Luigi Spinola, il Riformista, 20/11/2009, 20 novembre 2009
OBAMA REGGE, PAROLA DI GURU
Larry Sabato è stato ribattezzato ”il professore più citato d’America”. Ed è facile capire perché. Nessuno negli ultimi dieci anni ha azzeccato i risultati elettorali come ha saputo fare lui. Sabato con civetteria ha chiamato il suo frequentatissimo sito di analisi politica ”la sfera di cristallo” (http://www.centerforpolitics.org/crystalball/). Non millanta nulla. Le sue performance sono straordinarie. Nelle elezioni del 2004 il politologo della Virginia University indovina 525 risultati su 530 tra Congresso, Governatori e presidenziali. Nelle elezioni di mid-term del 2006 non sbaglia un colpo. E nel 2008 anticipa il trionfo di Obama negando al candidato democrat solo il voto di un grande elettore (364 invece di 365). Del resto Larry Sabato è stato il primo a scommettere sul senatore dell’Illinois. E il suo saggio più recente - The year of Obama - è dedicato al presidente. Di passaggio a Roma per una conferenza organizzata dal Centro Studi Americani, Sabato spiega al Riformista perché Obama non è un bluff. Scommette sulla riforma sanitaria. E se passa, il cambiamento promesso arriverà. E per i Repubblicani prevede un fosco futuro.
Professor Sabato, Obama ha ammesso martedì che non riuscirà a far chiudere Guantanamo entro la fine dell’anno. stata la sua prima promessa da presidente, ma solo l’ultima che non ha mantenuto. I dubbi sulla capacità del presidente di realizzare il cambiamento promesso si infittiscono. Le aspettative erano troppo alte?
Decisamente. Dobbiamo tornare indietro alla campagna presidenziale per capire perché le cose sono andate in questo modo. stata una campagna davvero rivoluzionaria, non abbiamo mai visto nulla del genere nella recente storia americana. La capacità di Obama di mobilitare la base ha trascinato alle urne persone che solitamente non ci vanno, in primis le minoranze e i giovani. E in molti hanno investito su Obama ambizioni e speranze. In parte la ”colpa” è di Obama stesso che ha alimentato grandi aspettative, anche con una serie di promesse. Da quando si è insediato alla Casa Bianca abbiamo scoperto che Obama è umano e come ogni Presidente è prigioniero delle circostanze. Non possiamo pretendere tutto subito. Dobbiamo avere pazienza.
In Afghanistan però sia gli alleati che i suoi generali segnalano che la decisione riguardo all’invio di nuove truppe va fatta con urgenza...
Personalmente sono d’accordo, sta ritardando troppo, però credo dipenda dalla sua naturale prudenza. Obama ha una mente accademica e vuole analizzare ogni possibile alternativa. Del resto l’opposto sarebbe peggio, pensi a Lyndon Johnson in Vietnam. Obama sta leggendo libri su questo adesso, su come Johnson ha gestito la guerra in Vietnam. E sa che il Vietnam ha distrutto la sua presidenza.
Eppure l’impressione è che Obama tentenni, faccia fatica a esercitare il potere e a prendere posizione…
vero nel senso che è molto cauto e questo sorprende i molti americani che si aspettavano una presidenza progressista, se non radicale. La verità è che l’unica decisione davvero audace e improvvisa che Barack Obama ha fatto nella sua vita è stata candidarsi alla presidenza prima del previsto. Altrimenti è una persona molto prevedibile e prudente. Lo era prima di entrare alla Casa Bianca e lo è rimasto.
Sappiamo cosa vuole davvero Obama, qual è il suo programma? I suoi detrattori lo accusano di essere un opportunista con un’agenda che muta a secondo della convenienza politica…
Obama ha detto chiaramente che la sua prima priorità è curare l’economia. E l’economia sta migliorando. Poi c’è la riforma della sanità, che sta gradualmente andando avanti e in qualche modo alla fine passerà. E infine c’è l’energia. Su questo terzo punto è improbabile che ottenga una legge seria sul cambiamento climatico. Ma sui primi due punti dovrebbe ottenere risultati. E sarà già un successo.
Lei quindi è convinto che la riforma della sanità alla fine passerà. Come si sta comportando Obama in quella che è forse la partita politica più difficile?
Ogni presidente democrat dai tempi di Harry Truman ha provato a far la riforma sanitaria e tutti hanno fallito. normale quindi che il processo sia lento e difficile e lo sarà fino al giorno in cui la riforma avrà il via libera. Sarà necessariamente un compromesso, una versione sbiadita della promessa iniziale. Ma sarà più di quanto qualsiasi presidente sia mai riuscito a ottenere.
Può essere -nel bene o nel male - il punto di svolta della presidenza Obama come lo fu per la presidenza Clinton?
Se la riforma affonda i democratici potrebbero andare incontro a una disfatta nelle elezioni di medio termine nel 2010. E la stessa presidenza sarà in pericolo. Obama non riuscirà a far approvare quasi più nulla nel primo mandato e potrebbe mettere a rischio la conferma nel 2012. Se la riforma passa come credo, Obama dimostrerà che è un presidente in grado di ottenere risultati concreti. E sarà più facile mandare avanti l’agenda del cambiamento. Ma la vera svolta possibile è legata allo stato dell’economia. Quando arriverà la ripresa, anche Obama - che peraltro gode ancora di una buona popolarità personale - recupererà pienamente la sua forza politica.
Tutta la carriera politica di Obama è segnata dalla ricerca della cosiddetta ”America viola”. E in molti hanno letto la vittoria del 2008 come un risultato della capacità del candidato di attrarre i voti degli indipendenti e perfino di alcuni repubblicani. Con la battaglia sulla riforma sanitaria però sembra tornata la tradizionale spaccatura tra i blu Democratici e i rossi Repubblicani. Viene il dubbio che l’America non-partigiana non sia mai esistita...
In effetti è stata una grande illusione, non esiste ”l’America viola”, non negli Stati Uniti di oggi. solo un ricordo del passato quando c’era una consistente ala moderata nel partito democratico e una componente liberal ugualmente significativa nel partito Repubblicano. E votavano in modo coerente, così i repubblicani liberal appoggiarono la battaglia per i diritti civili di Lyndon Johnson e i democrat più conservatori la rivoluzione fiscale di Ronald Reagan. Oggi in tutto il Congresso ci sono tre democratici veramente conservatori e otto repubblicani liberal...L’intero sistema è polarizzato, e lo è anche il Paese. La vittoria di Obama nel 2008 non ha cambiato nulla da questo punto di vista. Nel 2008 gli americani hanno scelto Obama perché ce l’avevano con Bush, non per altro.
Quindi paradossalmente la lezione di Karl Rove, il guru elettorale di George W. Bush - ”si vince mobilitando i tuoi elettori non conquistando il centro” - è ancora valida?
così, l’idea che Obama abbia vinto al centro è un’altra illusione mediatica. Se uno studia i dati scopre che meno del 10% degli americani si dichiara indipendente e tra questi uno su due non vota. Parliamo quindi del 4-5% dell’elettorato. Certo possono essere voti importanti ma il dato di fondo è che in questo Paese il 90% o più dell’elettorato è fermamente Democratico o Repubblicano. La partita la vince chi riesce a mobilitare il proprio elettorato.
Le recenti sconfitte dei Democratici, in Virginia e New Jersey, segnalano una tendenza nuova a livello nazionale?
Sì, ma è una tendenza naturale in un ”off-year”. In un anno non-elettorale, chi non è al potere riesce a registrare la propria opposizione alle urne. Nell’elettorato democrat invece c’è in parte delusione, perché il presidente non è perfetto come si sperava, in parte un sentimento di soddisfazione. Andranno a votare quando la posta in gioco sarà alta, nel 2012. Nel 2010 quasi sicuramente i Repubblicani recupereranno.
Obama e i democrat cosa possono fare per limitare i danni?
Per il Presidente la questione è un’altra: deve realizzare adesso la sua agenda, perché il quadro politico non sarà mai così favorevole, neanche se vince a valanga nel 2012. Farà di più nei primi due anni che negli eventuali successivi sei anni. Il partito democratico dal canto suo deve riuscire a mobilitare la base. E per farlo devono puntare a fare passare le riforme più importanti. Così perderanno meno seggi.
Crede sia possibile un remake del ’94, quando i Repubblicani guidati da Newt Gingrich conquistarono il Congresso cambiando la storia della presidenza Clinton?
improbabile. Credo che i democrat conserveranno una maggioranza, seppur ridotta, sia al Senato che alla Camera. difficile dare i numeri con un anno di anticipo. La mia previsione oggi è che i Repubblicani vinceranno qualche seggio al Senato - tra due e sette - e dimezzeranno lo svantaggio alla Camera, da 41 a 20 circa. Ma non credo che andremo incontro a una rivoluzione come nel ’94.
I Repubblicani sembrano aver ritrovato una certa vitalità. L’impressione però è che sia ancora in corso una battaglia per l’anima del partito, tra i conservatori duri e puri - come Sarah Palin - e coloro che vorrebbero una linea più pragmatica e moderata...
L’élite del Grand Old Party in buona parte ha capito che serve un linguaggio più moderato, inclusivo per vincere. La base però è convinta del contrario. Pensano che il partito nel 2008 abbia perso perché John McCain era un candidato troppo moderato. Questo è un errore che può risultare fatale.
Quindi oltre il 2010 prevede nuove sconfitte per i Repubblicani?
Nel 2012 probabilmente sceglieranno un candidato troppo conservatore. E se l’economia avrà recuperato, questa è la grande incognita, Obama dovrebbe ottenere senza grandi problemi un secondo mandato. Inoltre la tendenza demografica di lungo periodo, che il Gop sta provando disperatamente a ignorare, è molto sfavorevole. Perché entro la metà del secolo produrrà una maggioranza di americani che appartengono a minoranze. E l’elettorato sarà più giovane. Per questi elettori, i Repubblicani stanno troppo a destra e sono fissati su temi, dall’aborto all’immigrazione, che non hanno grande rilevanza sulla vita dell’americano medio.