varie, 17 novembre 2009
WARREN BUFFETT PER VOCEARANCIO
«La vita è come una palla di neve, la cosa importante è trovare neve fresca e una discesa molto lunga».
I primi di novembre Warren Buffett ha staccato un assegno da 44 miliardi di dollari per l’acquisto della Burlington Northern Santa Fe: 51.766 chilometri di ferrovia, di cui già nell’aprile del 2007 aveva preso una prima tranche del 22,6% attraverso la sua finanziaria Berkshire Hathaway. Ha offerto ai soci la possibilità di essere pagati per il 40% in azioni Berkshire, che all’annuncio sono subito schizzate in su del 31%. L’acquisizione verrà chiusa nel primo trimestre del 2010. il maggiore investimento di sempre per Buffett.
«Per me è una duplice scommessa: una scommessa sulle ferrovie e una scommessa sulla nostra ripresa economica. La prova che credo nel futuro dei trasporti e dei commerci e credo nel futuro della nostra industria».
Negli Stati Uniti oltre il 40% delle merci viaggia su rotaia e la Bnsf è la più grande operatrice nel settore: 18 miliardi di fatturato nel 2008 con un utile netto di 2,1 miliardi. Il volume di merci trasportate è tale che economisti e investitori ne osservano l’andamento per monitorare le condizioni dell’intera economia americana.
Con un patrimonio personale di 37 miliardi di dollari secondo Forbes nel 2009 Buffett è il secondo uomo più ricco al mondo, subito dopo Bill Gates (40 miliardi).
Figlio di un agente di cambio poi eletto alla Camera, sembra che a sette anni leggesse già libri sui mercati obbligazionari. A dieci, per il compleanno il padre gli regalò un viaggio a New York: ai parchi giochi preferì una visita a Wall Street. A undici comprò le prime azioni con i guadagni della vendita di limonate. A quattordici, grazie alla vendita di giornali porta a porta, aveva già fatto la sua prima dichiarazione delle tasse, deducendo come spese i costi della bicicletta e dell’orologio. Al college era l’unico studente a guadagnare più dei professori, grazie all’affitto di una sua fattoria («Il college è stata l’unica cosa che mi ha fatto perdere tempo»). Poi ha studiato alla Wharton School, la migliore università in materie finanziarie, e alla Columbia University.
«Io sono stato sintonizzato fin dalla nascita per fare soldi con i soldi».
Come Warren Buffett è diventato il più ricco investitore dei nostri tempi: investe solo nei settori che conosce alla perfezione. Gli piacciono le aziende che operano in ambienti semplici, a lui comprensibili. Non valuta software e semiconduttori perché pensa che i relativi flussi di cassa siano troppo difficili da prevedere. Soprattutto acquista aziende a meno del valore intrinseco e con multipli contenuti: otto-nove volte gli utili, Roe elevato e possibilmente una capitalizzazione inferiore ai propri mezzi. In parole semplici non devono essere di moda o promettere di far arricchire in fretta l’invesitore: «Le società è meglio se sono brutte e noiose».
Di notte gioca a bridge su Internet col falso nome di T-Bone.
Durante il periodo universitario fondò la Buffett Partnership, un fondo d’investimenti con cui gestiva il patrimonio di amici e parenti, applicando le strategie imparate di Benjamin Graham, dette del Value investing: comprare titoli sottovalutati e tenerli per lunghissimi periodi. «Il value investor cerca azioni il cui prezzo è ingiustificatamente basso rispetto al valore intrinseco di tali azioni».
Nel 1962 decise di fondere la Buffett Partnership con la Berkshire Hathaway, una società tessile in difficoltà. Da qui iniziò ad acquistare aziende sottovalutate nei più svariati settori, dalle assicurazioni ai servizi. Berkshire Hathaway ora ha una capitalizzazione di borsa di 221 miliardi di dollari, ha visto le quotazioni salire del 4700% in 20 anni, sei volte di più dell’indice Standard & Poor’s.
Soprannominato l’Oracolo di Omaha, vive nella stessa casa che comprò nel 1958 per 31mila dollari a Dundee, un quartiere di Omaha, senza autista, maggiordomo o guardie del corpo. Per vent’anni è andato in ufficio con una vecchia Buick, nel 2006 si è comprato una Cadillac Dts. Come presidente della Berkshire Hathaway ha uno stipendio di 100mila dollari circa. «La invidio molto» gli ha detto il re di di Spagna l’anno scorso, quando lo ha conosciuto a Madrid.
Nel 2008 in piena crisi ha investito 25 miliardi di dollari, di cui 5 in Goldman Sachs, comprando titoli privilegiati con un rendimento fisso del 10% l’anno e il diritto di acquistare azioni a 115 dollari per altri 5 miliardi. «Mi ha detto di aver chiuso l’affare al telefono in 15 minuti», racconta Angelo Moratti, consulente in Europa per Buffett. Poi non si è scomposto quando le quotazioni di GS sono crollate da 125 dollari a meno di 60 nel dicembre 2008. Da allora sono risalite sopra 180 dollari, con un profitto, sulla carta, di oltre 2 miliardi.
Beve ogni giorno almeno cinque lattine di Coca Cola alla ciliegia.
il maggiore azionista della Coca Cola, con 100 milioni di titoli per un valore di 11,7 miliardi di dollari. Ha partecipazioni importanti in American Express, Procter&Gamble, Disney, Wal-Mart (ha appena raddoppiato la sua quota arrivando a 2 miliardi di dollari), Anheuser Bush (birra), Washington Post, Nestlé ecc.
Uno dei pochi investimenti andati male nella carriera di Buffett è quello in Us Airways. Una delle sue battute preferite:«Il miglior modo di diventare un milionario è iniziare da miliardario e poi comprare una compagnia aerea».
La sua filosofia sul mercato azionario: «Mr Market ogni mattina si sveglia offrendoci un prezzo di acquisto e/o vendita. Mr Market è piuttosto lunatico e a volte presenta opportunità molto interessanti, come quella di acquistare società a prezzi inferiori rispetto al loro valore intrinseco o di venderne altre a prezzi inflazionati. L’importante è mantenere un approccio razionale e non farsi guidare dalle voci di Wall Street e dai comportamenti di massa. Nel lungo periodo il mercato tende a riconoscere il valore intrinseco delle aziende».
Nel 2006 ha donato 30 miliardi di dollari alla Bill & Melinda Gates Foundation. Ai tre figli, Susie, Howard e Peter, ha lasciato pochi milioni di dollari, perché «non credo al trasferimento delle ricchezze da una generaziona all’altra. come se per la squadra delle Olimpiadi del 2020 venissero scelti i primogeniti delle medaglie d’oro delle Olimpiadi del 2000».
L’assemblea annuale della Berkshire Hathaway, detta la Woodstock del capitalismo: un happening che dura tre giorni, nella prima settimana di maggio, fra incontri, balli, feste e soprattutto lunghi conferenze al Civic Auditorium di Omaha, in cui Buffett spiega agli azionisti le sue strategie finanziarie. Poi l’oracolo si siede su una panchina del parco che circonda la cittadina e risponde a ogni tipo di domanda. Nel 2005 hanno partecipato 35mila persone.
A settembre è comparso in un video promozionale del marchio di abbigliamento cinese Dalian Dayang Trands: «Ho nove abiti made in China, tutti gli altri li ho buttati». Anche Bill Gates veste Dayang.
Zhao Danyang che nel giugno 2009 si è aggiudicato l’asta per pranzare con Warren Buffett. Prezzo pagato: 2,11 milioni di dollari (somma destinata alla Glide Foundation, associazione di San Francisco che lavora con i disabili). L’imprenditore cinese è arrivato da Hong Kong a New York, appuntamento alle 12 e 30 da Smith&Wollensky, steak house sull’East side di Manhattan. Buffett ha ordinato una bistecca poco cotta, le patate della casa, una coca cola e la coppa di gelato alla vaniglia con sciroppo di cioccolato. Poi ha cominciato a dare consigli sulla finanza e sugli investimenti a Zhao, che freneticamente prendeva nota di tutto.
Il 5 maggio maggio, insieme a Bill Gates, ha convocato gli americani più ricchi e influenti nella President Room della Rockefeller University di New York per discutere della crisi economica e di come aiutare il rilancio. La lista degli invitati: Oprah Winfrey, Michael Bloomberg, Ted Turner, George Soros, David Rockefeller, Eli e Edythe Broad, John Morgridge, Peter Peterson, Julian Robertson, Patty Stonesifer. Ognuno ha parlato per non più di 15 minuti, poi c’è stato un dibattito e alla fine si sono lasciati con il patto di non rilevare nulla di quanto avvenuto.
«L’ultima volta che qualcosa del genere è avvenuto risale al 1907 quando il banchiere John Pierpont Morgan riunì nel proprio studio privato di Manhattan i maggiori finanzieri degli albori di Wall Street per discutere come calmare il dilagante panico economico dell’epoca. Visto che i timori odierni sono assai maggiori, Buffett, Gates e Rockefeller, nelle vesti di blasonato padrone di casa, hanno pensato di ripetere l’evento esclusivo» (Maurizio Molinari).
Su Warren Buffett sono stati pubblicati oltre 60 libri e altri dieci sono in preparazione. Alice Schroeder ha ricevuto 7,2 milioni di dollari come anticipo per la prima biografia autorizzata dell’Oracolo di Ohama, Snowball, uscito a febbraio.
«L’abilità nel fare soldi muovendo quantità sempre crescenti di capitali, non sarebbe di alcuna utilità a meno di vivere in un ricco, popoloso paese in cui immense quantità di titoli negoziabili siano trattate spesso a prezzi gonfiati in modo ridicolo. E guarda caso, questo è quanto è accaduto a me qui in America».