Vladimiro Polchi, la Repubblica 21/11/2009, 21 novembre 2009
Social card, un anno dopo: com´è andata a finire? A 12 mesi dal suo lancio, la carta acquisti ha raggiunto meno della metà dei "bisognosi" previsti dal ministero dell´Economia: 627mila le richieste accolte e solo 450mila i beneficiari attuali, di fronte a una previsione governativa di un milione e 300mila persone
Social card, un anno dopo: com´è andata a finire? A 12 mesi dal suo lancio, la carta acquisti ha raggiunto meno della metà dei "bisognosi" previsti dal ministero dell´Economia: 627mila le richieste accolte e solo 450mila i beneficiari attuali, di fronte a una previsione governativa di un milione e 300mila persone. Cosa non ha funzionato? «Requisiti troppo stretti e procedure farraginose», rispondono i sindacati. La carta acquisti è come un normale bancomat, utilizzabile «per il sostegno della spesa alimentare, sanitaria e il pagamento delle bollette della luce e del gas». Con una particolarità: le spese, invece d´essere addebitate al titolare, vengono saldate direttamente dallo Stato. Quanto vale? 40 euro al mese, caricati bimestralmente. Istituita il 25 giugno 2008 con decreto legge 112/2008 e attuata con una serie di decreti ministeriali, la social card parte ufficialmente il primo dicembre 2008: due giorni dopo, alle ore 9.43 viene effettuato il primo acquisto tramite carta. Chi ne può fare richiesta? Pensionati e coppie con figli al di sotto dei tre anni, in stato di «bisogno assoluto». Rigidi i requisiti d´accesso: avere un reddito inferiore a 6mila euro l´anno o a 8mila se si ha un´età pari o superiore a 70 anni; avere un Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) inferiore a 6mila euro; non essere intestatario di più di una utenza elettrica e del gas; non essere proprietario di più di un autoveicolo; non detenere una quota superiore al 10% di immobili non a uso abitativo (per intenderci: non si può possedere un garage, un orto o una cantina). Nel febbraio 2009, i limiti di reddito sono stati adeguati al tasso di inflazione. Alla fine, quanti "fortunati" hanno vinto una carta acquisti? Il 26 novembre 2008, il ministro dell´Economia, Giulio Tremonti, annunciava che i richiedenti sarebbero stati 1 milione 300mila. Negli stessi giorni venivano inviate 780mila lettere ad altrettanti possibili beneficiari. Non solo. Secondo Tremonti, a regime la social card sarebbe costata allo Stato 450 milioni di euro. Soldi pubblici? Anche, ma non solo, visto che tra Eni e Enel le donazioni hanno toccato quota 250milioni di euro. I problemi iniziali avevano riguardato la scarsità dei negozi convenzionati e il ritardo nelle ricariche, tanto che a metà gennaio 2009, una carta su tre risultava senza credito. E oggi, a circa un anno dal lancio, come è andata a finire? I numeri ufficiali forniti ieri dal ministero dell´Economia parlano chiaro: 830mila sono le richieste ricevute, 627mila quelle accolte. Di queste, 364mila sono domande di pensionati ultrasessantacinquenni e 263mila di genitori con figli al di sotto dei tre anni. I beneficiari attuali della carta sono però solo 450mila (ben al di sotto del milione e 300mila attesi dal ministero dell´Economia), i soldi caricati sulle carte sono stati finora 306milioni e di questi sono stati spesi 240milioni, per un totale di nove milioni e mezzo di acquisti effettuati. Gran parte delle carte sono andate al Sud Italia, con la Sicilia a farla da campione. «Alcune regioni sono state fortemente penalizzate - criticano dalla Cisl Veneto - perché molti nostri anziani pur bisognosi per il solo possesso di un misero oro o di una cantina sono stati tagliati fuori». La Cisl sottolinea che su 180mila pensionati veneti con limiti di reddito sotto i seimila euro, nella regione a gennaio erano state rilasciate solo 12mila carte, contro le 100mila attivate in Campania (dove i pensionati aventi diritto sarebbero 140mila). «Il fatto che la carta non abbia funzionato dimostra che avevamo ragione nel dire che non era lo strumento adatto - sostiene Carla Cantone, segretaria generale del Spi-Cgil - mettere i soldi direttamente nelle pensioni degli anziani avrebbe almeno garantito il raggiungimento della platea prevista dal governo. Platea che per noi rimane comunque troppo ristretta rispetto all´effettivo numero di pensionati poveri. Uno strumento caritatevole come la social card si è dimostrato inefficace e oneroso. Inefficace, per i numeri che si attestano sotto al 50% delle previsioni; oneroso perché la carta ha degli alti costi di gestione e perché il credito viene sospeso ogniqualvolta un pensionato non rinnova il certificato Isee, che ha scadenza annuale. Non a caso - conclude la Cantone - a noi risultano molte carte vuote, unendosi così al danno la beffa».