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 2009  novembre 19 Giovedì calendario

DOPO 16 ANNI LA UE SI ARRENDE E’ FINITA LA GUERRA DELLE BANANE


Se le ultime banane che avete comprato al supermercato avevano l´etichetta Dole o Chiquita, ci sono ottime possibilità che, quando tornerete a comprarle a Natale, le paghiate meno. Lo stesso, probabilmente, per acquisti meno ordinari, come ananas, avocados e manghi. Nei prossimi giorni, infatti, l´Unione europea accoglierà i ripetuti moniti del Wto, l´Organizzazione mondiale del commercio, e taglierà i dazi doganali che, oggi, applica sulle banane importate dall´America latina. L´intesa, cui manca solo il via libera di Washington e la firma dei paesi interessati, dovrebbe inoltre estendersi, secondo le indiscrezioni, a decine di altri prodotti tropicali.
Cade, così, almeno uno dei tanti ostacoli che intralciano il Doha Round di trattative per la liberalizzazione degli scambi mondiali. L´accordo chiude, infatti, la più lunga guerra commerciale degli ultimi decenni: il dazio sulle banane è costato 16 anni di battaglie giudiziarie, minacce, sanzioni, memorie e contromemorie. In qualche modo, anche un´eco della storia coloniale: la tariffa doganale era stata, infatti, imposta dalla Ue per difendere la produzione delle ex colonie - soprattutto francesi - in Africa e nei Caraibi. In termini concreti, comunque, l´accordo è anzitutto una vittoria delle grandi multinazionali, come Dole e Chiquita.
La guerra inizia nel 1993, quando l´Europa decide di favorire le banane di ex colonie francesi, inglesi e olandesi, come Camerun, Costa d´Avorio, Senegal, Suriname e le piccole isole dei Caraibi, contro il prodotto più competitivo delle grandi piantagioni dell´America centrale e meridionale, in Ecuador, Costa Rica, Honduras, Colombia. Sulle banane americane viene imposto un dazio di 176 dollari a tonnellata, da cui le banane africane sono esenti. E´ una situazione indifendibile, sulla base delle regole di libero commercio del Wto. E, infatti, l´Unione europea viene ripetutamente condannata e sottoposta a minacce di sanzioni. Alla fine, nei giorni scorsi, l´accordo, che sarà probabilmente firmato entro metà dicembre: il dazio scenderà subito da 176 a 148 dollari a tonnellata, per arrivare a 114 dollari entro il 2017.
Contemporaneamente, l´Europa darà 190 milioni di euro alle ex colonie, per aiutarle a superare la fase difficile che si apre: le loro banane non possono reggere, oggi, alla concorrenza delle più competitive banane americane. In effetti, grazie al costo di produzione più basso, anche la dogana ha sinora intralciato solo fino ad un certo punto le esportazioni latino-americane: su 4 milioni di tonnellate di banane consumate in Europa, 3,4 milioni provengono dai grandi esportatori d´oltre Atlantico. Senza dazi, avrebbero venduto di più? Probabile. L´Ecuador, il maggior esportatore al mondo (da solo vale il 30 per cento delle banane sul mercato internazionale) sostiene di perdere 200 milioni di euro l´anno in mancate esportazioni verso l´Europa. Perchè il commercio delle banane, anziché marginale, è uno dei più redditizi: dopo frumento, granturco e riso, la banana è la quarta derrata, per valore, sul mercato mondiale. Più, ad esempio, di caffè, zucchero e cacao. In Inghilterra, l´1 per cento delle vendite totali dei supermercati sono banane. Negli Stati Uniti, il 2 per cento. E, secondo alcuni esperti, è il singolo prodotto su cui i supermercati realizzano il maggior profitto.
Questo lucroso commercio è, però, al di fuori dalla portata dei piccoli coltivatori. La guerra delle banane l´hanno combattuta e vinta le multinazionali, non in Costarica e Belize, ma in Ohio e in California. I 65 milioni di tonnellate di banane che il mondo produce ogni anno vengono raccolte, in larga misura, su piccoli appezzamenti, ma il loro prodotto viene consumato sul posto o venduto sui mercati locali. Nessuno produce tante banane quanto India e Brasile, ma i loro frutti rimangono dentro i confini. A muovere i mercati internazionali sono le sterminate piantagioni delle pianure costiere dell´Ecuador, del Costarica, dell´Honduras e degli altri paesi dell´America centrale. Una volta, erano le riserve della United Fruit e della Standard Fruit. Oggi, finita l´epoca delle «repubbliche delle banane», i loro successori non manovrano più dittatori e milizie, ma controllano ancora le piantagioni. L´80 per cento del commercio mondiale di banane è in mano a cinque compagnie: le americane Dole, Chiquita, Del Monte. L´irlandese Fyffes. E il gigante dell´Ecuador, Noboa.