Brunella Bolloli, Libero 18/11/2009, 18 novembre 2009
E IL VERTICE SULLA FAME FINISCE IN BOUTIQUE
Il premier turco Erdogan ha fatto il pieno al mega-store Disney di via del Corso: tanti regali per figli, nipoti e amici degli amici, del resto tra poco è Natale. Gheddafi, dopo la doppia soirée coranica con le belle fanciulle nostrane, è ufficialmente partito, ma a Roma tornerà molto presto, forse già la prossima settimana. Perché? Deve rifarsi il guardaroba, è la voce del titolare di un noto showroom del centro da cui il colonnello libico ama vestirsi. Tessuti, scarpe, completi, giacche in pelle, valigette, foulard e cravatte: al mattino c’è il vertice Fao, ma al pomeriggio via libera allo shopping nel cuore della Capitale. E poi dicono che i negozi sono vuoti e la gente non compra. Ieri abbiamo fatto un giro anche noi. Impossibile non imbattersi in delegazioni di capi di Stato e di governo stranieri, impegnati a discutere sul modo di combattere la povertà e la fame nel mondo. Via Condotti, ore 16.40: la delegazione indiana, scortata dai carabinieri, ha parcheggiato davanti a Bulgari. Da un’auto nera scende un ministro con due guardie del corpo, ma anziché entrare in gioielleria, punta per il negozio di biancheria e oggetti per la casa (con annunci di sconti in vetrina). Perlustrazione all’interno, qualche chiacchiera con l’interprete, domande alla commessa e via, meglio proseguire oltre. Poco più avanti, in effetti, c’è una boutique di scarpe dove i comuni mortali possono solo affacciarsi alla vetrina e tirare dritto. Ma non i delegati Fao, che sono giunti apposta da Paesi lontani per comprare le bellezze della moda made in Italy. «Sì, in questi giorni sono venuti numerosi, soprattutto dall’Africa e hanno acquistato calzature rifinite e borse in pelle», conferma il commesso in divisa. Che però non si sbilancia sulle cifre perché «c’è la privacy». Per la cronaca: un paio di mocassini da uomo 1.075 euro.
GRANDI GRIFFE SACCHEGGIATE
Stesso discorso per Versace, Fendi, Gucci e Ferragamo. Le grandi griffe tra via Frattina, via Belsiana, via del Babuino e piazza di Spagna sono state tutte ”saccheggiate” dai vari diplomatici accorsi al vertice all’Aventino, ma chiedere quanto hanno speso o cosa hanno comprato resta un tabù. Si sa che Leila Zine, moglie del presidente tunisino El Abidine Ben Ali, per ingannare l’attesa del marito bloccato a discutere di emergenze alimentari e carestie, carta di credito alla mano, si è data agli acquisti, lei sì, nientemeno che da Bulgari e si è pure arrabbiata perché c’era troppa attenzione intorno a lei che voleva solo spendere in santa pace. Meno clamore per le quattro auto blu con lampeggiante e bandierine del Kuwait ferme sotto la scalinata di Trinità dei Monti, a due passi da Furla e dalla storica sala da the Babington. Altre berline della Guinea Bissau fuori dalla maison Valentino e dagli hotel a cinque stelle. Andiamo oltre e di auto presidenziali parcheggiate in piena zona pedonale ce ne sono almeno dodici: si vede che lo shopping, a un certo punto, è diventato un impegno istituzionale collettivo. Fame nel mondo e Dolce Vita. Alla faccia dell’ipocrisia, il presidente della Repubblica di Albania, Bamir Topi, lunedì sera ha riunito un po’ di amici alla ”Taverna Flavia”, dietro a via Veneto. «Tavolata imperiale», l’ha definita Mimmo, il titolare, che va tutto fiero della sala dedicata a Elizabeth Taylor, scelta anche da Topi per il mega brindisi in onore dell’ingresso dell’Albania nell’Unio - ne europea (almeno questo è il suo auspicio).
MEN LUCULLIANO
E dunque cena rigorosamente italiana, con carciofo alla giudia e alla romana, antipasto di alici marinate e affettati misti, un primo di linguine ai funghi porcini e un altro di cacio e pepe, cannolicchi, coda di rospo con puntarelle, millefoglie ”speciale” per dessert, caffè e ammazzacaffé. Brindisi e canti con il paroliere di Julio Iglesias che, a grande richiesta, sarà in concerto a Tirana. Insomma, una grande magnata in allegria, che tanto a fare lo sciopero della fame c’è sempre tempo. Prima è meglio comprarsi qualcosa di nuovo, come ha fatto il capo della delegazione Onu da Brioni, celebre atelier di via Barberini. La cifra che avrebbe speso è stratosferica: 60mila euro. I poveri sono altrove.