Sergio Romano, Corriere della Sera 20/11/2009, 20 novembre 2009
n una risposta lei ha palesato qualche dubbio sulle parole attribuite a De Gasperi «in mancanza di una fonte autentica»
n una risposta lei ha palesato qualche dubbio sulle parole attribuite a De Gasperi «in mancanza di una fonte autentica». La fonte esiste e l’intervista, mai smentita, è apparsa sul Corriere Lombardo – quotidiano del pomeriggio – di venerdì-sabato 16-17 aprile 1954. L’articolo contiene sia l’intervista a De Gasperi sia a nostro padre ed è di Antonio Cendali. Incoraggiati dal fatto che lei, rispondendoci, ha manifestato la sua opinione sulle ragioni che avrebbero spinto De Gasperi a querelare nostro padre, pur se esulava dal nocciolo della questione, cioè la ricerca della responsabilità dell’incarceramento di nostro padre, le manifestiamo la nostra opinione su un fatto che pure esula dal nocciolo della questione. Cercando, infatti, nel nostro archivio il quotidiano che aveva pubblicato l’intervista di De Gasperi, abbiamo notato che né il Corriere , i cui servizi sul processo erano di Mario Cervi, né il Popolo , quotidiano della Democrazia cristiana, l’avevano ripresa. Noi pensiamo che la scelta di non riprenderla e di non darne notizia sia stata prudenziale: infatti, De Gasperi, in quell’occasione, non brillò certamente per carità cristiana. Noi siamo certi che oggi quell’intervista potrebbe fargli perdere molti punti sulla patente di santo. Alberto e Carlotta Guareschi Roncole Verdi (Pr) Cari Guareschi, Ho ricevuto e letto il testo dell’intervista che il Corriere Lombardo fece a vostro padre e a De Gasperi dopo la sentenza che condannò il primo a un anno di prigione. Per i lettori che non hanno seguito la corrispondenza precedente ricordo l’antefatto. Candido, di cui Guareschi era direttore, aveva pubblicato due lettere, apparentemente scritte da De Gasperi nel 1944, in cui questi suggeriva a un colonnello americano il bombardamento della periferia di Roma. Indignato, De Gasperi dichiarò che quelle lettere erano un falso e querelò Guareschi. Il tribunale gli dette ragione e condannò vostro padre. Dall’intervista concessa dopo la sentenza risulta effettivamente che De Gasperi, quando l’intervistatore gli annunciò che Guareschi sarebbe andato in carcere senza ricorrere in appello, disse: «Sono stato anch’io in galera e può andarci anche Guareschi». E dopo una breve pausa aggiunse: «E le assicuro che le carceri dello Stato democratico sono meglio di quelle della dittatura». Sono parole dure quasi sprezzanti. Ma De Gasperi cercò di spiegare questa reazione dicendo altresì: «Ho fatto questo processo di malavoglia. triste per un uomo che è vissuto in una casa di vetro dovere dimostrare di essere, che so, un ladro, un falsario. stata un’umiliazione dopo tanti anni dovere dimostrare di essere un onest’uomo. (...) Nel processo di diffamazione, succede sempre che il querelante deve difendersi. praticamente un processo contro di me». Posso comprendere che voi vediate in queste parole di De Gasperi il vendicativo compiacimento del vincitore. A me sembrano invece le considerazioni malinconiche di un uomo che aveva perduto nelle elezioni del 1953 la sua battaglia per la nuova legge elettorale e, qualche settimana dopo, la guida del governo. Era presidente della Dc, ma sapeva che il potere era ormai nelle mani di una nuova generazione. E non voleva passare alla storia come l’uomo che aveva chiesto agli stranieri di bombardare il suo Paese. Morì quattro mesi dopo, il 19 agosto 1954. Ps. Non so quali ricadute questa vicenda potrebbe avere sul suo processo di beatificazione. Ma non credo che possa incidere sulla sua statura e onorabilità di uomo di Stato. Quanto al Corriere e al Popolo , temo che il vostro sia un processo alle intenzioni.