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 2009  novembre 20 Venerdì calendario

DUE ARTICOLI


ANTONIO SALVATI SULLA STAMPA DEL 20/11/2009
NAPOLI
Di lui si sapeva tutto, o quasi. Quel fisico robusto e le fattezze del volto malcelate da un berretto scuro avevano fatto il giro delle televisioni italiane e straniere. Si conosceva nome, cognome e residenza. Mancava solo sapere dove fosse e anche quest’ultima «curiosità» è stata soddisfatta. Ieri, poco dopo le sette, Costanzo Apice è stato arrestato: 27 anni, piccolo spacciatore, sarebbe l’uomo che ha estratto una pistola e ha ammazzato Mariano Bacioterracino, fermo davanti a un bar nel cuore del rione Sanità a Napoli. Per poi allontanarsi come se nulla fosse accaduto. «Questo arresto conferma la bontà della decisione di diffondere il video per identificare l’autore di questo brutale omicidio», ha detto Carlo Fucci, procuratore di Santa Maria Capua Vetere.
Non era andato molto lontano Apice. Nato a Mariano Comense, risiedeva a San Pietro a Patierno, periferia a Nord di Napoli. Lo hanno trovato a una quarantina di chilometri da casa, a Castelvolturno nel Casertano, rifugio preferito dai latitanti della camorra. Aveva trovato una sistemazione in un appartamento, i carabinieri lo hanno trovato con la moglie. Gli investigatori sospettavano che stesse per lasciare il suo nascondiglio per scappare altrove. Indizi che «lasciavano presagire la fuga dell’indagato» spiegano dalla Procura di Napoli, tali da rendere necessaria l’emissione di un decreto di fermo. Quel gesto scaramantico delle corna fatto mentre premeva il grilletto e il ghigno che indica una sorta di diabolica soddisfazione, avevano scatenato polemiche sull’opportunità della messa in onda di quelle immagini. Un omicidio di camorra in tv non si era mai visto prima. Fu la scommessa dei magistrati napoletani per cercare collaborazione, dopo mesi di lavoro andato a vuoto.
Scommessa vinta, visto che dopo qualche giorno un pentito di camorra, dopo aver visto quei fotogrammi, ha fornito agli investigatori elementi importanti per dare un nome a quel volto. Da quello sono partiti il procuratore aggiunto della Dda Alessandro Pennasilico e il pm Sergio Amato. Poi hanno atteso e ascoltato le conversazioni convulse dei familiari del presunto sicario. Loro avevano subito capito chi era quell’uomo immortalato dal sistema di videosorveglianza di un bar. «Se lo sono cantati», è la frase registrata da una cimice piazzata nella vettura di famiglia. Hanno cercato anche di convincerlo a costituirsi, per evitare guai peggiori. Gli investigatori hanno ascoltato i colloqui che vertevano sulla ricerca di un avvocato che non fosse del «sistema», cioè un legale che non difendesse camorristi. Stando all’interpretazione degli inquirenti i familiari di Apice volevano che il ventisettenne si consegnasse alle forze dell’ordine ammettendo le sue responsabilità, cosa che un «avvocato del sistema» non avrebbe mai permesso. Niente però è stato detto sul movente di quel delitto. Anche perché difficilmente i parenti più prossimi potevano conoscere realmente i motivi di quell’esecuzione così plateale. E questo è un altro aspetto raccapricciante di questa storia: l’esistenza di gruppi di fuoco pronti al minimo cenno ad eseguire missioni di morte e senza chiedersi nemmeno il perché. Secondo la pista più accreditata la vittima avrebbe pagato con la vita il suo coinvolgimento nell’assassinio di Gennaro Moccia avvenuto nel 1976 e indicato all’epoca come il capo di un potente clan di Afragola. Ma gli inquirenti sospettano che nemmeno il sicario sapesse perché Mariano Bacioterracino dovesse morire.

DARIO DEL PORTO SULLA REPUBBLICA DEL 20/11/2009
NAPOLI - Il video shock ha «certamente contribuito» a individuare il presunto assassino del rione Sanità, sottolinea la Procura di Napoli. Ciò nonostante, ammette il procuratore aggiunto Sandro Pennasilico, «non si è registrata quella sollevazione civile che forse sarebbe stato lecito aspettarsi dinanzi a un delitto commesso sotto gli occhi di tanta gente». Nella consapevolezza che la partita giudiziaria comincia adesso e non potrà essere breve, a poche ore dal fermo di Costanzo Apice gli inquirenti adoperano un profilo basso e riducono al minimo i commenti preferendo dedicarsi alla preparazione degli atti per l´udienza di convalida. Ma è anche vero che la scelta di mostrare in tv e sul web le sequenze dell´agguato era stata comunque a lungo meditata e poi molto criticata. Ecco perché Pennasilico, che insieme al pm del pool anticamorra Sergio Amato sta coordinando l´inchiesta, chiarisce: «Il video è stato decisivo. Senza la sua diffusione, con ogni probabilità, ancora oggi non avremmo avuto alcun nome iscritto nel registro degli indagati per questo episodio. Quindi - prosegue il magistrato - con il senno del prima e il senno del poi, dico che è stata fatta la scelta giusta, anche se sofferta». E infatti per l´arresto si complimenta con i carabinieri il ministro della Difesa Ignazio La Russa mentre il governatore Antonio Bassolino parla di «forte iniezione di fiducia nello Stato».
Altro discorso però è quello della reazione della cittadinanza dinanzi alla scena di un sicario che, pistola in pugno e passo lento, entra in una delle zone più popolari della città, uccide un uomo, si allontana facendo il gesto delle corna, svanisce nel nulla per sei mesi e se ne resta tranquillo fino a quando il filmato non fa il giro del mondo. Le immagini hanno risvegliato la memoria di un confidente, innescato una serie di commenti captati dalle intercettazioni e stimolato il ricordo di un collaboratore della giustizia. E hanno indotto l´unico indagato a comportarsi da latitante pur non essendo formalmente ricercato.
«Ma nessuna delle informazioni che aspettavamo è arrivata dalla gente comune», evidenzia non senza amarezza Pennasilico. Silenzio assoluto. Anche quando una parola avrebbe potuto aiutare l´uomo ripreso mentre, poco prima dell´arrivo del killer, indugiava sul luogo del delitto e per questo sospettato di aver svolto il ruolo di "palo" nell´azione criminosa. Alcuni dei testimoni sentiti durante le indagini lo conoscevano perché abita nella zona ma quando è stato mostrato loro il video non hanno fiatato, neppure per scagionarlo. stato lui a precipitarsi in Procura per chiarire l´equivoco dopo essere stato avvertito da parenti che avevano visto la televisione. Altrimenti sarebbe restato chissà per quanto tempo nel limbo dei possibili responsabili.