Identità golose, Blog di Paolo Marchi 19/11/2009, 19 novembre 2009
Esiste una secolare zona di produzione del formaggio Bitto e questa non è la Valtellina come ogni suo annesso e connesso, come da alcuni anni taluni vorrebbero farci credere, bensì la Valgerola verso Gerola Alta e gli alpeggi oltre Pescegallo, una frattura laterale verso la Bergamasca, solcata dal torrente Bitto (guarda un po’…), sempre in provincia di Sondrio ma molto più piccola
Esiste una secolare zona di produzione del formaggio Bitto e questa non è la Valtellina come ogni suo annesso e connesso, come da alcuni anni taluni vorrebbero farci credere, bensì la Valgerola verso Gerola Alta e gli alpeggi oltre Pescegallo, una frattura laterale verso la Bergamasca, solcata dal torrente Bitto (guarda un po’…), sempre in provincia di Sondrio ma molto più piccola. Lì nelle classiche e antiche Valli del Bitto si produce un capolavoro che trova nel bitto del consorzio della Dop comunitaria una imitazione tra il mediocre e il buonino. Ormai il problema si è incancrenito, troppa politica locale e troppa sete di far soldi facili (clicca qui) al punto che l’associazione, da benedire in verità, che tutela il Bitto di alpeggio, esterna alla Dop, è stata pesantemente multata. Non solo: i suoi responsabili si sono sentiti proporre come soluzione la rinuncia al nome Bitto, che per legge ora appartiene al consorzio. A parte che è offensivo chiedere a chi ha secoli di storia di cancellare il proprio passato, lo sputtanamento della bresaola e pizzoccheri industriali fatti con grano saraceno extra-Italia sono dolori che non insegnano nulla?