Laura Serafini, Il Sole-24 Ore 19/11/2009;, 19 novembre 2009
SUEZ E VEOLIA PRONTE A CRESCERE
La riforma del settore dei servizi idrici può trasformarsi in un’opportunità di ampliare il business per due operatori francesi, Suez Environnement (GdfSuez) e Veolia, che sono i privati con maggiore forza (dovuta anche all’elevato livello di specializzazione) presenti sul mercato italiano. Ma anche per le utility di derivazione comunale oggi quotate a piazza Affari, come A2A, Acea, Hera, Iride, Enia, Ascopiave, Acegas Aps, Acs Agam, Acque Potabili. Con l’effetto un po’ paradossale di trasformare l’operazione bollata come «privatizzazione» forzata dell’acqua in una specie di pubblicizzazione.
Nel caso di Gdf-Suez, perché la società francese partner di Acea sia nel capitale dell’utility che in una serie di spa miste che gestiscono acquedotti in Toscana, ha circa il 35% del capitale controllato dallo Stato francese, seppure il gruppo sia per la gran del capitale quotato in Borsa.
Nel caso delle utility perché la maggioranza del capitale oggi è saldamente in mano a singole amministrazioni comunali o a raggruppamento di amministrazioni locali. Si dirà che la norma, a pena della perdita delle concessioni delle reti idriche che hanno beneficiato di affidamenti diretti, spinge proprio verso una riduzione di quelle quote pubbliche ”per le quotate entro il 2013 ”sotto il 40% del capitale. Ma uno sguardo più attento evidenzia che non tutte le utility sono interessate allo stesso modo dalla riforma. Acea, la ex municipalizzata controllata dal Comune di Roma e partecipata da Gdf- Suez e dall’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, tra gli affidamenti diretti ha sicuramente la gestione della rete di Roma: è un asset troppo importante per perderlo, per cui dovrà probabilmente procedere alla cessione di una quota del 10% del capitale, rivendicata a più riprese dai francesi ma sul cui cammino si è però frapposto Caltagirone. Il quale a sua volta potrebbe avere un interesse, seppure indiretto, agli effetti della nuova norma. Se l’apertura ai privati del settore rimetterà in moto gli investimenti negli acquedotti, tra i beneficiari ci sarà anche la Vianini Industria, una delle maggiori società in Italia specializzata in tubi in pressione per acquedotti. Sul mercato operano anche società più piccole come le Opere Idriche e Safab, quest’ultima peraltro incappata in passato in vicende giudiziarie legate ai lavori.
Detto questo, comunque, l’Acea è assieme a Suez partner privato di minoranza in spa miste per la gestione di vari acquedotti in Toscana, dove in virtù della riforma potrebbe salire in maggioranza, oltre all’opportunità di partecipare ad altre gare. Il caso di A2A potrebbe essere diverso:l’utility nata dalla fusione di Aem Milano con Asm Brescia ha in affidamento diretto la rete di Brescia, alla quale potrebbe rinunciare piuttosto di non ridurre la quota pubblica. E potrebbe invece espandere le sue attività partecipando alle gare in altri comuni. La rete di Milano, infatti, non rientra tra le sue attività: è un affidamento in house a una società del Comune, la Metropolitane milanesi.
La riforma è salutata con favore dai grandi gruppi privati esteri, i quali però non vedono il mercato italiano come un Eldorado. Sono consapevoli del fatto che il valore aggiunto che possono portare è nella qualità della gestione, che può essere assicurata solo investendo e con scelte oculate, a fronte di una remunerazione del capitale riconosciuta in tariffa che non lascia facili extraprofitti. Le associazioni di settore, come Federutility, invece, chiedono l’istituzione di un’Authority che impedisca la proliferazione di una giungla tariffaria. Il problema, comunque, sarà nei criteri fissati per le gare e nella capacità di controllare che il gestore (soprattutto per gli operatori più piccoli e meno specializzati) garantisca un livello di qualità ottimale a fronte dei soldi che incasserà dai cittadini-consumatori.