Luca Fornovo, La Stampa 20/11/2009, 20 novembre 2009
Spero che il ministero del Tesoro prenda una decisione saggia e proroghi fino ad aprile il termine per lo scudo fiscale»
Spero che il ministero del Tesoro prenda una decisione saggia e proroghi fino ad aprile il termine per lo scudo fiscale». Il numero uno della società di gestione Kairos, Paolo Basilico, ha precisato che «se lo scudo fiscale si dovesse chiudere il 15 dicembre si perderà il 50% dei benefici derivanti da questa manovra, mi auguro quindi che il ministero conceda più tempo». In genere il problema riguarda soprattutto gli hedge fund e i prodotti finanziari complessi che richiedono molti mesi per essere rimpatriati. L’amministratore delegato della Sgr ha, poi, fatto sapere, che il gruppo Kairos sta «riscontrando un forte interesse sullo scudo da parte dei propri clienti. E un’operazione che avrà successo». Presente nel risparmio gestito da dieci anni, Kairos ha masse gestite per 4,4 miliardi e opera nella gestione di fondi e patrimoni. Il taglio medio dei clienti supera i 3 milioni di euro. [FIRMA]LUCA FORNOVO TORINO Gli italiani sono tra i più tartassati d’Europa: più di metà dello stipendio se ne va in tasse. A denunciarlo sono i commercialisti: ieri il presidente nazionale, Claudio Siciliotti, nella relazione per la Conferenza annuale della categoria, ha invocato, quasi a mò di slogan, «fisco leggero e sanzioni pesanti». Certo con un debito pubblico così alto come quello dell’Italia, non sarà facile ridurre tasse come l’Irap, anche se «un mini-intervento», come lo chiama il sottosegretario all’Economia, Luigi Casero, sarà possibile. Ma nella caccia ai paradisi fiscali e ai beni di lusso, la Guardia di Finanza si è data molto da fare: nei primi dieci mesi del 2009 ha scovato 5,1 miliardi di euro dalla lotta all’evasione fiscale. Più in dettaglio i rilevi del Fisco nei primi dieci mesi per esterovestizioni e società-schermo, cioè tutti gli strumenti che gli evasori usano grazie all’aiuto di legislazioni fiscali offshore compiacenti, hanno un valore di 5,1 miliardi. E «rappresentano il 25% dei frutti della lotta all’evasione condotta dalla Guardia di Finanza», ha detto ieri Giuseppe Vicanolo, capo reparto Operazioni della Gdf. Tolleranza zero anche per i ”falsi poveri” e per questo negli ultimi 5 mesi sono stati 6 mila i controlli, per ogni mese, scattati dopo il rilevamento di beni di lusso, auto, natanti, immobili. Negli accertamenti legati al redditometro, al momento sarebbero emerse un migliaio di posizioni critiche. E parlando di paradisi, nella convention dei commercialisti, ieri il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, ha evidenziato «il ruolo essenziale dei commercialisti nella lotta all’evasione» stigmatizzando trasmissioni tv, come Annozero di qualche settimana fa che li ha rappresentati come categoria al servizio degli evasori. Tornando, invece, ai calcoli dell’istituto di ricerca dei commercialisti, la pressione fiscale reale nel 2008 non si attesta al già alto livello del 42,8%, come da stime ufficiali, ma al 50,6%, scavalcando tutte le classifiche europee. Il dato sul peso delle tasse va infatti misurato, dicono i professionisti del fisco, depurando il dato del Pil dalla quota di economia sommersa che comunque viene inserita nei calcoli ufficiali. Sulla stessa lunghezza d’onda, Giuseppe Morandini di Confindustria che ha parlato di «carico fiscale ormai arrivato a livelli insopportabili». Ma i margini d’azione sembrano ristretti. L’Irap, per esempio, «è una delle imposte da ridurre ma qualsiasi operazione da mettere in campo deve essere legata alla necessità di salvaguardare i numeri dello Stato e gli impegni assunti in sede europea», ha precisato ieri Casero, intervenendo alla convention dei commercialisti. I professionisti del fisco avevano chiesto di cominciare dalla deduzione dalla base imponibile Irap di alcune voci, come il costo del lavoro o gli interessi passivi per cominciare una «exit strategy» da questa imposta che ha un gettito di 38 miliardi, utilizzato per il 40% per finanziare la sanità. L’Italia ha, poi, un altro triste primato sulle tasse: è in fondo alla classifica mondiale che misura la semplicità per le aziende di pagare le imposte (136esima su 183 Paesi). Il risultato emerge dal rapporto «Paying Taxes 2010» realizzato dalla World Bank e Pwc, che però evidenzia come un eventuale taglio dell’Irap e lo snellimento della burocrazia italiana sono delle iniziative che potrebbero contribuire a migliorare la posizione in classifica del Belpaese.