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 2009  novembre 17 Martedì calendario

VI RACCONTO COS’ IL TALENTO CRIMINALE


Pubblichiamo l´anticipazione di un racconto di tratto dal suo primo libro, "Nel centro dell´oceano"

Molti dicono che il talento è un premio. Ne dubito.
Piuttosto, direi un castigo. Nella sua tendenza all´equilibrio, Dio punisce gli uomini che si distinguono per una speciale forma di insonnia dell´anima, per una sensibilità dolorosa verso la vita, verso i pensieri. da qui che nasce la ribellione. Un uomo di talento è un ribelle non per scelta. Questi "prescelti" dal Signore vengono infatti spinti alla ribellione periodicamente. Accade spesso – ce ne sono stati tanti, di ribelli.
Nessuno è mai riuscito a sopravvivere al proprio talento. Nessuno sa che cosa accade dopo. Il talento è un embrione, è l´infanzia di un mistero che nessuno conosce e la cui esistenza è intuita soltanto da pochi tra i milioni di uomini che abitano il mondo. Se il talento è l´infanzia di questo mistero, e se già nella sua prima infanzia esso è così straordinario, che cosa avverrà nella sua fanciullezza... o nella vecchiaia?
Perché nessuno è mai sopravvissuto al proprio talento? Perché ogni essere di talento perisce di una morte tormentata non appena si avvicina ad un certo limite – un limite diverso per ogni individuo, oltre il quale si trova il suo personale sapere, la sua personale epifania? Un´epifania che potrebbe essere la prima porta d´accesso alla comprensione del mistero della vita. Per l´uomo comune, si tratta del mistero più cupo – un misto di ambiguità e divinità.
E ancora: perché il talento spesso spinge l´uomo ad assumere una doppia o talvolta una tripla faccia, a recitare più ruoli? Forse perché il talento pretende una dedizione assoluta, esclusiva, e un isolamento dal resto del mondo?
Dicono che i figli di uomini talentuosi siano mediocri. Un pensiero assai triste. Ma, chissà perché, è proprio così che accade – se si prende ad esempio la cinematografia russa, la cosa appare particolarmente evidente... Questo perché il talento non sottostà alle comuni leggi naturali, quali l´ereditarietà. Il talento è il contrario di tutto ciò.
Il talento mina la sopravvivenza, mina la vita di colui che lo possiede. Diciamo che la norma costituisce un pericolo per il talento nella stessa misura in cui il talento costituisce un pericolo per colui che lo possiede.
Le leggi della vita fisica contrastano infatti disperatamente con il talento. Il talento è senz´altro il loro più acerrimo nemico. Quando parlo di "vita fisica" non mi riferisco, banalmente, a una vita contrapposta a un´ideale vita astratta. Intendo invece proprio la capacità di sopravvivere, di non soccombere alla morte. Perché ciò avvenga, il corpo necessita di moltissime attenzioni, oltre che di sforzi volti a garantire il corretto funzionamento dell´organismo. La vita fisica va nutrita, è capricciosamente esigente, e non si accontenta di cure di scarso livello. Spesso, quando rifletto sulla nozione di "vita fisica", tendo a pensare che anche lo Stato ne abbia una.
Più di ogni altra cosa, la vita fisica teme la morte. Mentre, dal canto suo, è proprio verso la morte che il talento tende, poiché crede che, dopo questa vita, per lui ne cominci un´altra, quella vera. Si tratta tuttavia di un pensiero ingenuo: credere che il talento accompagni l´anima per sempre, che le sia congiunto, che essa gli sia sorella per l´eternità...
Signore, tu lo vedi quanto è ingenuo... abbi pietà di lui!
Con la morte cessa infatti la vita fisica, e con essa si dissolve anche l´esperienza accumulata da un individuo nel corso dell´esistenza, il bagaglio acquisito durante la permanenza in questo mondo. bizzarro, ma tale esperienza risulta inutile persino a coloro che sopravvivono, poiché i vivi non continuano l´opera dei morti e non la portano a compimento.
Soltanto un uomo comune può avere talento. Qui sta l´enigma.
Un enigma semplice.
Parliamo di "talento".
Parliamo di "capacità".
Ovviamente, non è la stessa cosa.
Le capacità vengono forgiate consciamente, e in maniera non casuale, dall´ambiente in cui si vive, dall´esistenza che si conduce, dall´educazione che si riceve, e spesso è necessario un impegno certosino perché esse si sviluppino. Il talento, al contrario, è teorico, è "criminale".
La criminalità e il talento sono due nozioni inscindibili. La criminalità è una prerogativa fondamentale del talento. Per "criminalità" intendo il fatto che il talento giustifichi con delle motivazioni arbitrarie, infondate, la propria libertà illimitata di decisione e di azione. Un´altra caratteristica "criminale" del talento è inoltre una certa propensione a non riconoscere i limiti, le regole. O, più precisamente, a non vederli, a gettare lo sguardo oltre. Un atto di ribellione, di disobbedienza, punibile sia dai regimi democratici che da quelli totalitari.
Ecco, passo dopo passo stiamo iniziando a vedere come il talento subisca un controllo assiduo, da più parti, e finisca con il risultare in qualche modo colpevole nei confronti di soggetti diversi.
© 2009 by Aleksandr Sokurov
© 2009 Rcs Libri