Roberto Bagnoli, Corriere della Sera 20/11/2009, 20 novembre 2009
ROMA – Il ministro della Giustizia Angelino Alfano li ringrazia perché «è merito del vostro sistema dei controlli se la crisi in Italia è stata meno traumatica »
ROMA – Il ministro della Giustizia Angelino Alfano li ringrazia perché «è merito del vostro sistema dei controlli se la crisi in Italia è stata meno traumatica ». Il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta chiede pubblicamente «una mano per cambiare le cose» e promette che da gennaio «molte funzioni della P.A. saranno risolvibili grazie alla posta elettronica certificata». Il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera riconosce loro un ruolo centrale nella lotta all’evasione fiscale e li ringrazia «della collaborazione, spero di venirvi a trovare spesso». Il popolo dei 110 mila commercialisti esce, per un giorno, dall’invisibilità e conquista l’attenzione della politica e dei media, deciso a entrare nella stanza dei bottoni. «Perché oggi chi è fuori dal triangolo, governo-sindacato- grandi imprese», afferma il presidente Claudio Siciliotti aprendo i lavori del consiglio nazionale dei dottori commercialisti e revisori contabili, «è fuori dal gioco». All’auditorium di via della Conciliazione arriva il messaggio del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che assicura «la più ampia attenzione alle vostre problematiche». E arrivano da tutta Italia in 1.700, il 40% in più dell’anno scorso per partecipare alla «giunta» ma anche per sentire le parole trainanti del presidente, quello che ha tolto la polvere a una professione ancora al centro di pregiudizi e li ha tirati fuori dall’anonimato. Siciliotti non delude e comincia attaccando Michele Santoro che in una puntata di «Annozero» li ha dipinti come i terminali dell’evasione. «L’evasione è trasversale, non riguarda solo professionisti e autonomi», spiega, «e la soluzione va trovata invertendo l’attuale situazione che vede un fisco pesante e sanzioni leggere ». Quindi imposte soft ma per chi fa il furbo multe salatissime. Per Siciliotti l’attuale pressione fiscale «vera» in Italia, cioè depurata dall’economia sommersa, non è quella ufficiale del 42,8%, ma del 50,6%: la più alta d’Europa. Il leader dei commercialisti ha le idee chiare e le elenca. Partendo da un punto un po’ difficile: la richiesta della centralità del pensiero tecnico al posto della contrapposizione politica. Poi passa a cose più concrete. «Da anni chiediamo la conciliazione obbligatoria per alleggerire il carico dei processi civili, ora ci stiamo arrivando ma ci vogliamo essere anche noi». Il sistema duale non funziona e il collegio sindacale è riconosciuto come migliore garanzia di indipendenza. Per dimostrarlo Siciliotti manda sui teleschermi due interviste – fatte da lui negli Usa – ai premi Nobel dell’economia Joseph Stiglitz e Oliver Williamson che convengono sul fallimento del sistema anglosassone dei controlli e propongono di guardare al modello italiano. Chiede l’abolizione degli studi di settore per i professionisti – «non siamo tutti uguali» – e l’introduzione massiccia del redditometro. E poi, riferendosi al ministro dell’Economia, il perché dell’esclusione dei professionisti dalla Tremonti-ter. Siciliotti si consente una digressione sul «fuorviante dibattito tra posto fisso e lavoro flessibile quando fino ad oggi c’è stato un patto non scritto che consente a chi ha il posto garantito di lavorare poco e agli autonomi la licenza di evadere». «Ma non si può andare avanti così», afferma, appellandosi al senso di responsabilità citando Martin Luther King, Zygmunt Bauman e anche Walter Tobagi e Giorgio Ambrosoli. Roberto Bagnoli