http://www.mercatiesplosivi.com/aperture/mimetismo.html, 19 novembre 2009
L’operazione di falsificazione con cui il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha alterato un proprio discorso tenuto a Berlino e contenente frasi inaccettabili per paesi a maggioranza religiosa islamica, per dimostrare agli ambasciatori di questi paesi (cui ha fatto distribuire una versione del discorso opportunamente alterata, dove le frasi incriminate non comparivano più) l’innocuità del discorso stesso e attribuire la colpa delle feroci polemiche che ne sono seguite ai "travisamenti della stampa di sinistra", è un triste esempio della cronaca recente
L’operazione di falsificazione con cui il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha alterato un proprio discorso tenuto a Berlino e contenente frasi inaccettabili per paesi a maggioranza religiosa islamica, per dimostrare agli ambasciatori di questi paesi (cui ha fatto distribuire una versione del discorso opportunamente alterata, dove le frasi incriminate non comparivano più) l’innocuità del discorso stesso e attribuire la colpa delle feroci polemiche che ne sono seguite ai "travisamenti della stampa di sinistra", è un triste esempio della cronaca recente. Falsificazione di se stessi per giustificare e negare ciò che ha provocato una reazione indignata della stampa nazionale e internazionale. Di ben diverse conseguenze fu invece un’altra celebre cancellazione di parole e frasi. Quella che il cancelliere Bismarck fece subire al "dispaccio di Ems" con cui Guglielmo I di Prussia rifiutò di ricevere, nel luglio del 1870, l’ambasciatore francese. Il problema era sorto in seguito alla vacanza del trono di Spagna, dopo che un pronunciamento militare ne aveva cacciato la borbonica Isabella. Il nuovo re sarebbe dovuto diventare Leopoldo Hohenzollern-Simaringen, parente di Guglielmo I, ma Napoleone III, individuandovi una palese minaccia di accerchiamento della Francia, reagì immediatamente spedendo il proprio ambasciatore di Berlino ai bagni di Ems (dove il re di Prussia si trovava) convincendo Guglielmo e Leopoldo a declinare l’offerta del trono. Volendo Napoleone un impegno formale di rinuncia anche per il futuro, l’ambasciatore chiese una nuova udienza il giorno seguente. A questo punto Guglielmo rifiutò di riceverlo ancora, pur rinnovandogli tutte le sue rassicurazioni per mezzo di un telegramma. Bismarck decise allora di mutilare il testo del telegramma, così da renderlo decisamente offensivo per la Francia, e lo fece avere anche alla stampa nazionale ed estera. La Francia reagì come previsto da Bismarck e dai suoi ministri, dichiarando quella guerra che l’avrebbe poi tragicamente umiliata e che avrebbe portato all’unificazione della Germania. L’intento falsificatorio, moralmente riprovevole, veniva tuttavia negato da Bismarck, perché il testo - scriveva - "non contiene né cambiamenti, né aggiunte al telegramma", intendendo in questo modo che una cancellazione non costituiva una falsificazione[5].