Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  novembre 20 Venerdì calendario

«Continuarono le torture; volevano sapere dove avevamo lasciato le armi che, secondo loro, avevamo usato per uccidere Torregiani

«Continuarono le torture; volevano sapere dove avevamo lasciato le armi che, secondo loro, avevamo usato per uccidere Torregiani. Ad un certo punto fui costretto a inventare una scusa per sottrarmi alla violenza fisica (...) Li portai in uno scantinato dove si riunivano i collettivi della zona. (...) In pochi minuti rivoltarono tutto, ma di armi non c’era traccia. A quel punto due di loro tirarono fuori le pistole minacciando di uccidermi, tornammo in questura e fui sbattuto in una cella senza niente, bagnato e gonfio. Venni prelevato dalla cella credo nel pomeriggio, mi trascinarono per un po’ su e giù per le scale, e dopo un po’ venni portato dentro una camera. (...) Mi colpirono sulle tempie già gonfie, le fiammelle degli accendini sotto le piante dei piedi e sotto i testicoli, e il tentativo di introduzione del bastone nell’ano (...) Il pomeriggio che fu ucciso Torregiani mi trovavo in ospedale a lavorare in presenza di medici e di infermieri che in seguito testimoniarono a mio favore (1979, testimonianza di Sisinno Bitti, prosciolto per l’omicidio Torregiani; condannato a tre anni e mezzo per partecipazione a banda armata)