive e non prima; eccetera (un elenco delle controindicazioni sarebbe più conciso, ma non di molto). Nella lettura a video, le comodità principali stanno nel formato, nella compressione dei contenuti e nel loro reperimento. L´apparecchio di lettura ha inoltre alcune funzioni - ci si immagina che presto saranno molte di più - che consentono di navigare nel testo e di supplire a quei vantaggi che troviamo, in mancanza di meglio, nella carta stampata: la possibilità di sottolineare, di istoriare il testo, di annusare il libro, di lasciarci il segno. Attività chissà poi da quanti (e quanto) effettivamente praticate: ma che evidentemente stanno per qualcosa che non si riesce a specificare meglio, e che ha a che fare con la manipolazione, la tattilità, la materialità dalla pagina. Persino quei taglietti, sorprendentemente dolorosi, che la carta dei libri a volte infligge sui polpastrelli a modo loro sembrano far parte di un´erotica della lettura, rispetto alla quale ogni supporto elettronico pare confinato al rango di mero succedaneo (da comprarsi infatti su Internet, come gli aggeggi da sex-shop). Un´erotica che non riguarda solo i bibliofili, che in tutta evidenza dal discorso degli e-book non sono toccati neppure minimamente: riguarda tutti. Ogni libro è diverso da ogni altro libro: non occorre troppo feticismo per ritenere addirittura che ogni copia sia diversa da ogni altra. L´e-book è invece un riproduttore neutro, come un´impianto stereofonico che resta quello che è quando lo si usa per Cherubini e quando per i Black Sabbath. Immaginiamo uno stadio di evoluzione tecnologica paragonabile a quello raggiunto da anni dai programmi di scrittura: ogni lettore potrà intervenire sul testo, scegliere tipo, formato e colore dei caratteri, l´interlinea e il bianco attorno alla pagina (tutte cose che con il computer si possono ovviamente già fare). A quel punto si sarà perfezionata la separazione tra il testo e il libro. Forse è proprio questa nudità sconcertante di un testo immateriale che ci rende incerti di fronte alla prospettiva di un e-Balzac, molto più che la prospettiva di vedere interrotta la lettura dall´esaurimento delle batterie o da un black-out. Il piacere del libro ci difende dallo sgomento del testo. Il libro è un apparato che rende il testo uno spazio da percorrere. Nel libro ci addentriamo; un testo scorre, come un panorama dal finestrino. Anche se possiamo stabilirne noi la velocità non è proprio la stessa cosa. Nell´editoria della carta stampata si vive un periodo di sospensione, il senso di un´imminenza. Qualcosa sta per cambiare: si conosce la via vecchia, appunto la stampa; si conosce la via nuova di distribuzione, Internet; non si conosce il percorso che porterà (e ci sta già portando, in maniera quasi inavvertita e non governata) da qui a là. probabile che con il tempo ci parrà naturale poter partire per una vacanza con un´intera biblioteca stipata in un oggetto pesante quanto un solo libro tascabile e poter comperare giornali e romanzi e poi balzare dall´uno all´altro senza muoverci dalla poltrona, sempre mantenendo le mani incolumi, e pulitissime. L´assuefazione a certe comodità è facile, non c´è motore dell´evoluzione più potente della pigrizia. Ma poi chissà quanto ci vorrà ancora prima che ci riesca di associare nuovi gesti (d´amore, ma anche apotropaici) a questi iPod per letterati (o lettori per lettori). Si può già dire, con certezza ormai acquisita, che ci stiamo mettendo più tempo di quanto non ce ne sia servito per abituarci agli euro o a non fumare nei locali pubblici.