Filippo Facci, Libero 21/11/2009, 21 novembre 2009
NESSUNO SI INTERROGA SU QUELLE COSE TURCHE
Chissenefrega se il Capo dello Stato è stato in Turchia, che ci sia andato a fare, se abbia detto qualcosa di serio: siamo così deviati dal nostro ciarlare a saldo zero - Schifani che dice, Berlusconi che smentisce, e interviste, note, commenti, talkshow, retroscena, (...) (...) il nulla - da aver liquidato il viaggio di Giorgio Napolitano solo come un’assenza, un generico «essere all’estero» come se fosse andato a sciare anziché a rappresentarci da prima carica del Paese. I pochi articoli che ne davano conto naturalmente titolavano sull’Italia: «No al presidenzialismo» sparava la Stampa di mercoledì dopo aver mandato persino un’inviata ad Ankara, e «Forte sorpresa e irritazione» titolava Repubblica a sua volta supportata da un inviato che potesse cogliere sfumature e metafore mimetizzate in discorsi, inaugurazioni, celebrazioni, lectio magistralis e protocolli; è per questo che un presidente della Repubblica va in Turchia, è per questo che si passa il Bosforo e ci si intrattiene col presidente turco Abdullah Gul. Per parlare di Schifani. Poi qualcosa è filtrato, ma poco: «L’ingresso della Turchia come stato membro è un valore aggiunto per l’Europa, uno suo rafforzamento sulla scena mondiale» scandiva Napolitano sulla Stampa. C’era anche una lettera-articolo del ministro Franco Frattini sul Corriere di mercoledì: «La rivoluzione silenziosa turca nel cammino verso l’Europa»; in sostanza era il discorso d’inaugurazione della mostra «Venezia (continua)
(se piace poi lo metto tutto ma lo devo ribattere)