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 2009  novembre 20 Venerdì calendario

L’AMORE PER IL MOSTRO RIVELA DISISTIMA E FRAGILITA’


Potremmo discutere della indubbia quota di patologia che affligge le loro menti; del disturbo che li colpisce, qualcosa che forse non prevede una diagnosi precisa, ma certo racconta di una personalità incerta, di un’autostima che corteggia lo zero assoluto. In fondo, i fan degli assassini sono sempre esistiti, e la dedizione degli ammiratori tanto maggiore, quanto più crudeli ed efferate le loro imprese criminali. Ogni giorno, nella cella di Erika De Nardo, oppure in quella di Pietro Maso, non poteva mancare una lettera appassionata, un messaggio d’amore, una proposta di matrimonio. Per una strana e distorta interpretazione della realtà, uno squallido omicida si ritrova così innalzato al rango di soggetto forte e trasgressivo; una specie di eroe, magari negativo, ma pur sempre un eroe, un essere possente, capace di scardinare regole e leggi. Come non amare tanta grandezza, come non desiderare di passarci insieme la propria vita?
Le bugìe
L’operazione, incredibile e non rara, riesce solo a patto di rispettare un paio di principi: il primo riguarda l’insipienza dell’ammiratore, di cui abbiamo detto. Il secondo poggia sulla capacità di negare la vigliaccheria che l’assassino solitamente mostra nel suo agire. Perché, sia chiaro, praticamente tutti i criminali approfittano di un’arma e della sorpresa per uccidere, quando addirittura non colpiscono alle spalle o si accaniscono su una vittima più fragile e debole. Veniamo al caso che ha stimolato queste poche riflessioni, l’incredibile vicenda di Angelo Izzo e della sua spasimante, la giornalista Donatella Papi, pronta ad impalmarlo. Non conosco la donna, quindi non posso attribuirle certo quell’insufficiente autostima che di solito contraddistingue la categoria dei ”fan dell’assassino”. Certo non è una ragazzina, e poi non pare persona priva sin qui di vita relazionale, di normali rapporti socialie professionali. Sono perciò costretto a sospendere ilgiudizio, sperando che il suo trasporto verso ilmostro delCirceo sia più che una semplice trovata promozionale.
Di Angelo Izzo posso dire qualcosa in più, in quanto l’ho incontrato, come consulente nella recente perizia psichiatrica disposta dal Tribunale di Campobasso per l’omicidio di Maria Carmela Linciano e di Valentina Maiorano, sua figlia, avvenuto nel 2005.
Partiamo dalle dichiarazioni di Izzo, quelle a proposito di Antonella Papie delle loro affinità elettive: «Ambedue
abbiamo un gran desiderio di ideali e delle belle bandiere».
Compassione! Qualcosa di simile lo raccontò durante gli
interrogatori innanzi al Procuratore di Cassino. Ai presenti, che si aspettavano di sentirei perché di un delitto insensato, e magari un cenno di pentimento, Angelo Izzo disse testualmente: «Quello
che mi ha sempre fregato nella vita, è che sono una persona troppo sensibile».
Compassione e sensibilità! Sgombriamo subito il campo dal dubbio che ci sia la follia dietro queste affermazioni.
La periziaha scavatoa lungo la sua storia e la sua mente
senza trovar nulla che ne abbia mai compromesso le capacità d’intendere e volere.
Resta il narcisismo, la provocazione, il desiderio distupire sempre e comunque. La sua misoginia, afferma oggi Izzo, è un’invenzione dei giornalisti e dei criminologi. Ha torturato ed ammazzato quattro donne (che Donatella Colasanti sia statastroncata da un tumore pochi anni fa non conta, per me è morta nel 1975). Lo ha fatto con un odio e una crudeltà indicibili, e vuol oggi raccontarci che i suoi delitti sono stati solo il frutto di scelte sbagliate
Qualunque sia il messaggio che quest’uomo vuole trasmetterci, ritengo abbia comunque superato il limite, e lo abbia fatto volutamente.
LA STORIA INSEGNA
C’è una storia, una storia antica, che mostra quale sarebbe la giusta soluzione al caso. Nel 356a.C. un incendiario distrugge il tempio di Artemide a Efeso, una delle sette meraviglie al mondo;
catturato non solo non tenta di fuggire, ma si consegna spontaneamente ai soldati che accorrono, e accetta di essere accompagnato nella Sala del Consiglioper essere interrogato. Sembra non preoccuparsi della folla che sicuramente lo lincerebbe se non fosse protetto dalla scorta, ed anzi appare sprezzante, grida
a tutti il proprio nome. L’immortalità che nega agli dei deve essere riservata a lui, al nome di chi ha incendiato il tempio.
Ma con una strabiliante intuizione psicologica, il Consiglio di Efeso comprende quale possa essere la peggior punizione per l’incendiario: non bastano le torture, non basta la morte;tortura e morte verranno riservate a tutti coloro i quali pronunceranno e ricorderanno il nome di quell’uomo, condannandolo così all’anominato e all’oblio. Perché allora non fare lo stesso
con Angelo Izzo, smettendo semplicemente di ascoltare i
suoi sproloqui?
*criminologo