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 2009  novembre 18 Mercoledì calendario

RAI, MASI ADDIO

L’uomo di Palazzo Chigi e la donna della provvidenza. I riflessi del Vaticano indicano le traiettorie della Rai. La direzione di Mauro Masi è a breve scadenza: un po’ per diverse aspirazioni personali (Eni, Enel, qualche Autorità?), un po’ per la delusione del governo. Non servono sforzi e magie diplomatiche: liberare la strada, prego. C’è una carriera che brucia promozioni aziendali da dodici anni, da un contratto a tempo determinato per Rai International al doppio salto carpiato verso i vertici di viale Mazzini. Il successore di Masi è il vice Lorenza Lei, siede alla sua destra, in un misto di religione e applicazione. Lei è bolognese, laureata in Antropologia filosofica. Era mamma e studiosa e allestiva mostre, poi inizia a collaborare con la Rai e viene assunta nel giro di due anni. Figlia di genitori comunisti, scopre la fede in età adulta: ”La folgorazione la colpisce tre giorni prima di partor ire”, scrive Denis Pardo sull’Espresso. La ricorrenza è perfetta: giovane e ambiziosa, siamo nel ”99, viene nominata responsabile dell’immensa struttura Rai che segue il Giubileo. E così fa amicizia con Joaquin Navarro Valls, portavoce della sala stampa vatica na con Giovanni Paolo II. I rapporti di fiducia e cordialità con la Santa Sede si rinnovano nel tempo: venerazione per il cardinale Camillo Ruini, poi sintonia con Angelo Bagnasco (presidente della Cei) e Tarcisio Bertone (segretario di Stato). Quando la Rai smistava deleghe e poltrone per scandire il cambio tra Prodi e Berlusconi al governo, e s’allineava il duo Garimberti-Masi, la Lei doveva mediare con i cardinali irritati per le investiture laiche. Un passo indietro, mai avanti. Sempre accanto alle giacche che contano. Lei è invisibile eppure è la donna più potente della Rai: da direttore delle risorse artistiche, nell’anonimato più assoluto, ha gestito centinaia di milioni di euro per i contratti con le case di produzione esterne. Non è attratta dai vizi e lazzi della Capitale, mai riservarle un posto nelle cene mondane, meglio affidarle l’ufficio della direzione generale: scelta da Agostino Saccà, confermata da Alfredo Meocci e Flavio Cattaneo. Per un voto, scatenando la compita Bianchi Clerici (Lega), il Cda di viale Mazzini tre anni fa le ha preferito Claudio Cappon. Durante la campagna di Masi, la Lei ha spento i fari e, con quel suo sguardo severo e rigoroso, s’è promessa di tutelare il nuovo corso e semmai redarguire. Non tradisce. Non dimentica. Nemmeno nel fango più appiccicoso, quando intercettazioni e vallette facevano scandalo, nemmeno nei giorni dell’ignominia, ha smesso di proteggere Saccà. Il suo mentore. Pragmatica, non stringe mani a caso: vicina a Pier Ferdinando Casini, conoscente di Silvio Berlusconi, amica di Gianni Letta. Non soffre di megalomania, in Rai la sua voce è la più ascoltata e influente, ma è la prima candidata a raccogliere l’eredità di Masi, appena a Palazzo Chigi troveranno un altro incarico per l’attuale dg. Masi è frenetico: per il Cda di domani ha ammucchiato la sostituzione di Paolo Ruffini e il contratto di Bruno Vespa. Ultime scintille. Questioni di settimane o di mesi. Ieri il consigliere Antonio Verro (Pdl) – altro papabile – è stato convocato da Berlusconi. Le pedine sono schierate, vanno soltanto mosse. E la Lei possiede la delicatezza giusta: ”Credo nella provvidenza, talvolta va aiutata”.