Gabriele Beccaria, La Stampa 21/11/2009, 21 novembre 2009
sempre lui, il virus dell’influenza A, ma è un po’ cambiato: com’è nella natura di queste entità biologiche, ha appena realizzato una mutazione al proprio interno e ieri l’Oms - l’Organizzazione mondiale della Sanità - ha diffuso una notizia che ha fatto il giro del mondo e messo in apprensione milioni di persone
sempre lui, il virus dell’influenza A, ma è un po’ cambiato: com’è nella natura di queste entità biologiche, ha appena realizzato una mutazione al proprio interno e ieri l’Oms - l’Organizzazione mondiale della Sanità - ha diffuso una notizia che ha fatto il giro del mondo e messo in apprensione milioni di persone. La scoperta, che arriva dalla Norvegia, ha scatenato la domanda d’obbligo: l’influenza sta diventando più pericolosa? La risposta, al momento, è no. Gli scienziati si dichiarano ragionevolmente ottimisti, anche perché - spiegano gli esperti dell’Oms - «le mutazioni possono avvenire in modo sporadico e spontaneo». Fanno parte, quindi, dell’esistenza «standard» di ogni virus, ma, vista la diffusione mondiale dell’H1N1, il «significato di questa novità per la salute pubblica globale resta ancora non chiarito». A volte anche i ricercatori si fanno prendere dal burocratese. Resta comunque il fatto - ed è il punto essenziale - che il virus continua a essere sensibile ai due farmaci più diffusi, l’oseltamivir e lo zanamivir, universalmente noti in farmacia come Tamiflu e Relenza. In ogni Paese si sono quindi moltiplicati gli inviti alla calma. In Italia l’ha ribadito ieri l’Istituto Superiore di Sanità. «E’ una mutazione che lascia inalterata l’efficacia di antivirali e vaccino», ha sottolineato l’epidemiologo Gianni Rezza. A essere molto preoccupati, invece, sono i norvegesi. L’istituto di sanità ha reso noto che l’H1N1 modificato è stato isolato in due pazienti morti di influenza e nei tessuti di un terzo, in gravi condizioni. «Ora il virus potrebbe diventare più incline a infettare in profondità le vie aeree - è stato spiegato - causando una malattia più grave». Il condizionale resta d’obbligo, perché i dati restano frammentari. Altri casi sporadici di mutazione erano già stati rilevati nei mesi scorsi in molti Paesi, come Brasile, Cina, Giappone, Messico, Ucraina e Usa, e nessuno aveva alterato lo scenario già noto: quindi, non ci sono stati aumenti delle infezioni e nemmeno un temuto «boom» di vittime. Intanto, da un continente all’altro, stanno emergendo alcuni episodi considerati più gravi, quelli di malati che non rispondono alle terapie: è la dimostrazione che un ceppo dell’H1N1 ha sviluppato una «resistenza». Statisticamente si tratta di gocce nell’oceano, ma ieri, dall’ospedale gallese della University of Wales, a Cardiff, si è propagata l’altra notizia di giornata. E questa era più inquietante. E’ avvenuto il primo contagio accertato di una variante resistente al Tamiflu da «umano a umano». Tre persone hanno contratto il virus da altri due pazienti, mentre erano ricoverate per malattie non legate all’influenza. «L’insorgere di varianti dell’influenza resistenti al Tamiflu non è un fenomeno inaspettato nel caso di pazienti affetti da altri problemi di salute e il cui sistema immunitario è compromesso», ha dichiarato Roland Salmon, direttore del centro di monitoraggio per le malattie contagiose della sanità gallese. Il primo obiettivo delle sue parole era scongiurare una psicosi di massa e, infatti, ha aggiunto: «La variante non sembra essere più grave del virus che circola da aprile». Intanto il «chief medical officer» - il responsabile sanitario della regione - ha fatto sapere che «il sistema ospedaliero sta funzionando e tutti dovrebbero sentirsi rassicurati». Stampa Articolo