Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  novembre 20 Venerdì calendario

n una risposta lei ha palesato qualche dubbio sulle parole attribuite a De Gasperi «in mancanza di una fonte autentica»

n una risposta lei ha palesato qualche dubbio sulle parole attribuite a De Gasperi «in mancanza di una fonte autentica». La fonte esiste e l’intervista, mai smentita, è apparsa sul Corriere Lombardo – quotidiano del pomeriggio – di venerdì-sabato 16-17 aprile 1954. L’articolo contiene sia l’intervista a De Gasperi sia a nostro padre ed è di Antonio Cendali. Incoraggiati dal fatto che lei, rispondendoci, ha manifestato la sua opinione sulle ragioni che avrebbero spinto De Gasperi a querelare nostro padre, pur se esulava dal nocciolo della questione, cioè la ricerca della responsabilità dell’incarceramento di nostro padre, le manifestiamo la nostra opinione su un fatto che pure esula dal nocciolo della questione. Cercando, infatti, nel nostro archivio il quotidiano che aveva pubblicato l’intervista di De Gasperi, abbiamo notato che né il Corriere , i cui servizi sul processo erano di Mario Cervi, né il Popolo , quotidiano della Democrazia cristiana, l’avevano ripresa. Noi pensiamo che la scelta di non riprenderla e di non darne notizia sia stata prudenziale: infatti, De Gasperi, in quell’occasione, non brillò certamente per carità cristiana. Noi siamo certi che oggi quell’intervista potrebbe fargli perdere molti punti sulla patente di santo. Alberto e Carlotta Guareschi Roncole Verdi (Pr) Cari Guareschi, Ho ricevuto e letto il te­sto dell’intervista che il Corriere Lombardo fece a vostro padre e a De Gasperi dopo la sentenza che condannò il primo a un anno di prigione. Per i lettori che non hanno se­guito la corrispondenza prece­dente ricordo l’antefatto. Candi­do, di cui Guareschi era diretto­re, aveva pubblicato due lette­re, apparentemente scritte da De Gasperi nel 1944, in cui que­sti suggeriva a un colonnello americano il bombardamento della periferia di Roma. Indigna­to, De Gasperi dichiarò che quelle lettere erano un falso e querelò Guareschi. Il tribunale gli dette ragione e condannò vo­stro padre. Dall’intervista concessa do­po la sentenza risulta effettiva­mente che De Gasperi, quando l’intervistatore gli annunciò che Guareschi sarebbe andato in carcere senza ricorrere in ap­pello, disse: «Sono stato an­ch’io in galera e può andarci an­che Guareschi». E dopo una bre­ve pausa aggiunse: «E le assicu­ro che le carceri dello Stato de­mocratico sono meglio di quel­le della dittatura». Sono parole dure quasi sprezzanti. Ma De Gasperi cercò di spiegare que­sta reazione dicendo altresì: «Ho fatto questo processo di malavoglia. triste per un uo­mo che è vissuto in una casa di vetro dovere dimostrare di esse­re, che so, un ladro, un falsario. stata un’umiliazione dopo tanti anni dovere dimostrare di essere un onest’uomo. (...) Nel processo di diffamazione, suc­cede sempre che il querelante deve difendersi. praticamen­te un processo contro di me». Posso comprendere che voi vediate in queste parole di De Gasperi il vendicativo compia­cimento del vincitore. A me sembrano invece le considera­zioni malinconiche di un uo­mo che aveva perduto nelle ele­zioni del 1953 la sua battaglia per la nuova legge elettorale e, qualche settimana dopo, la gui­da del governo. Era presidente della Dc, ma sapeva che il pote­re era ormai nelle mani di una nuova generazione. E non vole­va passare alla storia come l’uo­mo che aveva chiesto agli stra­nieri di bombardare il suo Pae­se. Morì quattro mesi dopo, il 19 agosto 1954. Ps. Non so quali ricadute questa vicenda potrebbe avere sul suo processo di beatificazio­ne. Ma non credo che possa in­cidere sulla sua statura e onora­bilità di uomo di Stato. Quanto al Corriere e al Popolo , temo che il vostro sia un processo al­le intenzioni.