Elisa Calessi, Libero 17/11/2009, 17 novembre 2009
PACE FATTA IN
Casa DI PIETRO ORA IL PD HA PAURA-
Dopo sette ore di discussione, Antonio Di Pietro è riuscito, almeno per ora, a mettere pace nel suo partito. Il 5-6-7 febbraio prossimo, a Roma, si terrà il congresso dell’Italia dei Valori. Ma l’ex pm ed eurodeputato Luigi De Magistris, che in queste settimane sembrava pronto a lanciare un’Opa sul partito, non sfiderà ”Tonino”. Ha annunciato, anzi, che firmerà una mozione di sostegno a Di Pietro, visto che la sua leadership, ha detto, è «indiscussa». L’ex pm di Catanzaro ha poi aggiunto che lo «sbocco naturale» del suo percorso sarà l’iscrizione all’Idv, cosa che finora non aveva accettato. Per scegliere (o riconfermare) il leader, quindi, non seguiranno l’esempio del Pd. Niente primarie aperte ai non iscritti. Perché, ha detto Di Pietro, «lascerebbero spazi a faccendieri e agruppi organizzati provenienti da altri partiti. I dirigenti verranno scelti solo da chi è tesserato». Chi vuol candidarsi alla guida del partito dovrà avere la firma di 200 delegati su sette regioni diverse e dovrà presentare un programma per il Paese e per il partito. Quel ”qualcu - no”, comunque, non sarà De Magistris che ha sottolineato come il partito abbia bisogno «di unità e di forza, per poter essere alternativa di governo». Mentre l’Italia dei valori sigla la pace interna, nel Partito democratico si apre la querelle intorno alla partecipazione al No Cav Day del 5 dicembre, lanciata in Rete e a cui hanno aderito i dipietristi. Pier Luigi Bersani, alla prova della prima direzione, ha messo in chiaro che ilPd nonci sarà. Il che non impedisce,però, quella che il segretario ha definito una «partecipazione graduata». Chi vuole, ci va. Ma a titolo personale. Ha spiegato che occorre «stabilire un criterio sulle manifestazioni». Primo: verificare la piattaforma. «Il principio generale è che andremo alle manifestazioni le cui parole d’ordine non sono incompatibili con le nostre». In ogni caso, il Pd non deve inseguire le iniziative promosse da altri. «Nessuna manifestazione è salvifica». E comunque, meglio organizzarne di proprie. Per questo, ha lanciato per dicembre una campagna di mobilitazione del partito nei circoli, tutta dedicataai problemi degli italiani. «Perché noisiamo sempre sui problemi del premier e mai sui nostri». Il risultato è che i democratici si presenteranno alla piazza del 5 dicembre in ordine sparso. Come era accaduto coi precedenti segretari. Non ci andrà Marco Follini: «Mi appello alla libertà di non manifestare», ha detto. Lo stesso farà Franco Marini, che ha definito «un errore» partecipare all’iniziativa dipietrista. Ci sarà, invece, Ignazio Marino, per il quale «è utile andare ad una manifestazione popolare che sottolinea le inadeguatezze di un governo ripiegato sulle esigenze del premier». E in difesa del No Cav Day si è schierato, in direzione, Pippo Civati, che al congresso si era schierato con Marino: «Il Pd ci deve stare». Ma a caldeggiare la partecipazione alla piazza del 5 dicembre sono anche i sostenitori della mozione Franceschini: «C’è indignazione tra la nostra gente e noi dobbiamo raccoglierla», ha insistito Marina Sereni. Se propriononsi vuole andare, ha detto Walter Verini, accogliamo la proposta di Ermete Realacci: lanciare una campagna di firme per sostenere l’appello di Roberto Saviano contro la legge sul processo breve. «Sarebbe un segnale per la nostra gente». Per il resto, Bersani si è concentrato sul fronte interno. Ha annunciato conferenze programmatiche con gli amministratori da tenersi ogni anno. E poi forum, contatto diretto con le fondazioni e una festa di partito che torni ad essere «politica». Quella nazionale del prossimo anno, ha annunciato, sarà a Milano. Alla prima prova davanti al ”parlamentino”del partito, il neo-segretario ha poi cercato di ricomporre le fratture congressuali. A proposito di Francesco Rutelli, per esempio, ha parlato «uscite dolorose», da non sottovalutare. «Occorre», ha detto, «una risposta politica». E, rivolto ai popolari, ha garantito che «non lascerà nessun fronte scoperto». Con l’occhio ai franceschiniani, ha insistito sulla necessità di mantenere unlegame con gli elettori delle primarie. «Quei 3milioni non ci scapperanno perché per un partito nuovo sono importanti non solo gli iscritti ma anche gli elettori». Per l’organigramma, tutto è rimandato ai prossimi giorni. L’idea che si profila è quella di un esecutivo dinon parlamentari(forse con qualche eccezione) e di un ufficio politico con i ”big” del partito.