Marisa Fumagalli, Corriere della Sera 17/11/2009, 17 novembre 2009
RITRATTI DI REGINE (ANCHE LOW COST)
Monarchie low cost, regine in bicicletta, ragazze madri che convolano a nozze con principi ereditari (Mette Marit e Haakon di Danimarca). Quanto alle fanciulle «promesse» prive di sangue blu, ormai non fanno più notizia. Non ha sposato Felipe di Spagna l’avvenente anchorwoman Letizia Ortiz figlia di un reporter e di un’infermiera?
Le Corone s’adeguano e i regnanti d’Europa oggi debbono vedersela con la sfida della normalità, mediando, con difficile equilibrismo, tra cambiamento e continuità. «Mano a mano che le nuove generazioni reali si sposano con ragazzi e ragazze della borghesia, l’istituzione, sopravvissuta nei secoli anche grazie a quel manto di simbolismo e di mitizzazione, viene messa in discussione », scrive Enrica Roddolo, tra le pieghe del suo ultimo saggio Dio salvi le regine ( Vallardi, pp. 330, e 16,50), dopo aver pubblicato La dinastia dei Grimaldi , Grace Kelly , Ritratto di un principe . E, citando il «New York Times», ripropone i quesiti: «Se i reali sono persone normali, come tutti, perché dovrebbe esserci, per così dire, un’eccezione di normalità? Perché i contribuenti dovrebbero farsi carico di mantenere i loro sovrani?». I costumi (mutati) e la questione economica (in tempi di galoppante crisi globale) occupano un posto di primo piano nell’analisi delle sopravvissute monarchie, che l’autrice descrive puntigliosamente, tra passato e presente, tracciando la mappa geopolitica delle Corti europee. Con un’interessante appendice dedicata ai Re e alle Regine della res publica e degli affari. In sintesi: i nuovi nobili.
Il titolo – Salvate le regine – s’ispira al God save the Queen dell’inno nazionale britannico. Di più: l’accento sul sesso femminile delle regnanti sottolinea il carisma, il potere (ed anche il numero) nient’affatto trascurabili delle donne regnanti. Cominciando da Elisabetta II d’Inghilterra, ottuagenaria di ferro. Che, con implacabile lucidità, osò strapazzare, con stile s’intende, gli esperti della London School of Economics, ponendo una domandina facile facile: «Why did nobody notice?», ovvero: perché nessuno si è accorto prima che si era sull’orlo del burrone, cioè della débâcle finanziaria che ha messo in ginocchio l’economia globale? (Per inciso, anche la regina fu vittima del falò del crac; il suo portafoglio fu alleggerito di almeno 25 milioni di sterline). Alla figura di Elisabetta II e ai protagonisti della dinastia britannica l’autrice dedica gran parte del libro: una galleria di ritratti, ben tratteggiati, che si stagliano sullo sfondo degli eventi. Con alcuni dettagli curiosi. Per esempio, la passione delle Loro Altezze Reali per la tecnologia e il web. Filippo ed Elisabetta, oggi. Ma, in passato, la regina Vittoria «s’incuriosì tanto del nuovo mezzo chiamato telefono da chiedere di incontrare nel 1878 Alexander Graham Bell per provare un artificioso prototipo del rivoluzionario marchingegno di comunicazione».
Le vicende sentimentali (luttuose e giudiziarie) di Diana, Carlo e Camilla sono raccontate, con particolari di cronaca e nei riflessi più generali. Il caso giudiziario sulla morte di Diana «è servito – annota la Roddolo – ad aggiornare l’antica legge sul tradimento della Corona, considerata ormai obsoleta. Una legge che avrebbe spedito in carcere molti amici (amanti) della principessa del Galles». Gli Windsor, i Borbone di Spagna (con l’analisi sul juancarlismo), le monarchie nordiche, il Principato di Monaco e le altre enclave d’Europa. «Questo volume può parlare a un ampio spettro di lettori, che siano repubblicani o monarchici – conclude Daniel Franklin, executive editor dell’Economist, che ne ha curato la prefazione – interessati ai drammi umani o all’affresco dell’Europa, nella sua varietà e nei suoi cambiamenti».