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 2009  novembre 20 Venerdì calendario

PERICOLO CRACK PER I BILANCI DI DIECI STATI AMERICANI

L’allarme degli Stati Uniti su debito e deficit non poteva risuonare nei giorni scorsi da un pulpito più autorevole, quello del presidente Barack Obama. Un allarme per le potenziali conseguenze di un laissez faire fiscale: spirali di perdite di fiducia, da parte di comuni cittadini come di grandi partner, nell’affidabilità delle finanze e nella solidità dell’economia americana. Ma l’allarme più urgente è quello che fa tremare le capitali degli stati: qui si stanno accumulando nuovi e minacciosi disavanzi da decine e centinaia di miliardi di dollari che, senza programmi di austerity e riforme, potrebbero continuare a peggiorare, portando grandi regioni del paese sul baratro dell’insolvenza e danneggiando l’economia nazionale.
L’associazione dei governatori ha stimato che i 50 stati americani stanno cercando di fare i conti con un passivo da forse 250 miliardi. Il Pew Center on the Sates, think tank che studia la salute fiscale degli stati, ha denunciato che ben nove stati accanto alla California, la cui crisi è stata finora la più pubblicizzata e nei mesi scorsi aveva costretto il governo locale a emettere cambiali, rischiano un vero crack. Stati, da una costa all’altra, che rappresentano un terzo dell’intera economia americana e dove vive un terzo della popolazione: dalla Florida all’Illinois patria di Obama, dal Rhode Island all’Arizona, dal Michigan al Nevada, dall’Oregon al Wisconsin fino al New Jersey.
Ancora una volta è la California a meritarsi gli onori della cronaca: ieri la più aggiornata analisi del suo bilancio ha trovato un buco da 21 miliardi da chiudere nel giro del prossimo anno e mezzo. Il rapporto dell’ufficio di analisi del parlamento locale ha messo in chiaro che la California avrà un passivo da 6,3 miliardi nell’anno fiscale che finiraà a giugno e di altri 14,4 miliardi nei dodici mesi successivi. Per tappare le falle è stato tra l’altro deciso un maxi-aumento del 32% delle rette universitarie. Il contagio della crisi è però sempre più diffuso e anche stati che per il momento non sono entrati nella "lista nera" dei dieci peggiori soffrono: New York è alle prese con un buco da dieci miliardi di dollari da chiudere nei prossimi 17 mesi.
La diagnosi del Pew Center sul malessere locale è spietata e non si presta a facili terapie, solo a dolorose scelte di maggiori tagli nelle spese dalla scuola alla sanità fino alle prigioni - e di nuove imposte. Soluzioni, cioè, che se salutari per i conti potrebbero a loro volta indebolire una già fragile ripresa economica. «Una miscela di fattori economici, politici e di gestione delle finanze hanno spinto la California sull’orlo dell’insolvenza - ha detto la reponsabile del centro, Susan Urahn ma altri stati affrontano sfide altrettanto ardue, le decisioni che prenderanno influenzeranno la rapidità con la quale il paese intero saprà riprendersi dalla recessione».
Qualche raccomandazione, tuttavia, emerge dal rapporto. Tra le cause dei dissesti statali nel mirino ci sono, al di là della caduta delle entrate, della disoccupazione e dei pignorameni immobiliari, anche la cattiva gestione delle risorse finanziarie e gli ostacoli politici nel passare budget ispirati al risanamento. Particolare vulnerabilità, inoltre, l’hanno mostrata stati con economie poco diversificate, quali Florida (costruzioni) e Michigan (auto).
Altri problemi dovrebbero presto sommarsi alla lista delle difficoltà di tutti e rendere sempre più urgenti strategie di risanamento: anzitutto l’esaurirsi dei fondi federali da 787 miliardi voluti da Obama, finiti in parte proprio a soccorrere gli stati. Questi aiuti dovrebbero svanire entro la fine del 2010.